Oggi lo sciopero, revocata la precettazione

by redazione | 12 Dicembre 2014 8:20

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ROMA «Così non va!» è lo slogan dello sciopero generale di otto ore indetto oggi da Cgil e Uil che hanno organizzato 54 manifestazioni in tutta Italia per protestare contro la legge di Stabilità e il Jobs act: a rischio treni, bus, tram e metro. Possibili disagi pure in aree archeologiche, autostrade e ospedali pubblici dove comunque verranno garantiti i servizi di emergenza. Oggi incrociano le braccia dalle 13 alle 17 anche i controllori di volo aderenti al sindacato Unica all’aeroporto di Napoli-Capodichino.
In mattinata scoppia una bufera sul ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi, che mercoledì sera precetta i lavoratori delle ferrovie su segnalazione del garante (per l’accumularsi di altre astensioni dal lavoro nel settore domani e domenica). Susanna Camusso (Cgil) e Carmelo Barbagallo (Uil) attaccano: «Questo è un fatto gravissimo, un intervento a gamba tesa: siamo di fronte a una inequivocabile lesione del diritto di sciopero sancito dalla Costituzione. Ricorreremo alle massime cariche dello Stato».
Il premier Matteo Renzi, dalla Turchia, prova ad abbassare i toni: «Lo sciopero generale è un momento di alta protesta, è un diritto sacrosanto, al quale dobbiamo avvicinarci con profondo rispetto». Poi il presidente ricorda: «Noi non la pensiamo come loro e cambieremo il Paese anche per loro, ma garantiamo la massima collaborazione istituzionale e mi auguro che si possano risolvere le polemiche tra il ministro Lupi e il leader della Cgil. Ho sentito Lupi e mi ha detto di avere avuto contatti con la Camusso per trovare una soluzione e spero che ciò accada. Sono assolutamente certo che tutto filerà liscio». Perciò Renzi taglia corto: «Buon lavoro a chi lavora e in bocca al lupo a chi sciopera, con rispetto e senza polemiche».
In serata arriva la retromarcia di Lupi: «Di fronte alla segnalazione dell’Autorità garante che richiamava “il fondato pericolo di un pregiudizio grave e imminente” ai diritti della persona costituzionalmente tutelati — spiega il ministro — ho voluto difendere il diritto alla mobilità dei cittadini». Nello stesso tempo «ritenendo che vada garantito il diritto allo sciopero, anche di fronte a uno sciopero che non condivido — precisa —, sin da subito ho ritenuto di dover dialogare con i sindacati per contemperare entrambi i diritti».
Alla fine le parti trovano un accordo: «Ho deciso di revocare il provvedimento di precettazione — sottolinea Lupi — vista la ragionevolezza dimostrata da Cgil, Uil, Ugl e Orsa da una parte e Cat dall’altra, che hanno ridotto il tempo sia dello sciopero di oggi (che finisce alle 16, invece che alle 17 con un grande vantaggio per i pendolari), sia di quello di domani e domenica (che salva la fascia serale di sabato iniziando alle 24, invece che alle 21) e vista anche la rassicurazione di Trenitalia sulla possibilità di ridurre così i disagi per cittadini».
I leader di Cgil e Uil cantano vittoria: «Avevamo ragione noi. Non c’erano le condizioni di legge per inibire il diritto di sciopero ai ferrovieri. È un primo segnale di ravvedimento da parte del governo che speriamo sia di buon auspicio per il futuro». Intanto oggi «daremo voce alle ragioni di lavoratori, pensionati, giovani, cassintegrati, precari e disoccupati — sottolineano Camusso e Barbagallo —. Sarà una giornata decisiva per il cambiamento delle politiche economiche del Paese e della Ue».
Se il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, dice di avere «qualche dubbio su uno strumento tradizionale come lo sciopero generale, in un mondo che viaggia alla velocità della luce», Rosy Bindi (Pd) replica: «Io sto con chi va in piazza». Allo sciopero generale aderiscono pure l’Ugl e le associazioni Lgbt (lesbiche, gay, bisessuali e transessuali). E da Torino a Palermo sfilano anche gli studenti della Rete della conoscenza. Flash mob dei giovani della Cgil in Sicilia che manifestano con ombrelli bucati per dire che «il Jobs act fa acqua da tutte le parti».
Francesco Di Frischia
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