Detenuti in rivolta nel carcere di Padova, un prisma opaco
Tre ore di rivolta «islamista» e il carcere Due Palazzi torna sotto i riflettori. Dalle 18 alle 21 di giovedì alcune decine di detenuti hanno costretto agli straordinari il direttore Salvatore Pinuccio. Al quarto piano, si è scatenata una rissa presto degenerata in aperto scontro. Da una parte gli agenti di Polizia penitenziaria, dall’altra un gruppo di detenuti comuni «armatisi» di suppellettili e oggetti taglienti. L’iniziale tensione è degenerata per ore, al punto che sono arrivati rinforzi per normalizzare la situazione. Il bilancio è di due agenti ricoverati al Pronto soccorso, colpiti con le gambe di un tavolo.
«Quel che è accaduto è gravissimo, anche in relazione all’atteggiamento assunto da molti detenuti di nazionalità araba» tuona Donato Capece, segretario generale del Sappe, il sindacato autonomo. «Nella sezione detentiva regolamentata dalla vigilanza dinamica, che permette ai detenuti di girare liberi buona parte del giorno e che per questo presenta livelli minimi di sicurezza, si respirava alta tensione, con atteggiamenti palesemente provocatori da parte di buona parte dei detenuti verso i poliziotti. Due poliziotti penitenziari sono stati aggrediti e feriti senza alcuna giustificazione. Molti inneggiavano ad Allah e all’Isis». L’episodio rimette comunque in primo piano la gestione di una struttura — costruita insieme all’aula bunker del processo 7 aprile – concepita per 430 detenuti, ma che di fatto ne contiene più di 800. Un carcere super-sicuro, da cui alle 4.30 del 14 giugno 1994 era evaso Felice Maniero, il boss della Mala del Brenta.
In vent’anni, al Due Palazzi è successo di tutto: carcere modello che sforna i panettoni destinati al papa, fa lavorare al call center dell’Azienda ospedaliera e riceve le visite dei Vip al seguito delle coop sussidiarie. Ma anche la lunga scia di suicidi, autolesionismo, patologie.
È il carcere che produce la rivista «Ristretti Orizzonti» o che ha messo in scena «Experti» grazie al laboratorio di Maria Cinzia Zanellato e Loris Contarini. E Padova ha saputo perfino dribblare le pene con una squadra di calcio speciale: «Palla al piede» che gioca fuori classifica (sempre in casa…) in Terza Categoria grazie all’ostinazione alternativa della Polisportiva San Precario. Ma al Due Palazzi sembra di casa lo spettro dell’anomalia. Il pubblico ministero Sergio Dini ha chiuso in autunno il fascicolo d’indagine con 48 capi d’accusa: 5 agenti, un avvocato, 18 detenuti e sette tra parenti e amici devono rispondere delle attività di una sorta di gang al soldo della criminalità organizzata. Droga, smartphone, film porno e traffici vari all’interno delle celle con clamorose complicità dei «controllori».
Una vicenda inquietante che ha alimentato tragiche conseguenze e interrogativi irrisolti. E proprio il Due Palazzi è stato sanzionato in base all’articolo 3 della Convenzione europea sui diritti dell’uomo. Federico Tommasin ha ottenuto la libertà con venti giorni d’anticipo e 2.700 euro di risarcimento grazie al ricorso presentato al magistrato di sorveglianza Linda Arata. Aveva dormito mesi per terra in una cella con undici detenuti invece dei sei previsti… Ma da giovedì sera il carcere di Padova fa notizia solo grazie alla «rivolta jihadista». Il sindaco leghista Massimo Bitonci getta benzina sul fuoco: «Trovo molto preoccupante per l’incolumità dei padovani che alcuni detenuti arabi abbiamo inneggiato all’Isis. La nostra comunità non può permettersi di mantenere soggetti pericolosi in attesa del rilascio».
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