by redazione | 29 Dicembre 2014 18:27
ROMA – Nuove leggi, sentenze europee di condanna, inversioni di rotta, presenze in calo: il carcere è stato uno dei temi caldi di questo 2014. Nel corso dell’anno si è messo mano alle normative, sono stati corretti errori e si è abbattuto, anche se non del tutto, il sovraffollamento. Maggiore l’attenzione ai diritti dei detenuti, imposta dall’Europa, anche se manca ancora il garante nazionale.
Leggi nuove e leggi abrogate. La legge Fini-Giovanardi sulle droghe è incostituzionale e va abrogata: a stabilirlo è la Corte Costituzionale, che nel mese di febbraio ha bocciato la legge che, dal 2006, equipara le droghe leggere a quelle pesanti, responsabile di molti ingressi in carcere.
Parallelamente, il decreto legge “svuota-carceri”, poi convertito in legge[1], ha ampliato l’utilizzo del braccialetto elettronico, imposto un maggior ricorso ai domiciliari, introdotto la messa alla prova. Il decreto ha stabilito pene più lievi e niente arresto in flagranza per il “piccolo spaccio”; libertà anticipata speciale per i detenuti che danno prova di un’effettiva rieducazione, fatto salvo chi si è macchiato di delitti di mafia e altri reati gravi; espulsione come misura alternativa alla detenzione per i detenuti stranieri per pene non superiori ai due anni.
Ad aprile, il “ddl pene alternative[2]” che contiene, tra l’altro, la depenalizzazione del reato di immigrazione clandestina e le norme sulla messa alla prova”.
Meno sovraffollamento. Il 2014 è stato segnato da una riduzione consistente del numero di detenuti: diecimila in meno in dieci mesi[3] (dati al 30 settembre 2014). Dai 64.047 ristretti di fine novembre 2013 si è arrivati infatti a quota 54.195. Non è, però, ancora il momento di tirare il fiato[4], poiché i posti disponibili complessivamente nei 202 istituti sono solo 49.347 : resta un eccesso di 5 mila detenuti.
Il calo ha riguardato perlopiù i detenuti stranieri e i non definitivi ed è riconducibile in larga parte al cambio di rotta imposto dalla sentenza Torreggiani pronunciata l’8 gennaio 2013 dalla Corte europea dei diritti dell’uomo e all’inversione di tendenza della legislazione italiana.
Il nuovo capo del Dap. Solo con il mese di dicembre è arrivata l’attesa nomina del nuovo capo del Dap: è Santi Consolo[5], che va a ricoprire un incarico rimasto vacante dal 27 maggio scorso. Classe ’51, siciliano, Consolo è stato sostituto procuratore ad Enna e Nicosia, giudice e sostituto procuratore generale a Palermo, infine procuratore generale a Catanzaro e Caltanissetta, ma nasce come magistrato di sorveglianza. Attenzione ai diritti umani, al benessere dei detenuti e al volontariato sono le sue parole d’ordine. Mauro Palma, dopo essere stato inserito nella rosa dei papabili a capo dell’Amministrazione penitenziaria, è stato nominato vicecapo.
Chiusura degli opg rinviata. Il primo aprile è scaduto il termine fissato dalla legge per la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari. Ma gli Opg esistono ancora: il Governo ha infatti approvato un decreto di proroga per un altro anno[6] e ha stabilito la chiusura di tutti gli ospedali psichiatrici giudiziari entro il 31 marzo 2015, pena il commissariamento delle regioni. Al momento (novembre 2014) sono 750 le persone ancora internate[7].
Bambini in carcere. La vicenda del piccolo Giacomo, cresciuto in carcere con la madre condannata per reati gravi, ha riacceso i riflettori sulla situazione dei bambini in carcere e segnato una svolta: lo scorso ottobre la Corte costituzionale ha stabilito che la madre potrà essere ammessa alla detenzione domiciliare speciale. Secondo i giudici, infatti, a prevalere è “l’interesse del bambino”. Secondo i dati aggiornati ad oggi del Dap, sono 40 bambini fino a tre anni presenti in carcere[8], mentre le mamme detenute sono 39. (gig)
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