I ribelli filorussi all’attacco in Ucraina Monito della Mogherini al Cremlino
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MOSCA Bombardamenti con decine di vittime civili, scambi di colpi su tutto il fronte e la possibile offensiva dei separatisti che sarebbero ieri sera già entrati nella periferia di Mariupol, la cittadina sulla costa del Mare d’Azov tenuta dai governativi. La tregua già ripetutamente violata da entrambe le parti sembra ora definitivamente saltata.
I leader delle autoproclamate repubbliche indipendenti del Donbass avevano annunciato in un primo momento di essere passati all’offensiva su tutti i fronti. Per poi negare in serata la loro responsabilità di fronte alle reazioni, anche internazionali, che sembrano aver messo in imbarazzo il Cremlino.
Un bombardamento pesantissimo con razzi Grad e Uragan che hanno colpito un mercato, due scuole e varie abitazioni provocando almeno trenta morti. Razzi che, secondo gli osservatori dell’Osce giunti sul luogo, provenivano da due postazioni dei ribelli e, forse, volevano colpire una base governativa poco distante.
Il presidente Petro Poroshenko è tornato di corsa in patria dall’Arabia Saudita dove si era recato per i funerali del re: «Difenderemo la nostra patria da questa gravissima aggressione», ha detto.
Poroshenko accusa esplicitamente la Russia di avere uomini nel suo Paese e di appoggiare in pieno le iniziative dei ribelli. Mariupol è la più importante roccaforte governativa che chiude ai separatisti la strada verso la Crimea, già annessa dalla Russia.
Erano stati gli stessi ribelli a confermare l’attacco: «Abbiamo iniziato l’offensiva su Mariupol e in pochi giorni chiuderemo anche il cerchio su Debaltsevo e vendicheremo i morti di Donetsk», aveva detto Aleksandr Zakharchenko, leader della repubblica di Donetsk. Già venerdì gli indipendentisti avevano dichiarato di non essere più interessati a colloqui di pace e di essere pronti a una grande offensiva.
Il drammatico peggioramento della situazione ha innescato immediate reazioni internazionali. La responsabile della politica estera della Ue Federica Mogherini, che pure nelle ultime settimane aveva caldeggiato una ripresa dei contatti con Mosca, ha subito ammonito il Cremlino, invitandolo ad esercitare tutta la sua influenza sui ribelli e a sospendere «ogni forma di sostegno militare, politico e finanziario».
Così in serata è arrivata una precisazione di Zakharchenko, che è sembrata una sostanziale marcia indietro. Nessun attacco separatista su Mariupol, ma invece la semplice contromossa a bombardamenti scatenati dalle forze governative.
Secondo il leader separatista, sarebbero stati i governativi a bombardare per errore il quartiere di Mariupol. «Poi Kiev ha deciso di addossare a noi la responsabilità».
Il presidente dell’autoproclamata repubblica dice di non aver alcuna intenzione di assaltare Mariupol: «Non siamo bestie come quelli di Kiev; loro si nascondono dietro ai civili; là c’è la nostra gente e non ha nulla da temere».
Secondo Zakharchenko, il tutto sarebbe una manovra del governo ucraino, che ha concentrato ingenti forze a Mariupol, per alleggerire la pressione sull’aeroporto di Donetsk dove anche ieri erano in corso accesi combattimenti.
Fabrizio Dragosei
Un bombardamento pesantissimo con razzi Grad e Uragan che hanno colpito un mercato, due scuole e varie abitazioni provocando almeno trenta morti. Razzi che, secondo gli osservatori dell’Osce giunti sul luogo, provenivano da due postazioni dei ribelli e, forse, volevano colpire una base governativa poco distante.
Il presidente Petro Poroshenko è tornato di corsa in patria dall’Arabia Saudita dove si era recato per i funerali del re: «Difenderemo la nostra patria da questa gravissima aggressione», ha detto.
Poroshenko accusa esplicitamente la Russia di avere uomini nel suo Paese e di appoggiare in pieno le iniziative dei ribelli. Mariupol è la più importante roccaforte governativa che chiude ai separatisti la strada verso la Crimea, già annessa dalla Russia.
Erano stati gli stessi ribelli a confermare l’attacco: «Abbiamo iniziato l’offensiva su Mariupol e in pochi giorni chiuderemo anche il cerchio su Debaltsevo e vendicheremo i morti di Donetsk», aveva detto Aleksandr Zakharchenko, leader della repubblica di Donetsk. Già venerdì gli indipendentisti avevano dichiarato di non essere più interessati a colloqui di pace e di essere pronti a una grande offensiva.
Il drammatico peggioramento della situazione ha innescato immediate reazioni internazionali. La responsabile della politica estera della Ue Federica Mogherini, che pure nelle ultime settimane aveva caldeggiato una ripresa dei contatti con Mosca, ha subito ammonito il Cremlino, invitandolo ad esercitare tutta la sua influenza sui ribelli e a sospendere «ogni forma di sostegno militare, politico e finanziario».
Così in serata è arrivata una precisazione di Zakharchenko, che è sembrata una sostanziale marcia indietro. Nessun attacco separatista su Mariupol, ma invece la semplice contromossa a bombardamenti scatenati dalle forze governative.
Secondo il leader separatista, sarebbero stati i governativi a bombardare per errore il quartiere di Mariupol. «Poi Kiev ha deciso di addossare a noi la responsabilità».
Il presidente dell’autoproclamata repubblica dice di non aver alcuna intenzione di assaltare Mariupol: «Non siamo bestie come quelli di Kiev; loro si nascondono dietro ai civili; là c’è la nostra gente e non ha nulla da temere».
Secondo Zakharchenko, il tutto sarebbe una manovra del governo ucraino, che ha concentrato ingenti forze a Mariupol, per alleggerire la pressione sull’aeroporto di Donetsk dove anche ieri erano in corso accesi combattimenti.
Fabrizio Dragosei
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