“ Falso in bilancio contro la corruzione ”

by redazione | 24 Gennaio 2015 10:19

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ROMA . Mafia, più corruzione più evasione fiscale fanno «il 16,5% del Pil» stima Legnini. I rimedi? «Non basta reprimere, bisogna impedire la corruzione perché offusca l’immagine dell’Italia nel mondo» è il consiglio di Santacroce. Soluzioni possibili? «È necessario reintrodurre il falso in bilancio, ma perseguibile d’ufficio» dichiara Ciani. E l’aumento delle pene per il reato di corruzione proposto dal governo? Santacroce: «È lecito dubitare che sia uno strumento di qualche effetto dissuasivo rispetto a realtà criminali così spregiudicate». La prescrizione? «Sospenderla dopo la condanna in primo grado» (Ciani). Non basta (Santacroce), le corruzioni si scoprono tardi, «bisogna intervenire sulla decorrenza ».
Corruzione protagonista dell’inaugurazione dell’anno giudiziario in Cassazione. Col presidente del Senato Piero Grasso nel ruolo di capo dello Stato seduto in prima fila, lui che, fino al 2012, vestiva la toga d’ermellino come procuratore Antimafia. Il Guardasigilli Andrea Orlando, lunedì alla Camera, ha definito «intollerabile» la corruzione. Ora s’impegna a introdurre «l’attenuante per l’imputato che collabora», promette il nuovo falso in bilancio (però perseguibile a querela) e una prescrizione che contemperi «la ragionevole durata del processo con il diritto dello Stato a punire» (però con la norma transitoria che salva Berlusconi), annuncia una legge sulle lobby. Ma, come dice il vice presidente del Csm Giovanni Legnini, la grande questione criminale non si risolve se la giustizia «non assurge al rango di grande priorità nazionale». Perché è sulla giustizia e sui giudici che si scarica la maggiore responsabilità. Giustizia premiata dalle classifiche di Doing business dove l’Italia salta 37 posizioni e passa dalla casella 147 alle 103.
Mancano gli attacchi di Berlusconi e nell’aula magna di piazza Cavour cala la tensione. Le toghe con la Costituzione in mano sono un ricordo, anche se Rodolfo Sabelli, il presidente dell’Anm, indirizza al governo lo slogan che oggi sarà protagonista delle cerimonie nei 26 distretti: «Le parole non bastano più, bisogna passare ai fatti». Già, i fatti ”storti” documentati dal presidente della Cassazione Giorgio Santacroce e dal procuratore generale Gianfranco Ciani, l’accusatore di Robledo. Il secondo alle porte della pensione, il primo pronto a denunciare il rischio di «una paralisi totale» della Corte (via 43 presidenti di sezione su 56) se non dovesse arrivare la proroga di un anno dell’età pensionabile. Che ci sarà, un anno in più, via nel dicembre 2016, grazie a un emendamento nel Milleproroghe. Giusto mentre il Csm, con un documento della settima commissione (presidente Ardituro), boccia il governo sulla riduzione delle ferie, ridotte da 45 a 30 giorni, ma «malamente», tant’è che i giorni sono sempre 45.
Non sono autoereferenziali, le toghe. Santacroce e Ciani guardano criticamente il loro mondo. Il primo vede «la parabola discendente» della magistratura dopo Mani pulite. Dopo gli anni del grande consenso ecco «la disaffezione verso i giudici per le campagne di discredito ». Bisogna interrogarsi «sulle frequenti polemiche e tensioni tra magistrati, soprattutto tra i pm (vedi caso Bruti-Robledo, ndr. ), su protagonismi, cadute di stile, improprie esposizioni mediatiche». A ruota Ciani contro i pm che «hanno dimostrato un eccesso di debolezza verso le lusinghe dell’immagine della popolarità e soprattutto della politica». Ciani bacchetta pure la politica quando «contesta decisioni giudiziarie e dimentica che è fisiologico che una sentenza di condanna sia ribaltata in appello» (vedi caso Ruby).
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