In Belgio volevano colpire la polizia Estremisti uccisi, la pista cecena

by redazione | 17 Gennaio 2015 9:31

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BRUXELLES La paura di attentati di terroristi islamici esplode clamorosamente in un Belgio solitamente tranquillo, dopo che la polizia ha ucciso giovedì scorso due presunti jihadisti forse di origine cecena in uno scontro a fuoco nella cittadina francofona di Verviers, vicino Liegi. Secondo le autorità locali sarebbero stati pronti a lanciare un’azione contro la stessa polizia. In particolare le divise di agenti, che sarebbero state rinvenute a Verviers insieme ad armi, hanno fatto supporre un possibile attacco alle forze dell’ordine locali per vendicare i terroristi uccisi a Parigi da poliziotti francesi.
Dalla notte successiva alla sparatoria di giovedì scorso sono proseguite perquisizioni coordinate tra il centro di Bruxelles e i quartieri di Anderlecht, Molenbeek e Berchem, dove si concentrano molti immigrati nordafricani provenienti principalmente da Marocco, Algeria e Tunisia. Si cercano cellule «in sonno» pronte a risvegliarsi. Della quindicina di fermati, cinque sono già stati incriminati per terrorismo, arrestati o rilasciati con restrizioni. In prigione è finito il terzo presunto partecipante alla sparatoria di Verviers, che è rimasto ferito e respingerebbe qualsiasi responsabilità. Due arresti avvenuti in Francia riguardano islamici fuggiti dal Belgio verso l’Italia subito dopo le notizie sulle due uccisioni vicino Liegi. La polizia avrebbe trovato anche il fornitore delle armi utilizzate dal francese Amedy Coulibany nell’assalto al negozio kosher di Parigi, che è seguito alla strage nella redazione del giornale satirico francese Charlie Hebdo , colpita per vendetta dopo la pubblicazione di vignette sul Profeta Maometto considerate blasfeme.
La polizia belga ha detto che le sue indagini sono in corso da prima dei fatti di Parigi e che ritiene di dover mantenere la riservatezza su come stanno procedendo in un Paese con circa 500 mila immigrati islamici sul totale di undici milioni di abitanti. I sospetti si sarebbero estesi ad Anversa, dove potrebbe essere nel mirino la folta comunità ebraica locale. Il rabbino Menachem Margolin ha chiesto di cambiare le leggi per consentire agli ebrei belgi di girare armati. Scuole ebraiche ieri sono rimaste chiuse per precauzione.
Il premier belga Charles Michel, dopo una riunione del Consiglio dei ministri, ha annunciato un piano di lotta al terrorismo con numerose misure che vanno dall’uso dell’esercito in aiuto alla polizia fino al ritiro del passaporto, al congelamento dei beni e all’individuazione di finanziamenti destinati agli estremisti islamici. A Bruxelles temono che le cellule jihadiste intendano ormai andare oltre il tradizionale uso del Paese solo come base e luogo di transito. Michel ha anche chiesto una riunione formale del Consiglio dei capi di Stato e di governo dell’Ue per decidere interventi comuni. Lunedì è già previsto che il Consiglio dei ministri degli Esteri Ue discuta di misure anti-terrorismo concertate, che sono considerate urgenti dopo quanto è emerso in Francia, Belgio e altri Paesi europei.
La vicenda di Verviers è emblematica perché è esplosa in una delle tante aree post-industriali dove la crisi economica ha favorito l’adesione a movimenti estremisti di figli disoccupati degli immigrati musulmani. Materiale trovato dopo l’uccisione dei due islamici di origine cecena ha collegato una cellula locale ai messaggi minatori inviati a rivendite di giornali per dissuaderli dal vendere Charlie Hebdo . Le autorità belghe sostengono che dal loro Paese è partito il maggior numero di europei diventati combattenti in Siria. Una quarantina sarebbero morti negli scontri armati. Un centinaio sarebbero rientrati pronti a seminare il terrore in Belgio. Un primo allarme era arrivato da un giovane francese di origine algerina, ora sotto processo a Bruxelles con l’accusa di aver ucciso quattro persone nel locale Museo ebraico.
Ivo Caizzi
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