Oxfam. La lotta di classe dell’1% ha vinto. Ed è insaziabile

by redazione | 20 Gennaio 2015 9:33

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La ric­chezza oggi è insa­zia­bile. Pre­mia sem­pre di più coloro che hanno già tutto, e toglie ancora di più a coloro che non hanno quasi niente. Alla vigi­lia del World Eco­no­mic Forum di Davos, la Ong Oxfam ha pub­bli­cato ieri il rap­porto annuale «Grandi disu­gua­glianze cre­scono» che aggrava lo sce­na­rio trac­ciato solo un anno fa. All’inizio del 2014 Oxfam aveva cal­co­lato che 85 per­sone pos­se­de­vano la ric­chezza della metà più povera della popo­la­zione mon­diale, un dato choc che è stato ultra-citato in que­sti mesi a con­tro­prova del livello di estrema dise­gua­glianza nella distri­bu­zione della ric­chezza e che oggi la lotta di classe esi­ste, e l’hanno vinta i ric­chi. Le nuove stime, effet­tuati sui dati del Cre­dit Suisse, rical­co­lano il numero dei miliar­dari che nel 2013 pos­se­de­vano la stessa ric­chezza del 50% più povero, e atte­sta che oggi il loro numero esatto è 92 e non più ottan­ta­cin­que. Oxfam fa una pre­vi­sione: nel 2016 la ric­chezza dell’1% della popo­la­zione mon­diale supe­rerà quella del 99%, ren­dendo obso­leto per­sino lo slo­gan del movi­mento di Occupy Wall Street.

L’1% dei super-ricchi pos­siede oggi il 48% della ric­chezza glo­bale e lascia al restante 99% il 52% delle risorse. Que­sto 52% è, a sua volta, pos­se­duto da 20% di «ric­chi». Il restante 80% si deve arran­giare con il 5,5% delle risorse. Dal 2010, spiega il rap­porto, gli 80 ultra-miliardari della lista sti­lata da For­bes (primo Bill Gates, secondo War­ren Buf­fet, terzo Car­los Slim, quin­di­ce­simo Mark Zuc­ker­berg; primo tra gli ita­liani Michele Fer­rero e fami­glia) hanno visto le loro ric­chezze mol­ti­pli­carsi con l’esplosione della crisi glo­bale. Cin­que anni fa dete­ne­vano una ric­chezza netta pari a 1.300 miliardi di dol­lari. Oggi con­tano su 1.900 miliardi di dol­lari. Un aumento di 600 miliardi di dol­lari, il 50% in ter­mini nomi­nali. Oxfam segnala inol­tre una lotta tra i ric­chi visto che il loro numero è dimi­nuito dai 388 del 2010 agli attuali 92 che deten­gono il volume equi­va­lente alla ric­chezza della metà più povera della popo­la­zione mon­diale. Tre miliardi e mezzo di per­sone si divi­dono dun­que il totale della ric­chezza pos­se­duta da que­ste persone.

Nell’élite elen­cata da For­bes c’erano 1645 miliar­dari nel 2014. Il 30% (492 per­sone) sono cit­ta­dini sta­tu­ni­tensi, oli­gar­chi russi, nuovi ric­chi cinesi, finan­zieri come George Soros e i prin­cipi sau­diti. Più di un terzo di que­ste per­sone ha ere­di­tato, e non pro­dotto, la ric­chezza che detiene, segno che il capi­tale di pro­duce verso l’alto e non allarga la base della pira­mide. Il 20% di que­sti ric­chi ha inte­ressi nei set­tori finan­zia­rio o assi­cu­ra­tivo dove la ric­chezza è aumen­tata da 1.010 miliardi di dol­lari a 1.160 miliardi in un solo anno. Nel frat­tempo sono cre­sciuti i miliar­dari che ope­rano nel set­tore far­ma­ceu­tico e sani­ta­rio. Nel club sono entrati in 29 con un aumento del 47% della ric­chezza col­let­tiva pas­sata da 170 miliardi a 250 miliardi di dol­lari. I campi bio­po­li­tici della cura o della pre­ven­zione delle malat­tia, così come quello dell’assicurazione con­tro i rischi, costi­tui­scono uno dei prin­ci­pali fat­tori dell’accumulazione.

Lo stru­mento prin­ci­pale per otte­nere tale risul­tato è il lob­bi­smo, una moda­lità alla quale la finanza e le imprese ricor­rono per otte­nere bene­fici dalla poli­tica e dagli Stati. Nel 2013, solo negli Usa, il set­tore finan­zia­rio ha speso oltre 400 milioni di dol­lari per fare lobby. Nell’Unione Euro­pea la stima è di 150 milioni di dol­lari. Nel vec­chio con­ti­nente, tra il 2013 e il 2014, i super-ricchi sono aumen­tati da 31 a 39 con una ric­chezza pari a 128 miliardi.

Un’élite di oli­gar­chi glo­bali con­tro un mondo di wor­king poors e pove­ris­simi. Sono dati che smen­ti­scono, una volta in più, la pseudo-teoria neo­li­be­ri­sta del «trickle-down» (lo «sgoc­cio­la­mento»). La ric­chezza di pochi non ha traina lo svi­luppo capi­ta­li­stico né la redi­stri­bu­zione delle ric­chezze. Anzi, aumenta le dise­gua­glianze. Sono sette le pro­po­ste di Oxfam per inver­tire que­sta ten­denza: con­tra­sto all’elusione fiscale, inve­sti­menti in salute e istru­zione pub­blica e gra­tuita; redi­stri­bu­zione equa del peso fiscale; intro­du­zione del sala­rio minimo e di salari digni­tosi per tutti; parità di retri­bu­zione, reti di pro­te­zione sociale per i poveri, lotta glo­bale con­tro la dise­gua­glianza. Un’agenda in fondo mini­ma­li­sta per pro­vare a rove­sciare la dire­zione della lotta di classe dal basso verso l’alto.

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