L’oro di Pomi­gliano non brilla più

L’oro di Pomi­gliano non brilla più

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Dall’annuncio dei mille pre­cari a Melfi, la stampa ita­liana ha cam­biato radi­cal­mente atteg­gia­mento rispetto a Ser­gio Mar­chionne. Alle cri­ti­che espresse dalle colonne di Repub­blica e per­fino da alcune penne di Cor­riere e Stampa, si è pas­sati ad un sostan­ziale coro di giubilo.

Le cose stanno molto diver­sa­mente. E lo si capi­sce soprat­tutto andando a guar­dare la situa­zione dello sta­bi­li­mento da cui è par­tita la «rivo­lu­zione» del mana­ger canado-abruzzese: Pomi­gliano e il suo refe­ren­dum «lavoro in cam­bio della can­cel­la­zione dei diritti» del 2010. La fab­brica modello, vin­ci­trice del titolo Gold medal (meda­glia d’oro nella nuova orga­niz­za­zione impo­sta dal sistema Wcm) è per una set­ti­mana in cassa inte­gra­zione per fer­mata di pro­du­zione. Un’altra set­ti­mana di stop è stata fatta a novembre.

Ma è il futuro a fare paura ai quasi 5mila ope­rai napo­le­tani. A parte i 300 ancora rin­chiusi nel reparto ghetto di Nola e i 500 della ex Marelli, dei circa 4.500 ope­rai rias­sor­biti in Fca Italy da un anno in con­tratto di soli­da­rietà, solo 3mila lavo­rano a (quasi) pieno regime. Ai 1.500 che non sono nei reparti di pro­du­zione, i giorni di lavoro al mese garan­titi sono solo quat­tro. Gli unici un po’ più sereni sono le poche decine di ope­rai che — come da sto­rica prassi Fiat — saranno spo­stati a Melfi. Con il con­tratto di soli­da­rietà — bat­ta­glia che la Fiom por­tava avanti sin dal 2012 — la loro busta paga si è comun­que alzata di almeno 300 euro, arri­vando anche a quota 1.200.

Il pro­blema è sem­pre quello: per far lavo­rare tutti serve un secondo modello che affian­chi la Panda, ormai in satu­ra­zione nono­stante sia comun­que l’auto Fca più ven­duta. Pomi­gliano è stato sor­pas­sato da Melfi, ma lo sarà — sem­pre che Mar­chionne non si rimangi le pro­messe, come ha già fatto più volte — anche da Cas­sino (dove dal 2016 dovrebbe arri­vare l’Alfa Giu­lia) e da Mira­fiori (dove nel 2016 entrerà in pro­du­zione il Suv Mase­rati Levante).
I ten­ta­tivi degli anni scorsi di “affit­tare” le nuove linee a Mazda e per­fino all’odiata Volk­swa­gen sono fal­liti. «Se a giu­gno Mar­chionne non annun­cerà un secondo modello il futuro di Pomi­gliano sarà a rischio», rico­no­scono anche Fim e Uilm, due prin­ci­pali sin­da­cati firmatari.

Nel frat­tempo il grande mana­ger ha fis­sato la sua sede fiscale a Lon­dra — lì bastano due piani di uffici per poter pagare le tasse e rispar­miare 5 punti di pres­sione fiscale — e quella legale in Olanda — dove terrà i Cda in un aero­porto per rispar­miare tempo nei viaggi da Detroit — e con­ti­nua a dispen­sare otti­mi­smo sul 2015. La mezza scom­messa vinta sul riu­scire a ven­dere oltreo­ceano Suv pro­dotti in Ita­lia — il Jeep Rene­gade a Melfi — non signi­fica mini­ma­mente man­te­nere la pro­messa della piena occu­pa­zione in Ita­lia nel 2018. Anzi. Sfrut­tando il Jobs act, Mar­chionne punta ai con­tratti di sta­bi­li­mento: dove i modelli fun­zio­nano si assume (a salari e diritti ridotti, potendo sem­pre licen­ziare), dove i modelli non ven­dono si licen­zia e basta.

La «svolta» tanto attesa non si è con­cre­tiz­zata nean­che sul piano sin­da­cale. Se è vero che qual­che passo avanti è stato com­piuto, riguarda comun­que accordi mar­gi­nali. Prova ne sia il fatto che le ele­zioni per il rin­novo delle Rsa del gruppo Fca par­ti­ranno il 2 feb­braio da Melfi pre­ve­dendo ancora l’esclusione della Fiom, nono­stante la sen­tenza della Corte Costi­tu­zio­nale. Le trat­ta­tive per tro­vare un accordo sono nau­fra­gate all’inizio della set­ti­mana. Lo sco­glio è sem­pre lo stesso: i sin­da­cati fir­ma­tari chie­dono alla Fiom di sot­to­scri­vere l’accordo azien­dale del 2010. I metal­lur­gici della Cgil hanno per­fino pro­po­sto di mutuare l’inviso Accordo sulla rap­pre­sen­tanza, ma qui pure l’azienda è con­tra­ria: sarebbe come rien­trare in Confindustria.

Così oggi nella palaz­zina di Corso Trie­ste 36 dove i rap­porti fra dirim­pet­tai sono ancora gelidi — sulla gestione del con­do­mi­nio si con­ti­nua a rischiare una causa — si siglerà un accordo sull’elezione dei Rap­pre­sen­tanti dei lavo­ra­tori per la sicu­rezza. Ma fir­man­dolo non si farà altro che rispet­tare una legge dello Stato, senza che ci sia niente di sin­da­cale nel farlo.

Per le ele­zioni delle Rsa — anche nell’indotto, come la Auto­mo­tive Lighting di Tol­mezzo (Ud) — nes­sun ripen­sa­mento: Fim, Uilm, Fismic, Ugl e Qua­dri ter­ranno le loro ele­zioni, la Fiom esclusa eleg­gerà sepa­ra­ta­mente i suoi rap­pre­sen­tanti. «Noi andiamo avanti così, è la Fiom che deve rico­no­scere gli accordi», riba­di­sce Fer­di­nando Uliano della Fim.

A rom­pere il finora gra­ni­tico fronte dei sin­da­cati fir­ma­tutto è arri­vato il segre­ta­rio Uilm della Cam­pa­nia Gio­vanni Sgam­bati, che ha cri­ti­cato la deci­sione della com­mis­sione elet­to­rale di Pomi­gliano, giu­di­can­dola «troppo fret­to­losa»: «È giunta l’ora che i lavo­ra­tori pos­sano votare una rap­pre­sen­tanza con­di­visa da tutti», pro­po­nendo che «pro­prio da Pomi­gliano ci si inventi qual­cosa di nuovo, affin­chè sia pos­si­bile una ripar­tenza ono­re­vole per tutti».



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