Avvistati e braccati da 88 mila agenti Ma i due fratelli sfuggono ancora

by redazione | 9 Gennaio 2015 9:15

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 VILLERS COTTERETS L a strada provinciale che unisce Crépy-en-Valois e Senlis è una catena di blindati lunga almeno cinque chilometri. Ogni mossa, ogni gesto di questa caccia all’uomo ha dimensioni giganti, e se davvero la campagna battuta dal vento della Piccardia fosse l’ultima tappa del viaggio dei fratelli Kouachi non ci potrebbe essere contrasto più stridente tra il paesaggio da idillio nordico con i campi battuti dal vento e la loro jihad domestica.
Sono stati loro. È questo il senso delle parole pronunciate dal ministro dell’Interno Bernard Cazenueve al termine di un monologo spacciato per conferenza stampa, convocata all’improvviso anche per mettere qualche punto fermo negli ultimi due giorni segnati da informazioni e paure contraddittorie.
«Said Kouachi è stato formalmente riconosciuto da più testimoni come aggressore materiale» ha detto il rappresentante del governo francese. Il più vecchio dei fratelli Kouachi non è mai stato accusato o condannato per atti di terrorismo, ma è apparso «ai margini» delle inchieste francesi che hanno visto coinvolto il secondogenito Chérif, l’aspirante jihadista ben noto alle forze dell’ordine. Secondo il New York Times invece Said sarebbe stato anche lui un militante di primo piano, essendo stato addestrato nei campi di Al Qaeda in Yemen. Entrambi «violentemente antisemiti», i due fratelli erano stati oggetto di stretta sorveglianza, ma nessun «elemento incriminante» era emerso su di loro negli ultimi due anni, nonostante fossero stati messi sulla no-fly list degli Usa. Nessuna parola di Cazeneuve sulla sorte del giovane Mourad Hamyd, che per un’intera giornata è stato considerato il terzo uomo del commando. La scorsa notte si è presentato di sua volontà al commissariato di Charleville-Mézières, nelle Ardenne, dove vivono i suoi genitori. Con sé ha portato un alibi che in caso di conferma esporrebbe gli investigatori a una discreta figuraccia: all’ora dell’attentato si trovava a scuola, in un’altra città.
I familiari di Said e Chérif Kouachi sono quasi tutti in stato di fermo, ha detto il ministro, lasciando intendere che si tratta di un modo per mettere pressione sui fuggitivi. Erano loro le abitazioni perquisite la scorsa notte a Reims senza grandi riscontri. All’alba di ieri la caccia è ripresa in direzione nord, subito dopo la telefonata del benzinaio della stazione di servizio Avia sulla strada nazionale 2, appena dopo il villaggio di Crépy-en-Valois, 60 chilometri da Parigi e duemila abitanti nel dipartimento dell’Aisne, in Piccardia. Il commerciante ha affermato di aver riconosciuto i due fratelli negli uomini che stavano cercando di fare rifornimento a sbafo, di aver anche intravisto, particolare dirimente , dei kalashnikov adagiati sui sedili posteriori della vettura.
La conferma è arrivata dalle immagini riprese dalla telecamera di sorveglianza del distributore, che hanno anche certificato l’avvenuta sostituzione della targa originale, segno del fatto che i due fratelli devono aver effettuato almeno una sosta durante la loro fuga da Parigi. Per una volta, non si trattava di un falso allarme. Verso mezzogiorno la Clio grigia usata dai presunti autori della strage sarebbe stata ritrovata, condizionale d’obbligo in quanto manca la conferma ufficiale, in un bosco appena fuori da una fattoria disabitata di Villers Cotteret, il più grande comune della zona.
Le ricerche sono cominciate in quel momento, una battuta di caccia nei boschi che sta coprendo un’area di venti chilometri in lunghezza e 10 di larghezza, estesa nella notte anche alla foresta di Retz, alla quale prendono parte elicotteri a raggi infrarossi, brigate e corpi speciali di ogni genere, per un totale di 20.000 uomini dispiegati sul campo in assetto di guerra, da sommare agli altri 68.000 che nel resto della Francia stanno braccando i due fratelli. Ma il gigantismo di questa ricerca sul campo nella quieta Piccardia non ha dato i frutti sperati. Solo per ora, almeno così si spera.
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