«Candidiamo un NN, Non Nazareno» Vendola e Civati chiamano i 5 Stelle

by redazione | 24 Gennaio 2015 10:11

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ROMA Al Quirinale deve salire un candidato «NN», un Non Nazareno, che raccolga la sua spinta propulsiva verso il Colle fuori dal perimetro tracciato fin qui da Matteo Renzi e da Silvio Berlusconi. A 5 giorni dal primo scrutinio per l’elezione del presidente della Repubblica, prende coraggio il fronte radicale assai variegato, e potenzialmente litigioso, che comprende i disubbidienti del Pd sulle riforme, ciò che rimane di Sel, i fuoriusciti grillini e altri ancora che sognano di coinvolgere Beppe Grillo e i suoi 15o grandi elettori nelle manovre per il Quirinale: «Il M5S deve decidere se essere efficace o rimanere un complemento d’arredo», azzarda Nichi Vendola (Sel) che era stato accusato dal grillino Roberto Fico di essere il campione dei «giochi di palazzo». Sul nome del candidato ideale «NN» ovviamente nessuno degli interessati intende bruciare un’altra volta il nome e la statura di Romano Prodi. Ma è chiaro che è quello l’«altissimo profilo» cui tutti pensano.
Il copyright «NN», Non Nazareno, è di Pippo Civati (Pd): «Tutti coloro che stanno dicendo peste e corna del patto del Nazareno e della sua estensione addirittura alla creazione di un nuovo soggetto politico, dovrebbero fare una proposta sull’elezione del presidente della Repubblica perché non sia espressione del Nazareno. Fino alla rottura sulle riforme tutti negavano che nella trattativa privata del patto ci fosse anche il Quirinale ma ormai tutti ammettono che non era vero». Ecco dunque che altri sostenitori di un candidato «NN» si sono fatti avanti sempre tenendo occhio le reazioni dei 5 Stelle. «Rompere il patto del Nazareno non è un gioco di palazzo», insiste Vendola. «Il M5S non faccia regali al patto del Nazareno e apra il confronto su un candidato politico», aggiunge il bersaniano Alfredo D’Attorre. «Solo un presidente non Nazareno può curare le ferite tra istituzioni e cittadini», scrive su Twitter Corradino Mineo (Pd). Mentre l’ex ministro Cesare Damiano, sempre del Pd, parla ancora più chiaro: «Per il Quirinale, dopo le gravi turbolenze sull’Italicum, Renzi deve cambiare verso: il nome del futuro presidente della Repubblica va concordato in primo luogo nel Pd».
Sono giorni che circola tra i deputati del Pd il «test per il candidato Non Nazareno». Eccolo: «Firmerebbe, il candidato “NN”, un decreto per cancellare la sanzione penale a chi si macchia del reato di frode fiscale seppure sotto un tetto percentuale stabilito del suo reddito complessivo?».
Mentre la partita sul Quirinale si fa più dura, il governo evita di inasprire i toni con la minoranza del Pd sul terreno delle riforme. Al Senato, dopo la seduta notturna di giovedì saltata perché Forza Italia non assicurava la presenza in Aula, ieri si è persa una giornata di lavoro intera che pure era stata conteggiata come vitale nella corsa dell’Italicum verso l’approvazione prima del voto per il Colle. Si è preferito rinviare a lunedì il voto sull’emendamento Finocchiaro. Quello che riscrive la legge elettorale secondo l’accordo del Nazareno 2.0. Appunto.
Dino Martirano
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