Nel Don­bass ormai è guerra terroristica

by redazione | 24 Gennaio 2015 10:52

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Sareb­bero almeno 5.086 i morti dall’inizio del con­flitto nel Don­bass, secondo l’ultimo rap­porto Onu. Poco meno di 50 mila tra morti e feriti, secondo stime uffi­ciose russe e ucraine. Pur stando alle cifre Onu, quello nel sudest ucraino è un con­flitto tra i più san­gui­nosi della sto­ria euro­pea del dopoguerra.

Un con­flitto improv­vi­sa­mente rie­sploso negli ultimi quin­dici giorni in forme sem­pre più ter­ro­ri­sti­che nei con­fronti della popo­la­zione civile. Tanto che si è assa­liti dal sospetto che all’incontro a Parigi, lo scorso 11 gen­naio, a latere della mar­cia con­tro il ter­ro­ri­smo, qual­cuno dei lea­der mon­diali abbia con­cesso luce verde a Poro­shenko per la mas­sic­cia offen­siva ini­ziata subito dopo.

Ma, sia che le fonti Onu par­lino di circa 200 morti negli ultimi nove giorni; sia che la Novo­ros­sija scriva di 750 morti solo tra le truppe ucraine (Kiev avrebbe alle­stito tre cre­ma­tori nelle retro­vie del fronte) che stanno ten­tando di ricon­qui­stare l’aeroporto di Done­tsk; sia che il rap­pre­sen­tante russo all’Osce, Alek­sej Kelin, parli di oltre cento morti in solo giorno a Gòr­lo­vka (qui ieri i gover­na­tivi hanno usato bombe a grap­polo); in ogni caso, appare fuori dub­bio che gli ultimi sce­nari del con­flitto sca­te­nato da Kiev rive­stano sem­pre più un carat­tere ter­ro­ri­stico con­tro la popo­la­zione civile. Osser­va­tori poli­tici russi gio­vedì, nel corso del talk show serale di Vla­di­mir Solo­vëv, attri­bui­vano il carat­tere ter­ro­ri­stico delle azioni di Kiev a due motivi. Il primo è quello di demo­ra­liz­zare la popo­la­zione, affin­ché si sol­levi con­tro le mili­zie; il secondo è quello di pro­vo­care, alla lunga, un inter­vento diretto di Mosca.

Da Mosca, Vla­di­mir Putin ha dichia­rato che la respon­sa­bi­lità per l’inasprimento della situa­zione nel Don­bass ricade su chi impiega le arti­glie­rie e l’aviazione con­tro i quar­tieri popo­lati, . Ordini come quelli che hanno por­tato alla strage di gio­vedì scorso, allor­ché, secondo la Novo­ros­sija – ma anche secondo le prime inda­gini Osce — obici ucraini hanno col­pito un tram a Done­tsk, ucci­dendo 15 per­sone. E altre tre per­sone sono morte ieri, col­pite dalle arti­glie­rie gover­na­tive, insieme a 24 com­bat­tenti delle mili­zie. Sabo­ta­tori ucraini hanno ucciso il Sin­daco della città di Per­vo­ma­jsk, nella Regione di Lugansk, insieme a tre suoi collaboratori.

Nono­stante ciò, Kiev con­ti­nua ad accu­sare le mili­zie di vio­la­zione del ces­sate il fuoco e Alek­sej Kelin ha defi­nito «ver­go­gnose e cini­che» le accuse lan­ciate da Kiev, secondo cui le mili­zie stesse spa­re­reb­bero sui pro­pri cit­ta­dini. Ecco dun­que che ieri il Pre­si­dente della Repub­blica di Done­tsk, Alek­sandr Zakhar­cenko, ha detto che la Repub­blica non sot­to­scri­verà più.

Zakhar­cenko, par­lando dell’intenzione di impar­tire l’ordine di non fare più pri­gio­nieri, ha poi dichia­rato che «attac­che­remo lungo tre diret­trici con­tem­po­ra­nea­mente, per allon­ta­nare i reparti nemici dalle nostre città e impe­dir loro di bom­bar­darle. Com­bat­te­remo fin­ché non rag­giun­ge­remo il con­fine della Repub­blica di Done­tsk». Zakhar­cenko ha anche par­lato dell’introduzione della pena di morte. In realtà, la Repub­blica di Done­tsk già nell’agosto scorso aveva adot­tato le norme sui tri­bu­nali di guerra e sul codice penale (lo stesso in vigore in Rus­sia; pre­vede la fuci­la­zione per delitti par­ti­co­lar­mente gravi, ma la esclude per minori, donne e ultra­ses­san­tenni. In Rus­sia c’è però la mora­to­ria dal 1997). La misura dovrebbe durare per il solo periodo di guerra.

In que­sto qua­dro, rispon­dendo all’appello rivolto a Europa e Usa dalla ex pala­dina dell’Occidente, Julija Timo­shenko, affin­ché for­ni­scano all’Ucraina aiuti in «armi letali» per met­terla in grado di «respin­gere l’aggressore e difen­dere il paese dall’ondata di ter­ro­ri­smo», l’ex Segre­ta­rio di Stato Usa, Hil­lary Clin­ton, ha dichia­rato che gli Stati Uniti dovreb­bero pre­stare «mag­giori aiuti finan­ziari e mili­tari al governo ucraino», che com­batte «per difen­dere le pro­prie fron­tiere». Da chi?

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