Canapa, la riforma che viene dagli Usa

by redazione | 14 Gennaio 2015 19:17

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Il 2014 è stato l’anno della svolta nelle poli­ti­che sulla can­na­bis negli Stati Uniti. Lo rias­sume bene l’associazione ame­ri­cana Norml che da oltre qua­ranta anni si batte per la riforma della poli­tica delle dro­ghe sta­tu­ni­tense. ll paese pro­mo­tore del proi­bi­zio­ni­smo mon­diale si ritrova a fare i conti con la depe­na­liz­za­zione e la lega­liz­za­zione della ven­dita della mari­juana in almeno quat­tro impor­tanti stati della federazione.

L’anno era ini­ziato con l’apertura dei primi negozi per il com­mer­cio della mari­juana anche per uso ricrea­tivo in Colo­rado (gen­naio) e poi nello Stato di Washing­ton (luglio). I due stati ave­vano preso la loro irre­vo­ca­bile deci­sione in occa­sione delle ultime ele­zioni pre­si­den­ziali del 2012, gra­zie alla schiac­ciante vit­to­ria nei rela­tivi refe­ren­dum. A novem­bre 2014, in occa­sione delle ele­zioni di metà man­dato, anche i cit­ta­dini dell’Oregon, dell’Alaska e del distretto fede­rale della Colom­bia, il distretto della capi­tale Washing­ton, hanno appro­vato la depe­na­liz­za­zione dell’uso della mari­juana a scopo ricrea­tivo. Ancora, a feb­braio, un impor­tante passo avanti: il Con­gresso ha rico­no­sciuto l’autonomia degli stati in mate­ria di poli­tica della droga, ponendo fine al con­flitto con i poteri cen­trali, visto che la nor­ma­tiva sulle dro­ghe è di com­pe­tenza federale.

Ed anche il Pre­si­dente Barack Obama è inter­ve­nuto per limi­tare la pos­si­bi­lità che il Dipar­ti­mento di Giu­sti­zia possa adot­tare misure penali con­tro coloro che agi­scono nel rispetto delle leggi sulla mari­juana medica negli stati che le hanno approvate.

Oltre i con­fini degli stati pio­nieri, il vento della riforma scuote tutta l’America. In un’indagine del Wall Street Jour­nal e un son­dag­gio di NBC News, nel marzo 2014,  gli inter­vi­stati dichia­rano che il con­sumo di can­na­bis com­porta meno danni alla salute di quanto non fac­cia il con­sumo di tabacco, l’alcol, o l’eccesso di zuc­chero. Il giu­dice distret­tuale Kim­berly Muel­ler ha avviato in otto­bre le pro­ce­dure per dimo­strare l’incostituzionalità della pre­senza della mari­juana nella Tabella I della legge anti­droga, sup­por­tata dalle evi­denze scien­ti­fi­che che con­tra­stano con la defi­ni­zione della can­na­bis come «sostanza che crea una grave dipen­denza», «con alto poten­ziale di abuso» e «senza usi utili alla medicina».

Nel frat­tempo negli stati che hanno lega­liz­zato la mari­juana per usi medici, sono dimi­nuiti i morti per over­dose da oppia­cei  come docu­men­tato dallo stu­dio della testata medica Jama Inter­nal Medi­cine, pub­bli­cato in ago­sto;  men­tre già in aprile, sulla rivi­sta Plos one, si dimo­strava come in que­gli stessi stati fos­sero dimi­nuiti omi­cidi ed aggres­sioni. Tutto que­sto senza con­si­de­rare l’introito che deriva dalla tas­sa­zione delle ven­dite della mari­juana libe­ra­liz­zata, che nel solo Colo­rado, da gen­naio ad ago­sto, ha reso qua­ran­ta­cin­que milioni di dol­lari: soldi in più a dispo­si­zione della comu­nità che potranno essere inve­stiti in istru­zione e pro­getti sociali.

In Ita­lia, l’accordo fra i mini­steri della Salute e della Difesa per l’avvio della col­ti­va­zione per uso medico della canapa da parte dell’Istituto Far­ma­ceu­tico Mili­tare di Firenze sem­bra già impan­ta­nato nel labi­rinto buro­cra­tico. La depe­na­liz­za­zione della col­ti­va­zione ad uso per­so­nale, solu­zione sem­plice e razio­nale, rimane bloc­cata in Par­la­mento, men­tre il mer­cato nero che forag­gia anche la cri­mi­na­lità cre­sce costan­te­mente seguendo il trend di con­sumo della can­na­bis in aumento in tutta l’Europa.

Il 2014 negli Stati Uniti dimo­stra che forse l’insensata e fal­li­men­tare guerra alla droga volge final­mente al ter­mine ed è tempo anche in Ita­lia di supe­rare l’impostazione proi­bi­zio­ni­sta, tro­vando solu­zione nuove ad una que­stione che coin­volge migliaia di cittadini.

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