“Anche la Fiom in un progetto alternativo a Troika e renzismo”
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ROMA . «Quando lo scorso autunno, invitato da Alexis, sono andato ad Atene alla festa di Syriza mi ha colpito il fatto che quel movimento non è nato con l’idea di dar vita a un nuovo partito, bensì dalla necessità di dare risposte materiali (le cure sanitarie, i pasti quotidiani) alle persone. Questa è la grande novità. Questa è la forza di Syriza ma anche di Podemos in Spagna». Maurizio Landini, leader della Fiom, è da molti considerato lo “Tsipras italiano”, pensa che pure in Italia si debba fare qualcosa di simile, porsi l’obiettivo — come dice — «di cambiare i processi e, contemporaneamente, puntare a governare il Paese con un progetto alternativo a quello della Bce e della Troika». In questo processo («che va oltre i partiti») — assicura — la Fiom ed egli stesso ci saranno.
Cosa significa, dal suo punto di vista, la vittoria di Tsipras per l’Europa e per l’Italia?
«Che finalmente, con un voto popolare e libero, si dimostra che le politiche di austerity della Troika non hanno il consenso delle persone. Questo non può non riaprire una discussione non sull’uscita dall’euro ma sulla costruzione di un’Europa fondata sull’uguaglianza e la giustizia sociale, cioè sui bisogni e le condizioni reali delle persone».
E per l’Italia cosa può voler dire?
«Il popolo greco ha scelto una piattaforma che è esattamente opposta a quella del governo italiano. Il governo Renzi sta completando il programma indicato dalla Bce nella famosa lettera dell’agosto 2011 e avviato con il governo Monti. Non c’è stata alcuna discontinuità. E d’altra parte Renzi è stato il presidente di turno dell’Europa ma nessuno se n’è accorto».
Lei ha inviato un messaggio alla convention di Sel sostenendo che serve «un progetto di cambiamento che nasca dalla società». Sta pensando a un nuovo partito o movimento della sinistra?
«In Italia è innanzitutto necessario recuperare la partecipazione delle persone alla politica. Poi bisogna ridare una rappresentanza ai problemi sociali ed essere in grado di porsi obiettivi di maggioranza».
Sembra Syriza… Ma la Fiom cosa c’entra? Non è un sindacato?
«Nella sua autonomia la Fiom, che continua ad essere e a fare il sindacato, è dentro questo processo perché è interesse anche della Fiom un cambiamento radicale delle politiche europee».
Dunque la Fiom e Landini potrebbero aderire al coordinamento della sinistra che ha lanciato Vendola?
«Non è questo il punto, non è questo che mi interessa. Guardi, l’unica iniziativa che è stata in grado di esprimere una opposizione alle politiche economiche e sociali del governo è stato lo sciopero generale della Cgil del 12 dicembre scorso. Ecco, si deve dare continuità a quella mobilitazione ».
Lei si candida a diventare lo Tsipras italiano?
«Non ci ho mai pensato».
Pensa, in ogni caso, che l’esperienza di Syriza possa essere replicata in Italia?
«Ogni Paese ha la sua storia, le cose non si replicano mai. Ma certo anche in Italia non c’è consenso sulle politiche di austerity. Ecco io mi domando: cosa posso fare, cosa può fare la Fiom per cambiare le politiche di un governo che non ha scelto nessuno e che ha fatto i patti con i poteri forti? ».
Una scissione nel Pd aiuterebbe la formazione di un movimento alternativo di sinistra?
«Non so, né mi interessa.
I processi nei partiti li decideranno i partiti stessi. Voglio dirlo in maniera secca: la ragione della crisi della sinistra risiede nel fatto che non c’è più la sinistra».
Dunque il Pd di Renzi non è di sinistra?
«Beh, è di sinistra chi cancella lo Statuto dei lavoratori? Chi dice che si può liberamente licenziare? Chi propone e poi ritira la depenalizzazione della frode fiscale? Tutto questo non ha nulla a che fare con la sinistra. La sinistra o è sociale o non è».
Il Financial Times si è domandato se Tsipras è un realista o un radicale. Secondo lei?
«Mi sembra un realista radicale. Mentre radicali ed estremiste sono le politiche di austerity frutto del pensiero unico europeo».
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