Ore 7.24, scompare aereo con 162 persone

by redazione | 29 Dicembre 2014 9:47

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Un jet scomparso. Un altro abbattuto da un missile nei cieli dell’Ucraina. Ora un terzo svanito in volo, forse inghiottito da una tempesta nel mar di Giava, Indonesia, con a bordo 162 persone.
Questa volta la maledizione malese ha colpito un Airbus 320/200 della compagnia low cost AirAsia. L’aereo è decollato alle 5.27 dallo scalo indonesiano di Surabaya, diretto a Singapore. In apparenza il volo QZ8501 ha coperto un segmento della rotta senza problemi o segnalazioni particolari. Questo almeno fino alle 7.24 quando i controllori hanno perso i contatti: qualche istante prima il comandante Iriyanto, insieme al copilota francese Remi Emanuel Plesel, aveva chiesto l’autorizzazione a salire di quota e a deviare dal percorso stabilito. Una manovra resa necessaria dall’apparire di un’ampia tempesta nella zona. Nessuno sa quello che è avvenuto in seguito. Forse l’Airbus è stato colto da condizioni atmosferiche estreme. Una situazione che ha ricordato, per certi aspetti, il caso dell’Air France al largo del Brasile, nel maggio 2009. Un disastro provocato dal meteo sfavorevole, problemi tecnici e errori umani sui quali si continua a discutere.
Non appena il jet AirAsia è sparito dai radar le autorità hanno ordinato a mezzi aero-navali di perlustrare un’area a circa 150 chilometri dall’isola di Belitung, per poi allargarsi ad altri quadranti. Ricerche coordinate dal vicepresidente indonesiano Jusuf Kalla che si è insediato nel centro di coordinamento di Kemayoran, vicino a Giacarta. Al suo fianco ufficiali dell’aviazione e della polizia, che esaminano ogni ipotesi. L’incertezza ha aumentato l’angoscia dei familiari accorsi in aeroporto alla disperata ricerca di informazioni. Poi dolore, lacrime e la piccola speranza in un miracolo o in un tocco del destino. Come quello che ha salvato la vita ad alcune persone che per un ritardo hanno perso il volo AirAsia.
Indagini sono partite a terra. Di routine. Sui passeggeri, nella grande maggioranza asiatici con l’eccezione di un manager britannico e del copilota francese. Almeno 17 i bambini, compreso un neonato. Attenzione anche alle condizioni dell’Airbus. Consegnato nel 2008, aveva percorso in servizio 23 mila ore di volo ed era stato sottoposto all’ultimo controllo in novembre. Il velivolo è uno degli 86 dell’AirAsia, registrato per l’associata indonesiana della compagnia low cost malese che si è ritagliata uno spazio importante dopo essere stata acquistata dall’imprenditore anglo-malese Tony Fernandes. Ex contabile della Virgin, amico personale del miliardario Richard Branson, con interessi nella Formula 1 — Lotus Racing team — e nel calcio britannico — Queen’s Park Rangers — l’uomo d’affari ha comprato la società indebitata per pochi centesimi riuscendo poi a rilanciarla sul mercato asiatico. Ieri sera Fernandes ha invitato i dipendenti a stare «vicini ai nostri ospiti»: «È un incubo ma lo supereremo».
Solidarietà e offerte d’aiuto sono venute da diversi Paesi della regione. Gli Usa seguono da vicino gli sviluppi, al punto che il presidente Obama ha ricevuto un briefing alle Hawaii dove sta trascorrendo le vacanze. Il 24 dicembre l’ambasciata americana di Giacarta aveva diffuso una nota di allerta per «minaccia terrorismo durante le feste di Natale». Il governo cinese ha espresso «profonda preoccupazione». Attenzione non solo formale. Impossibile non pensare al disastro del volo MH17 distrutto mentre sorvolava l’Ucraina in preda alla guerra civile e al giallo del volo MH370 svanito a sud dell’Oceano Indiano.
Guido Olimpio
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