Ancora una volta per il mani­fe­sto

Ancora una volta per il mani­fe­sto

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Cari com­pa­gni, è ine­dito scri­versi fra di noi: abbiamo lavo­rato troppo a lungo assieme per aver dovuto ricor­rere alla cor­ri­spon­denza per comu­ni­care. Ci si par­lava, e basta.

Non è più così da non poco tempo, e per cir­co­stanze che per cia­scuno di noi sono state diverse nei tempi e nei modi, ma che hanno in comune ana­lo­ghe ragioni: l’esser venuto meno il col­let­tivo di cui tutti ci siamo sen­titi parte integrale.

Quel tipo di rap­porto pro­ba­bil­mente non si creerà più, per ovvie ragioni gene­ra­zio­nali, ma anche – lo sap­piamo tutti – per via delle divi­sioni, poli­ti­che e edi­to­riali, che ci hanno reci­pro­ca­mente allon­ta­nato in que­sti ultimi tempi.

Seb­bene io abbia ripreso a scri­vere sul gior­nale, non per que­sto fac­cio parte del col­let­tivo che lo fa e ne è respon­sa­bile; e che ne porta anche il non irri­le­vante peso.

Se ora vi scrivo non è per ria­prire un dibat­tito, che certo sarebbe utile ma dovrà avere altri, più lun­ghi e impe­gna­tivi iti­ne­rari che non una mis­siva come questa.

Se scrivo ora è per un motivo più impor­tante e urgente: la sorte di que­sto gior­nale di cui anche io con altri, alcuni pur­troppo defunti, siamo stati fra i fon­da­tori, così come alcuni fra i più anziani di voi dell’attuale redazione.

Scrivo per dirvi che farò, e cer­cherò di far fare, quanto è pos­si­bile per aiu­tare l’acqui­sto della testata « il mani­fe­sto » da parte della nuova coo­pe­ra­tiva, che ha avuto il merito di garan­tire l’uscita del gior­nale dopo il fal­li­mento della vec­chia coo­pe­ra­tiva, e per mobi­li­tare a que­sto fine anche i tanti che in que­sti ultimi anni si sono allon­ta­nati — o per­ché al gior­nale non col­la­bo­rano più, o per­ché non lo leg­gono e non lo sen­tono più come «loro» – affin­ché que­sta sto­ria più che qua­ran­ten­nale non abbia a morire.

Non si tratta solo di pre­ser­vare un oggetto di anti­qua­riato, e a muo­vermi non è la nostal­gia (anche se un po’ sì, è stata una bella sto­ria!), ma la attua­lis­sima con­sa­pe­vo­lezza che «il mani­fe­sto» tutt’ora è – ci è – indi­spen­sa­bile. Tanto più in un tempo poli­tico che sen­tiamo tutti grave, ma che è anche ricco di nuove ener­gie che di un punto di rife­ri­mento, un luogo di incon­tro hanno più che mai biso­gno per non disperdersi.

Allego boni­fico di mille euro.



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