Grecia, il trionfo di Tsipras “È un nuovo inizio per l’Europa”
by redazione | 26 Gennaio 2015 8:46
ATENE . «La Troika è storia. Il memorandum non esiste più. Il voto dei greci ha cancellato dal vocabolario dell’Europa la parola austerity ». Mezzanotte ad Atene. Uno spicchio di luna sta sparendo dietro il Partenone. Alexis Tsipras dopo un mese ad alta tensione, può finalmente esultare. Syriza ha fatto saltare il banco. A metà dei seggi scrutinati viaggia al 36%, sette punti davanti al centrodestra del premier Antonis Samaras, a un soffio dalla maggioranza assoluta. «Stasera festeggiamo il nuovo inizio per il Vecchio continente – dice dal palco improvvisato davanti ai Propilei, di fronte a una folla in trance e sterminata – è la vittoria dei cittadini contro i sacrifici che hanno ucciso il nostro futuro. Oggi torna il sorriso sul viso dei greci, il sole della giustizia, della dignità, della democrazia».
Sventolano le bandiere, tanta gente è in lacrime. Dopo quarant’anni di governi di Nea Demokratia e Pasok «è l’ora della sinistra», ruggisce con uno slogan ripetuto mille volte la piazza. Bruxelles e Francoforte, è il ramoscello d’ulivo del 40enne vincitore, non devono preoccuparsi. «Da domani inizieremo a lavorare assieme – promette – smentiremo le Cassandre. Recupereremo la nostra dignità senza rompere con i partner. Negozieremo e troveremo una soluzione che va bene a tutti». Ovazione, nell’aria le note di “The Wall” dei Pink Floyd. «Ora – conclude Tsipras mentre partono i fuochi d’artificio – possiamo festeggiare».
L’Euro-schreck – come da sobria definizione di ieri del settimanale tedesco Bild – ha sbaragliato gli avversari e oggi potrebbe risvegliarsi con in tasca la maggioranza assoluta del Parlamento. La campagna di terrorismo mediatico di Antonis Samaras – «Dovete scegliere tra Europa e caos» – non ha funzionato. Nea Demokratia si è fermata al 28%. «Io ho la coscienza a posto, il Paese è pronto a uscire dalla crisi», dice battagliero il numero uno del centrodestra. Il canto del cigno, dicono qui, dove tutti danno per certo un imminente cambio della guardia al vertice del centrodestra. Terza, a sorpresa, potrebbe arrivare Alba Dorata. Malgrado sette dei suoi massimi dirigenti siano in carcere con accuse pesantissime, l’ultra- destra balla tra il 6 e il 7%.
«Ho aspettato per vent’anni questo momento », piange commossa Anna Sordeli, appoggiata al tendone elettorale del partito, asciugandosi le lacrime con una bandiera rossa. L’austerity targata Troika («un organismo che non riconosco», ripete Tsipras) ha bruciato un quarto del Pil spingendo sull’orlo della povertà un milione di persone. A pagare il conto sono stati i partiti che hanno governato il Paese fino a ieri. «Gli stessi che hanno buttato nella miseria migliaia di famiglie», ricorda soffiandosi il naso Anna. Giorgos Boutaris, 50 anni di appassionata militanza socialista, scuote la testa nel gazebo verde del Pasok al Panapistemiou, circondato dai militanti in festa di Syriza. «Che tristezza, cinque anni fa a festeggiare ero io con il nostro 44%. Ora siamo al 4%». Una debacle. Facile da capire: «Io ho votato Papandreou nel 2009 e ora mi trovo con 500 euro di stipendio in meno», racconta pragmatica Efthimia Yannakis, infermiera all’ospedale Evangelismos. Inutile dire dove ha messo la croce questa volta: «Che domande! Tsipras». Questo ragionamento l’hanno fatto in molti. Solo nell’ultima settimana – raccontano gli esperti di flussi elettorali – un 4-5% di elettori storici di Nea Demokratia ha traslocato armi e bagagli nel campo del vincitore. «So che molti dei voti che abbiamo preso non sono ideologici, ma figli di gente mandata in rovina dall’austerity – dice Tsipras – il nostro compito è non deluderli da domani».
Da domani, ma intanto si fa festa. «Oggi tocca ad Atene, in autunno vedrete cosa succederà a Madrid», promette davanti alla sede di Syriza Lola Sanchez, eurodeputata di Podemos, in testa a tutti i sondaggi in Spagna. “Syriza- Podemos, venceremos” urla la piazza dove non entra più uno spillo. Passa un 131 Mirafiori blu che ha visto tempi decisamente migliori a clacson spiegato. I primi dati ufficiali sono meno brillanti degli exit-poll ma ormai i tappi di champagne sono saltati. «Nessun partito può fare da solo», prova a gettare acqua sul fuoco l’ex premier Giorgos Papandreou. «Sarà, ma lui intanto non entra nemmeno in Parlamento», scherza sotto i Propilei Giorgos, barbone monumentale e bombetta tutta ottimismo: “Syriza 45%, top party”, ha scritto lui sul cappello.
Il problema però, inutile negarlo, c’è: «Spero non ci costringano a fare un governo di coalizione. Se annacquiamo le pretese il partito rischia di dividersi subito», dice preoccupato Manoulis, militante dello Zoografo. «L’unica certezza è che non faremo accordi con chi ha firmato accordi con la Troika», è il mantra di Tsipras. Restano quindi il neonato To Potami, un centro figlio della società civile, i comunisti del Kke o gli indipendenti greci. «Mandiamo via assieme gli uomini della Merkel – si candida Panos Kamennos, leader della destra nazionalista – poi riprenderemo a litigare tra di noi».
Di questo si inizierà a parlare nelle prossime ore. Già da oggi quando il dossier della Grecia sarà anche sul tavolo del primo Eurogruppo dell’era-Syriza. «Non preoccupatevi – tranquillizza tutti anche Yannis Milios, pragmatico consigliere economico di Tsipras e inviato di Syuriza alla City – le diplomazie sono già al lavoro. Taglieremo il debito greco e sarà una vittoria per chi combatte le disuguaglianze». «Buona lotta a tutti», saluta Tsipras dal palco. E nella notte ateniese parte, un’altra volta, la musica di “Bella Ciao”.