Scala, buonina la prima

by redazione | 7 Dicembre 2014 10:14

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Buo­nina la prima. Anzi no. Biso­gna cor­rere con la memo­ria nell’oltretomba per andare a sbat­tere in un sette dicem­bre più tri­ste di que­sto. C’è un albero pieno di luci alto trenta metri in piazza del Duomo, ma Milano è una città spenta. E Sant’Ambrogio si rivolta nella cripta. E dire che oggi c’è la prima della Scala, un evento mon­diale che cade a pochi mesi da un evento uni­ver­sale, l’Expo. Allora come mai quest’arietta da smobilitazione?

Forse la crisi eco­no­mica è diven­tata una crisi di senso, per tutti, per chi ci sguazza e per chi ci sof­fre. Lo spae­sa­mento è garan­tito, sul palco reale come in piazza, dove almeno ci si con­sola con un paio di uova in tasca (poco male, tanto sono lisi pure gli abiti).

Di sicuro non è colpa del Fide­lio se que­sta è l’opera più diser­tata dalla poli­tica da una cin­quan­tina d’anni a que­sta parte — non un capo di stato né un primo mini­stro — e nem­meno creerà troppo disturbo la pas­seg­giata degli asses­sori della giunta Pisa­pia alla fiera degli Oh Bej! Oh Bej!, con le mani allac­ciate die­tro alla schiena. Basterà girarci al largo.

Allora saranno state le severe parole del car­di­nale Angelo Scola a spar­gere un po’ di lucido sco­ra­mento tra i mila­nesi? Impro­ba­bile. E’ vero che l’arcivescovo di Milano ulti­ma­mente parla come un occu­pante esa­gi­tato delle case popo­lari, sca­glian­dosi con­tro il para­dosso di una città con abi­tanti senza case e case senza abi­tanti, ma la noti­zia cir­cola da una ven­tina d’anni e la presa di coscienza di chi ammi­ni­stra la cosa pub­blica è sotto gli occhi di tutti. E certo non aiuta sapere che quest’anno la patacca dell’Ambrogino d’oro verrà elar­gita anche ad Adriano Gal­liani e il Gior­nale.

Sarà dura anche sbir­ciare nei decol­leté delle belle signore. Milano vende moda, ma ormai solo agli stra­nieri. E i nostri ric­chi, per pudore, si limi­tano ad esi­bire un bri­ciolo di insop­por­ta­bile sobrietà. E così il popolo sta­volta si dovrà accon­ten­tare della moglie del primo cit­ta­dino (che veste Armani) o del mede­simo che come sem­pre riu­scirà ad entrare nel suo solito smo­king. A meno che qual­cuno si strappi i capelli per l’abitino Lella Curiel della signora Elsa (per chi si ricorda, moglie di quel Monti). Per il resto, a parte i pochi poli­tici corag­giosi invi­tati, sono attri­cette di quart’ordine e per­so­naggi che fati­cano a gua­da­gnarsi un foto anche su un social.

A pro­po­sito, sta­sera non ci sarà nem­meno il botto. Pec­cato. Del pre­si­dente Gior­gio Napo­li­tano già si sapeva, leg­gera indi­spo­si­zione, ma l’assenza che si nota di più è un’altra: all’ultimo minuto ha dato for­fait anche Mat­teo Renzi. La prima della Scala è un palco troppo sci­vo­loso anche per l’uomo che di solito affronta i fischi dei lavo­ra­tori con il dop­pio mento in fuori. Doveva essere la sua prima asso­luta, invece ha scritto una bella let­te­rina di suo pugno al sovrin­ten­dente della Scala, che si è com­mosso: “Verrà per l’Expo”.

Un po’ di pepe almeno col menù della cena di gala per 420 ospiti: un risotto di sapore arcim­bol­diano, una sella di coni­glio con pru­gne e casta­gne e uno sfor­ma­tino di panet­tone in gab­bia di cara­mello. Dopo il Fide­lio, met­te­ranno le gambe sotto il tavolo il mini­stro Fran­ce­schini, il pre­si­dente del Senato Grasso e il pre­si­dente della Regione Maroni, e di con­torno alcuni per­so­naggi che con­tano per dav­vero, come Chri­stine Lagarde (diret­tore del Fmi) e una man­ciata di ban­chieri nostrani.

Baste­ranno per scal­dare la piazza più rituale e neces­sa­ria dell’anno? Forse sì. Con­si­de­rati i tempi che cor­rono, i son­nac­chiosi pre­sidi degli anni scorsi que­sta volta potreb­bero lasciare la scena a una mobi­li­ta­zione più vitale e ragio­nata del solito. Il sipa­rio non è desti­nato a calare con Sant’Ambrogio. Non è una que­stione di numeri ma di pro­spet­tive. A Milano nelle pros­sime set­ti­mane cre­sce­ranno le mobi­li­ta­zioni per la casa, ed è evi­dente che le peri­fe­rie reste­ranno al cen­tro della scena fino alle pros­sime ele­zioni comu­nali (ieri, al quar­tiere Sta­dera, alcuni mili­tanti dei comi­tati per la casa hanno “con­tat­tato” un pre­si­dio di Forza Nuova). Venerdì pros­simo, 12 dicem­bre, la città si fer­merà per uno scio­pero gene­rale molto poli­tico, con due cor­tei, uno della Cgil, l’altro degli stu­denti. E il giorno suc­ces­sivo, sabato 13 dicem­bre, tor­nerà di nuovo in piazza la Milano anti­raz­zi­sta e anti­fa­sci­sta, anche per non dimen­ti­care piazza Fon­tana 45 anni fa.

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