«Ti servono i contanti? Te li porto» La segretaria svela il «libro nero»

by redazione | 5 Dicembre 2014 9:28

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ROMA È accusata di essere la «cassiera» della banda guidata da Massimo Carminati ed è la prima a crollare. Da una cella del carcere di Rebibbia dove è stata rinchiusa martedì scorso, parla Nadia Cerrito e conferma le dazioni «in nero» a politici e funzionari.
Collabora la segretaria di Salvatore Buzzi, il socio dell’ex estremista dei Nar. Ammette di essere stata lei «a preparare le buste con i contanti». E nell’indagine dei pm si registra il primo punto di svolta. Le carte processuali le assegnano un ruolo strategico nell’organizzazione. Lei dice di averlo fatto «per non essere licenziata». Ma ad accusarla c’è il «libro nero» sequestrato nel suo appartamento con l’elenco delle somme pagate e l’iniziale di chi le ha percepite. Decine e decine di dazioni, al massimo 15 mila euro, servite alla banda per controllare il Campidoglio e forse ottenere appalti anche dalla Regione Lazio. Un tariffario al quale si aggiungevano gli extra che il «capo», d’accordo con Carminati, avrebbe versato in occasioni particolari come le cene elettorali del sindaco Gianni Alemanno.
«Fondi riservati»
Non esita Cerrito di fronte al giudice che ha ordinato la sua cattura. E assistita dall’avvocato Bruno Andreozzi, dichiara: «Intendo rispondere all’interrogatorio». Spiega di essere «impiegata della “Cooperativa 29 giugno” da quindici anni e ho uno stipendio da ragioniera. In realtà sono cinque cooperative, abbiamo circa 1.200 dipendenti». Al gip Flavia Costantini che le chiede come mai il “libro nero” sia stato trovato nel suo appartamento e non in ufficio dice: «Lo tenevo sempre nella borsa perché Salvatore Buzzi mi aveva detto che riguardava pagamenti riservati e dunque non volevo che altri lo vedessero».
I dettagli fanno la differenza. Lei li racconta, anche se nel primo interrogatorio mostra di non voler cedere completamente. E conferma: «Buzzi portava i soldi in contanti e io provvedevo a preparare le buste con le sue indicazioni. La “B” che vedete per me equivale a Buzzi. Io non sapevo quale fosse la destinazione finale di soldi, chi fossero i percettori».
«Era illegale»
Il giudice la incalza, lei cede: «Sapevo che si trattava di cose illegali visto che era una contabilità parallela che quindi non doveva essere registrata in alcun modo, ma io non mi potevo sottrarre. Mi dicevano di preparare i soldi in contanti e mi dicevano che dovevano essere messi nelle buste. Io non potevo dire di no. Ho una famiglia, un padre malato, avevo paura di perdere il lavoro. Le buste hanno cominciato a chiedermele due o tre anni fa».
L’elenco dei politici finiti nell’inchiesta va da Alemanno, al capo della sua segretaria Antonio Lucarelli, al capogruppo del Pdl alla Regione Lazio Luca Gramazio. E poi ci sono gli uomini del Partito Democratico: il consigliere regionale Luca Odevaine, il suo collega Eugenio Patanè, il presidente dell’assemblea capitolina Mirko Coratti. E poi ci sono gli “amici” come l’ex segretario della federazione romana Lionello Cosentino; il capo della segreteria di Ignazio Marino, Mattia Stella; il vicesindaco Luigi Nieri; il deputato Umberto Marroni; l’assessore comunale alla casa Daniele Ozzimo, marito della parlamentare Michela Campana, responsabile Welfare del partito, destinataria di una richiesta di un’interrogazione parlamentare di Buzzi che nell’sms di risposta scrive: “bacio grande Capo”.
«Vidi Panzironi»
Cerrito conferma di aver saputo dei soldi dati da Buzzi a Carminati, ma quando le chiedono se conosca l’ex estremista dei Nar la donna sembra vacillare. I carabinieri del Ros guidati dal generale Mario Parente hanno filmato e registrato incontri e conversazioni avvenuti nella sede della cooperativa. Il giudice le contesta una riunione del 29 gennaio scorso quando «Paolo Di Ninno, alla presenza di Nadia Cerrito, faceva un resoconto a Buzzi e Carminati della contabilità, ufficiale e parallela, delle cooperative dagli stessi gestite, interloquisce con Carminati circa il modo per fargli pervenire un flusso economico» e durante la quale lei «menziona il “libro nero” e Carminati chiede di “tirar fuori un po’ di soldi”». Lei dice di non averlo visto.
Le fanno ascoltare un’altra intercettazione ambientale del 16 maggio 2013 su 15 mila euro dati a Franco Panzironi, ex amministratore dell’Ama.
Buzzi : «C’avemo i soldi oggi?».
Cerrito : «Sì, te servono?».
Buzzi : «Sempre i 15 mila, oggi è l’ultima settimana e ho finito».
Cerrito : «Te li porto?».
Lei conferma che Panzironi «veniva in ufficio», mentre Riccardo Mancini e il direttore del servizio Giardini del Campidoglio Claudio Turella «li ho sentiti nominare», mentre Gramazio «non l’ho mai sentito». Nei prossimi giorni sarà nuovamente interrogata dai pm Paolo Ielo, Giuseppe Cascini e Luca Tescaroli e continuerà a parlare. Il difensore di Buzzi, l’avvocato Alessandro Diddi, annuncia: «Solleciterò un interrogatorio per la prossima settimana per rispondere alle domande degli inquirenti. Leggeremo le carte e decideremo quale atteggiamento tenere nei confronti della procura». Di più non dice. Ma di fronte alle possibili crepe nel muro di silenzio finora eretto dagli indagati, sono in molti a tremare.
Fiorenza Sarzanini
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