«I cittadini italiani — dice ancora Alfano — devono stare all’erta, si devono guardare intorno e se hanno qualcosa da segnalare lo dicano subito alle autorità». Quanto alle misure straordinarie discusse ieri, la più clamorosa è quella, proposta dal ministro spagnolo Jorge Fernandez Diaz: «Modificare gli accordi di Schengen e riconsiderare la possibilità di controlli alle frontiere». La proposta ha suscitato molte perplessità, ma è comunque stata presa in considerazione. «Schengen è una grande conquista di libertà che non può essere regalata ai terroristi», è la posizione italiana espressa da Alfano che tuttavia rilancia sul «rafforzamento dei controlli». In particolare il riferimento è ai dati dei viaggiatori raccolti dalle compagnie aeree. La cosiddetta questione del pnr (personal number record), e cioè la scheda che i vettori compilano per ogni passeggero, che viene associato a un numero: in quella scheda vi sono moltissime informazioni personali, nome, età, metodo di pagamento del biglietto, eventuali preferenze alimentari espresse durante il viaggio o condizioni sanitarie emerse, oltre che ovviamente tutte le informazioni relative agli spostamenti.
In America, Australia e Canada le compagnie sono obbligate a condividere tali informazioni con le autorità. In Europa no. Per motivi di privacy. «La condivisione del pnr — secondo Alfano, ma anche secondo la maggioranza dei suoi colleghi — deve essere considerata una priorità».
Dovrà invece variare il rapporto tra gli stati e i colossi di internet. Dopo la stagione della criminalizzazione (Nsagate) sembra affacciarsi l’era della collaborazione. Le moschee non hanno più un ruolo primario nella cooptazione jihadista.
Ad esse si è sostituita Internet. Il segretario alla giustizia Usa che partecipava all’incontro ha spiegato come sia ormai «indispensabile la collaborazione con gli operatori di Internet per identificare e ritirare rapidamente i contenuti che incitino all’odio e al terrorismo».