Stop alle privatizzazioni Debito da ridiscutere E la Borsa di Atene crolla
by redazione | 29 Gennaio 2015 11:52
ATENE Coerenti con il loro programma elettorale, i ministri di Alexis Tsipras hanno annunciato svariati provvedimenti e i mercati hanno reagito malissimo. I titoli bancari sono scesi del 22 per cento portando il totale delle perdite da lunedì al 40%. La Borsa, nel suo complesso, ha limitato le perdite al 9% mentre i buoni del Tesoro greco a 5 anni ora rendono quasi il 14%.
Le agenzie di rating hanno annunciato nuovi ribassi, scavando al di sotto del grado «spazzatura» già sfoggiato dal debito greco. Il nuovo governo greco degli scravattati di sinistra sta solo mantenendo la linea. Quale sia e dove possa portare dipende ancora troppo dal pregiudizio di chi osserva. I titoli delle misure appaiono come insubordinazioni alle ricette di risparmio ed efficienza dettate dai prestatori della troika.
«Non andremo ad una rottura distruttiva: il governo di Atene è pronto a negoziare con partner e finanziatori per una soluzione giusta e duratura per il taglio del debito greco», ha detto ieri il neo premier aprendo il primo Consiglio dei ministri. Gli Usa sono pronti a dare una mano ad Atene. Ieri Obama ha telefonato a Tsipras: «Lavoreremo con il nuovo governo di Atene — ha detto il presidente americano — per aiutare la Grecia a ritrovare il cammino di una prosperità a lungo termine».
Si parla intanto di fermare due privatizzazioni (il porto del Pireo e il 30 per cento della Ppc, l’ex monopolista pubblica dell’elettricità), di reintegrare donne delle pulizie e bidelli e persino reintrodurre la tredicesima per le pensioni. Raccontate così paiono oltraggi ai principi del libero mercato. Viste da Atene, però, le cose prendono un aspetto diverso. Il ministro delle Finanze, Yanis Varoufakis, ha spiegato che reintegrare le donne delle pulizie è un dovere legale perché la magistratura ha giudicato illegittimo il licenziamento. Le riassunzioni, però, non peseranno sul bilancio . E così per ogni altro provvedimento che non verrebbe varato a deficit ma, come dice Varoufakis, «solo evitando di auto alimentare la crisi come è stato fatto sin ora». Lo stesso vale per il crollo delle azioni degli istituti finanziari. All’estero lo si attribuisce al timore che si attinga dal fondo di garanzia bancaria per pagare buoni pasto e alloggi popolari. Le banche resterebbero senza salvagente. In Grecia i giornali sono pieni di indiscrezioni su questo o quel presidente di banca che starebbe per saltare. Con nuovi vertici si potrebbero scoprire prestiti inesigibili concessi ad amici di amici e rivelare buchi nei bilanci.
Il premier Tsipras ha ieri catechizzato con toni messianici il suo esecutivo: «Siamo qui per cambiare radicalmente l’amministrazione dello Stato». Tolleranza zero per corruzione e arroganza. «Dobbiamo sforzarci, perché il popolo soffre». Forse il linguaggio da bel sole dell’avvenire non aiuta a farsi intendere da tutti.
Andrea Nicastro