L’avvocato di Guan­ta­namo: «Obama tace, Guantanamo forever»

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«Avevo 17 anni quando sono arri­vato a Guan­ta­namo ed ora ne ho 31. Sono cre­sciuto in que­sto regime che incute sol­tanto paura. Qui a Guan­ta­namo nes­suno vuole ascol­tarmi. In que­sti 13 anni di deten­zione senza alcuna impu­ta­zione, né diritto ad un pro­cesso non ho mai avuto la facoltà di dire chi real­mente sono. Per il governo ame­ri­cano sono sol­tanto il numero Isn026. Il mio nome è Fahd Abdul­lah Ahmed Ghazi. Sono un essere umano, un uomo. Vor­rei avere l’abilità di descri­vere que­sti 13 anni a Guan­ta­namo. Ma la mia mente si chiude quando provo a pen­sarci. E non rie­sco ad avere parole ade­guate che pos­sano vera­mente farvi com­pren­dere que­sta realtà».

È que­sta l’apertura dell’appello di Fahd Ghazi, uno degli 86 dete­nuti yeme­niti , pro­sciolti da ogni accusa dal Pen­ta­gono, dal pre­si­dente Obama, dal Review Board mili­tare di Guan­ta­namo ben cin­que anni fa, in attesa di essere libe­rati o tra­sfe­riti da que­sto inferno vivente verso Paesi dispo­sti ad acco­glierli. Il video «Wai­ting for Fahd» del «Cen­ter for con­sti­tu­tio­nal rights» su you­tube anno­vera oltre 20mila per­sone e pre­sen­ta­zione a New York, Washing­ton e Chi­cago durante le dimo­stra­zioni per la «chiu­sura di Guan­ta­namo» indette dalle orga­niz­za­zioni in difesa dei diritti civili «The world can’t wait», Amne­sty Inter­na­tio­nal, “Cen­ter for Con­sti­tu­tio­nal rights”.

Nel giro di vite della lotta al ter­ro­ri­smo a livello mon­diale che si pre­an­nun­cia dopo l’attacco a Parigi, che richiama l’attacco dell’11 set­tem­bre negli Usa, par­liamo della spe­ranza di chiu­dere la pri­gione di tor­tura di Guan­ta­namo con il legale Omar Farah del «Cen­ter for con­sti­tu­tio­nal Rights», che assi­ste il dete­nuto Fahd Ghazi e molti altri dei 137 con­dan­nati a «deten­zione per­pe­tua», anche se pro­sciolti da ogni impu­nità e in attesa dal 2006 di essere libe­rati appena rien­trati da Guantanamo.

Quali cam­bia­menti nel regime di Guan­ta­namo ha potuto accer­tare, mal­grado il tra­sfe­ri­mento recente di alcuni dete­nuti in Uru­guay, Slo­va­kia, Kaza­kh­stan e Usbekistan?

Molti dei miei clienti dete­nuti con­ti­nuano a subire la vio­lenza delle celle di iso­la­mento totale, la impo­si­zione della nutri­zione for­zata già denun­ciata dal Comi­tato spe­ciale con­tro la tor­tura delle Nazioni unite, la tor­tura psi­co­lo­gica della dispe­ra­zione di non sapere se e quando tutto que­sto avrà un fine se non uscire in una bara da Guantanamo.

Quanti dete­nuti con­ti­nuano lo scio­pero della fame, dopo la par­te­ci­pa­zione col­let­tiva della quasi tota­lità, spez­zata con la puni­zione di tra­sfe­ri­mento a celle di iso­la­mento totale?

Dal dicem­bre del 2013, il governo Ame­ri­cano, ha impo­sto il blac­kout a noi legali sul numero di dete­nuti che con­ti­nuano a rifiu­tare il cibo e su quanti ancora subi­scono la nutri­zione for­zata. Ritengo siano piu o meno 24 coloro che resi­stono, mal­grado il sistema ven­di­ca­tivo del regime.

Durante le visite ai suoi assi­stiti a Guan­ta­namo esi­stono con­trolli sulle note di scam­bio fra lei e quanto rive­lato dai suoi clienti?

Posso libe­ra­mente par­lare con loro, ma quanto mi vien detto viene con­si­de­rato mate­riale «clas­si­fied», cioè segreto. Per con­se­guenza tutto deve pas­sare attra­verso il con­trollo di revi­sione del governo statunitense.

E que­sto come avviene?

Quando esco dal col­lo­quio con il dete­nuto tutto quello che ho anno­tato viene con­se­gnato e poi vidi­mato da un gruppo mili­tare spe­ciale, quindi viene inviato a Washing­ton per con­trollo, revi­sione e cen­sura da apporre su quanto detto dal detenuto.

Le vostre note legali ven­gono inviate alla Cia?

A un dipar­ti­mento spe­ciale per la sicu­rezza nazio­nale nelle vici­nanze di Washington.

Quanto tempo, dopo il col­lo­quio deve attendere?

Dipende. Gene­ral­mente, un cor­riere da Guan­ta­namo, due volte a set­ti­mana, viene inviato a Washing­ton. Se sono for­tu­nato ricevo le anno­ta­zioni dopo due settimane.

Il suo cliente assi­stito Fahd e altri dete­nuti già pro­sciolti da ogni accusa sono in attesa di essere libe­rati o tra­sfe­riti. Recen­te­mente alcuni dete­nuti sono stati tra­sfe­riti in paesi che li hanno accolti, ma per­ché Obama non eser­cita il diritto di «exe­cu­tive order» per la chiu­sura di Guan­ta­namo, pro­messa dal 2009 e sua pre­ro­ga­tiva, appro­vata nel dicem­bre 2013 dal Defence secu­rity act, senza atten­dere l’approvazione del Con­gresso Americano?

Senza alcun dub­bio, Obama potrebbe eser­ci­tare la pre­ro­ga­tiva dell’«executive order» e chiu­dere Guan­ta­namo. Non è così com­plesso come si vuol far credere.

Allora qual è la vera moti­va­zione di Obama per non chiu­dere il regime di Guan­ta­namo, come pro­messo dal 2009?

Da tempo Obama ondeg­gia nella valu­ta­zione da fare per que­sta deci­sione, non tro­vando il corag­gio poli­tico di chiu­dere Guan­ta­namo. Così il con­te­sto poli­tico odierno indica «Guan­ta­namo forever».



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