“Spezziamogli le costole” dai pestaggi agli affari così la banda dei Neri comandava la città
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ROMA. PER transitare indenne nei trasformismi della Seconda. Nere sono le complicità e la forza di ricatto su cui Massimo Carminati costruisce il proprio mito e la capacità di intimidazione. Nera è l’antica obbedienza che lo annoda «a uomini delle forze dell’ordine e dei Servizi». Nero è l’album di famiglia che consente «agli uomini dell’Associazione — scrive il gip Flavia Costantini — di presentarsi ai propri interlocutori in una dimensione “metaindividuale”. Semplicemente come “Noi”».
Sono la forza e la ferocia di questo vincolo, che rendono l’ex sindaco Alemanno organico a un Sistema dove sul proscenio dei tre Mondi — di Sopra, di Mezzo, di Sotto — affacciano uomini apparentemente diversi, ma al contrario maschere di una stessa rappresentazione. Gli ex Nar Riccardo Brugia, Fabio Gaudenzi e Mario Corsi, il “colletto bianco” e già avanguardista e rapinatore Riccardo Mancini, il “nazista” Gennaro Mokbel, il commercialista Marco Iannilli, piuttosto che il consigliere regionale e figlio della tradizione missina Gramazio junior, il già militante della Destra sociale e quindi “manager” a comando in Enav e Technosky Fabrizio Testa, l’avvocato Pierpaolo Dell’Anno. Del resto, «l’associazione ha una dimensione reticolare», scrive il gip. E infatti per prendersi Roma, Carminati si fa ragno. In una tela, nei cui angoli si afferra in cosa declini il Nero di questa mafia.
“DAMOJE ‘NA MARTELLATA”
Nel Mondo di Sotto, è violenza pura. Fisica. Il 30 maggio 2013, al poveretto che non ce l’ha fatta a rispettare la scadenza di un prestito a strozzo, vengono spaccate diverse costole. Lui piange al telefono: «M’avevate detto che non me toccavano…». La risposta è lapidaria: «Quando uno picchia qualcuno è perché se vede che ha fatto quarcosa. Sennò, uno no ‘o picchiano ». Né va meglio al gioielliere che ha la pessima idea di vendere due orologi di Riccardo Brugia, l’uomo che siede alla destra di Carminati, e ritardare la consegna del denaro che ne ha ricavato. Accompagnato da Carminati, Brugia lo affronta. «Ti ho cercato da tutte le parti, figlio mio… Fortunatamente stavi dentro al bar e non è successo niente di quello che te doveva succedere» Il gioielliere si butta a pietà: «Tu hai ragione. Mi dispiace perché io sto in torto…». Brugia lo interrompe. «Non me fa’ veni’ a casa. Non me fa’ scomoda’.
Lo so, tu non c’hai i soldi per far la spesa, ma io che devo fa’?». Carminati, fin lì silenzioso, dice la sua: «Non c’ha i soldi per fare la spesa…. Dio buono… che noia… C’ho il cuore debole… non piangere». Quindi, abbandonando il disgraziato ai suoi incubi, decide il da farsi: «Stavolta, je spaccamo la faccia», Ma Brugia ha un’idea migliore: «No, no. Jè do’ una martellata in testa».
IL SACRIFICIO DI MANCINI
Nel Mondo di Mezzo, spezzare le ossa non serve. La violenza è, per dirne una, il sacrificio umano di Riccardo Mancini. Scrive il gip: «In occasione del suo arresto nel marzo 2013 per la vicenda Breda-Menarini, al fine di garantire condizioni di omertà, attraverso il silenzio di costui, l’indagine è stata costantemente monitorata da Carminati, essenzialmente attraverso l’avvocato Pierpaolo Dell’Anno (imposto a Mancini come difensore, ndr) », che di fatto impedisce «fuori dal legittimo esercizio di diritti difensivi, che Mancini eserciti liberamente i suoi diritti di indagato, al fine della tutela di interessi dell’organizzazione ».
Già, Pierpaolo Dell’Anno. Figlio di Paolino Dell’Anno, già magistrato di Cassazione nel collegio presieduto da Corrado Carnevale. Un altro frammento della storia avvelenata degli anni in cui nel palazzo di giustizia di Roma comandava Claudio Vitalone e Massimo Carminati (che con Vitalone fu coimputato nel processo Pecorelli) girava libero per la città. Un tempo che l’andreottiano Vittorio Sbardella, ebbe a ricordare così di fronte alla magistratura palermitana: «Vitalone ha sempre coltivato buoni rapporti con il presidente Carnevale e con tanti altri magistrati amici della Corte di Cassazione, tra i quali posso ricordare Paolino Dell’Anno, che è un uomo a lui molto legato ed anzi devoto. Paolino Dell’Anno, peraltro, credo che sia stato sponsorizzato da Claudio Vitalone per il suo trasferimento in Cassazione».
LA VOCE DI “MARIONE”.
C’è poi, lo sappiamo, il Mondo di Sopra . Dove conta altro. Magari avere una radio o un giornale. Il 20 giugno 2013, subito dopo l’elezione di Marino, Carminati conversa con Mario Corsi, che è il suo scendiletto dai tempi dei Nar (quando viene accusato dell’omicidio degli studenti milanesi Fausto e Iaio). A Roma lo chiamano “Marione”, e, con il tempo, si è costruito una singolare fama di giornalista radiofonico del tifo romanista. Ma con il giornalismo, Corsi non ha nulla a che spartire. La Roma e il calcio sono una scusa. La “ciccia” sono gli affari di Carminati.
Carminati : «Adesso si va a bussacchiare ».
Cors i: «Adesso è ora de tira’ le reti».
Carminati : «Gli si dice: “E che cazzo… Ora che abbiamo fatto questa cosa, che progetti c’avete? Teneteci presenti per i progetti che c’avete, Che te serve? Che cosa posso fare? Come posso guadagnare? Che te serve il movimento terra? Che ti attacco i manifesti? Che ti pulisco il culo? Ecco, te lo faccio io. Perchè se poi vengo a sape’ che te lo fa un altro, capito? Allora è una cosa sgradevole…».
LE CAMPAGNE DEL “TEMPO”
Nell’agenda di Carminati ci sono anche il quotidiano Il Tempo e il suo direttore Gianmarco Chiocci. Si legge a pagina 919 dell’ordinanza: «Il 12 marzo 2014 sul Tempo viene pubblicato un articolo dal titolo “Centro rifugiati bloccato dai Francesi. Palla al Tar” volto a promuovere da parte di Buzzi e Carminati una campagna mediatica favorevole al primo, al “Consorzio Eriches 29”, che si era aggiudicato la gara d’appalto europea bandita dalla Prefettura di Roma, nonostante l’esiguità del prezzo; ragione per la quale, in seguito al ricorso proposto dalla francese Gepsa, il Tar aveva sospeso l’assegnazione».
La campagna del Tempo — argomenta il gip — «è volta a ingenerare dubbi sull’imparzialità dell’autorità giudiziaria amministrativa » ed è «sollecitata anche dall’intervento di Alemanno, che viene ringraziato da Buzzi». Ma c’è di più. «Carminati — annota il gip — si era addirittura mosso di persona, incontrandosi, il 13 marzo 2014, con il direttore del Tempo ».
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