Piazze piene e scontri adesione al 60 per cento “Jobs Act da anni Venti”

Piazze piene e scontri adesione al 60 per cento “Jobs Act da anni Venti”

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ROMA . Un milione e mezzo di persone in piazza e un’adesione media che ha superato il 60 per cento, cortei in 54 città, scontri e tafferugli a Milano, Torino, Roma e Bologna. Il Paese fermo, il 50 per cento dei treni cancellati, il 70 per cento delle metropolitane e dei bus al capolinea. Cgil e Uil hanno cantato vittoria, parlando di «giornata straordinaria» e annunciando la riuscita del sciopero generale contro il Jobs Act e la legge di Stabilità. Non c’era la Cisl («ci dispiace, ma non pensiamo che il Paese abbia bisogno di rassegnazione », ha detto dal palco di Torino Susanna Camusso). C’erano l’Ugl e gli studenti, i movimenti antagonisti e i centri sociali. Migliaia di palloncini con il volto del premier e il naso di Pinocchio, tante manifestazioni tranquille, ma anche lanci di uova e letame contro banche, uffici e sedi del Pd. Ecco cronaca e cifre del “Così non va”, il primo sciopero generale contro il governo Renzi.
I NUMERI
Un milione e mezzo di persone in 54 piazze italiane. Le adesioni medie sui luoghi di lavoro, secondo il sindacato, hanno superato il 60 per cento.
Fermi il 50 per cento dei treni, metro chiuse e autobus in deposito (la media è del 70 per cento con punte del 90), centinaia di voli cancellati: 312 a Fiumicino e 39 a Ciampino, per quanto riguarda gli scali romani; altre 260 cancellazioni – fra Malpensa, Linate e Orio al Serio – in Lombardia.
GLI SCONTRI
Tutto tranquillo nelle piazze gestite dal sindacato, ma non altrettanto nei cortei dei gruppi autonomi e dei movimenti per la casa. Tafferugli a Milano, quando il corteo degli studenti e dei centri sociali è passato alle spalle del Pirellone, sede della Regione Lombardia: un gruppo di ragazzi travestiti da Babbo Natale ha cercato di scavalcare i cancelli per portare i “pacchi2 al presidente della Giunta Roberto Maroni. E’ partita la carica: 11 contusi fra le forze dell’ordine. Tafferugli anche a Torino nel corteo degli autonomi: 4 feriti, 9 fermati. A Roma, i movimenti per la casa hanno occupato uno stabile, è partita la carica: dieci feriti, due arrestati. A Bologna il corteo dei collettivi ha lanciato uova, vernice e letame contro l’Ufficio Protesti della Corte d’Appello e la sede di Ndc. Nel pomeriggio scontri e manganellate anche nei pressi dell’Università, dove era presente il ministro Madia. A Palermo i centri sociali hanno lanciano vernice e uova contro la sede del Pd.
DAL PALCO
Susanna Camusso, in cappotto rosso fuoco, ha parlato da Torino: «Il Jobs Act contiene norme da anni Venti», ha detto. E ancora: «In un Paese normale i lavoratori si ascoltano, il governo scelga fra conflitto e dialogo, noi non ci fermiamo ». Carmelo Barbagallo, leader della Uil, ha parlato da Roma: «In Italia si spendono più soldi per i ricercati che per i ricercatori », ha affermato, assicurando che «faremo una nuova Resistenza ». Maurizio Landini, leader della Fiom, era a Genova: «Non ci fermiamo, la lotta continua».
IL GOVERNO
Il premier Renzi ha commentato lo sciopero in serata, al termine del Consiglio dei ministri: «Massimo rispetto per chi ha manifestato, ma non sono tipo da farmi impressionare: le leggi si fanno in Parlamento, non nelle piazze».
Poche ore prima aveva parlato anche il ministro del Lavoro Giuliano Poletti: «Doveroso ascoltare, ma siamo intenzionati ad andare avanti». Reazioni del governo che la Camusso aveva previsto: «Renzi tira dritto? Anche noi», aveva annunciato dal corteo di Torino.
GLI SLOGAN
Frasi ad effetto, striscioni, pupazzi sono tutti per il premier, non c’è traccia del ministro Poletti. Si va dal “Renzi, Renzi, vaffanculo” scandito dalle varie piazze, ai palloncini con il viso del premier e il naso di Pinocchio: se ne sono visti molti al corteo di Roma, dove hanno sfilato anche trattori e betoniere. Cartelli e palloncini anche a Milano e Bologna: tutti rossi con impresso il volto del presidente del Consiglio e la scritta “Renzi, mostro di Firenze”. Il responsabile Pd per la comunicazione ha protestato. Renzi è diventato un pupazzo “Terminator” a Torino. Fra gli striscioni c’erano “Gli imbroglioni nei palazzi, i lavoratori nelle piazze”; “Pochi con tanto, tanti con niente: Buon natale padroni”. Anche molti “Sbrocca Italia” per fare il verso alla legge Sblocca Italia.
ILPD IN PIAZZA
Lo sciopero ha spaccato il partito del premier. Nelle piazze c’erano molti dei parlamentari che alla Camera non hanno votato il Jobs Act. Alfredo D’Attorre, Stefano Fassina e Gianni Cuperlo hanno fatto un pezzo di corteo a Roma. C’era anche Niki Vendola di Sel che ha coniato lo slogan: “Piazza pulita, Paese sporco”. Pippo Civati era a Milano. Tea Albini a Firenze. Rosy Bindi non c’era solo perché impegnata in Commissione. Cesare Damiano, Roberto Speranza e chi in Area riformista ha promosso e sposato le modifiche alla delega lavoro, questa volta non si è fatto vedere. Ha fatto rumore la contestazione a Massimo D’Alema, passato a Bari tra i manifestanti fra frasi del genere “Vattene via” e i “Siete dei porci”: l’attacco è stato rivendicato dai militanti di Alternativa comunista.
LA PRECETTAZIONE
Decisa e revocata dal ministro Lupi nell’ambito di 24 ore il “caso precettazione” per i lavoratori delle Ferrovie ha lasciato uno strascico. Il Garante Roberto Alesse è tornato sul tema ribadendo che lo sciopero «resta in violazione delle regole» e che saranno valutate eventuali sanzioni. Barbagallo, leader della Uil, ha risposto dal palco: «Più che un garante è un partigiano che fa le parti non nostre». Sul tema è tornato anche il premier Renzi: «Siamo intervenuti perché il sacrosanto diritto di sciopero doveva essere garantito. Era da parte mia un dovere, non una concessione».


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