Valls: “La Francia è in guerra” La Ue: “Tra noi 5.000 jihadisti impossibile escludere attacchi”

by redazione | 14 Gennaio 2015 16:19

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PARIGI . «La Francia è in guerra contro il terrorismo e l’islamismo radicale. Ma attenzione: la Francia non è contro l’islam e i musulmani. Proteggerà tutti i suoi cittadini, di qualsiasi religione, con determinazione e sangue freddo», dice il primo ministro Manuel Valls. Parlando davanti all’Assemblea nazionale (dove i deputati dopo un minuto di silenzio per le vittime hanno intonato la Marsigliese, come non accadeva dal 1918), il premier socialista traccia il bilancio di questa settimana durissima. Usa parole chiare e preoccupate. Le minacce non sono scomparse, anzi, sono tuttora presenti e vanno combattute. Con più determinazione, strumenti adeguati e alcune misure che il ministro degli Interni, assieme a quello della Giustizia, dovranno mettere a punto nel giro di otto giorni.
«Impossibile evitare al 100% nuovi attacchi», avverte il coordinatore Ue per la lotta al terrorismo De Kerchove. Anche perché, ricorda l’Europol, tra 3 e 5 mila europei sono partiti per la jihad nello Stato islamico. E il 30 per cento ha fatto ritorno a casa. Questo impone un cambiamento negli accertamenti, i controlli e le stesse intercettazioni. Si tratta di giovani, spesso giovanissimi. Ma cittadini europei a tutti gli effetti e quindi liberi di girare nei paesi della Ue. Del nuovo potenziale esercito si conoscono i nomi di 2500 combattenti stranieri. Gli altri vanno ancora identificati.
L’Assemblea nazionale francese ha votato quasi all’unanimità il rinnovo della partecipazione alla missione internazionale in Iraq e Siria. Il contingente di militari spedito in Medio Oriente proseguirà i raid aerei sulle zone controllate dall’Is e agirà secondo i piani decisi dal comando centrale che si coordina con Bagdad. Negli Usa si fa qualcosa di più. Il presidente Barack Obama ha discusso con i leader del Congresso per mettere a punto un quadro legale sull’uso della forza nei confronti di tutti i militanti dello Stato islamico. Un passo che potrebbe preludere a un maggiore impegno militare contro l’Is.
«A situazioni eccezionali devono rispondere misure eccezionali », ha aggiunto Valls. «Dico però con la stessa forza che non ricorrerò mai a qualcosa che deroga al principio del rispetto del diritto e dei valori che caratterizzano la nostra Repubblica». Nel pacchetto del ministro degli Interni non ci saranno quindi strumenti dettati dall’emozione del momento. Niente leggi simili a quelle del Patriot act: norme che ledono la libertà e i diritti costituzionali. Si impone tuttavia una svolta tra le falle che le stragi della settimana scorsa hanno dimostrato nella rete dell’intelligence. È già stato migliorato il coordinamento tra i servizi segreti interni ed esteri; si cercherà un legame più stretto, e costante, con quelli dei paesi stranieri.
La Francia agirà su quelli che considera gli strumenti più usati per indottrinare, arruolare e decidere le azioni dei combattenti. Internet e i social saranno quindi sottoposti a più rigidi controlli, con il coinvolgimento delle società che li gestiscono. Da ieri 15 mila tra soldati, agenti e gendarmi vigilano i punti più sensibili del paese. Stretta anche in carcere, dove, ha ricordato il primo ministro, «è noto si sensibilizzano gli aspiranti jihadisti e si pianificano le azioni».
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