Tendere verso la pace perpetua, questo ci impone la civiltà fondata sui diritti. Per farlo concretamente abbiamo reso prescrittibile la dignità nella nostra Carta. È questo il lascito più grande del costituzionalismo del secondo dopoguerra. Oggi davanti a 16 milioni di italiani/e in povertà, con 1 milione e 423 mila minori in povertà assoluta, con la più alta percentuale di dispersione scolastica d’Europa (17,6%), con oltre 4 milioni di precari e 3,4 milioni di disoccupati abbiamo la responsabilità di rimettere al centro la sfida dei diritti come unica strada per risolvere la crisi iniziata con l’aumento delle diseguaglianze ed esplosa con le politiche di austerity. O la facciamo con questo sguardo o ci rimarrà unicamente quello torvo della storia che si ripete sempre, quando non compresa.
Quali politiche sociali ed economiche sostengono i diritti umani e la dignità? Sicuramente non quelle attuali, visti i risultati, fondate su una cultura che per sua natura stritola i diritti, lascia indietro i più deboli ed i meno sfacciati, fa leva sul darwinismo sociale e sul culto dell’ego per esercitare la sua egemonia culturale sulla società. Politiche ispirate a una sorta di diritto naturale portato all’eccesso capace di plasmare una costituzione materiale fondata sulla legge del più forte e sul familismo amorale. Questa idea di civiltà legittima il taglio costante del welfare e dei diritti sociali, i mega investimenti in armi e sistemi di sicurezza, inutili e costosissime opere presentate come grandi, normative che impediscono investimenti diretti per lavoro e sostenibilità ambientale, sino alle controriforme del work fare in cui i diritti non sono più agganciati alla cittadinanza ma al lavoro, per chi ce l’ha. È questo il terreno sul quale esplodono le contraddizioni che generano le guerre tra poveri, favorendo mafie, corruzione e razzismo.
Davanti ad una crisi così grave e profonda, in cui la povertà culturale precede quella materiale, abbiamo la responsabilità e il diritto di contribuire con maggior forza e impegno alla difesa della dignità e del bene comune. Innanzitutto svelando l’intreccio tra aumento della povertà, mafie, politiche di austerity e crisi della democrazia, proponendo allo stesso tempo la via d’uscita attraverso politiche sociali ed economiche che rispondano alle esigenze di una civiltà fondata sui diritti.
Sconfiggere le mafie e la crisi è possibile se sapremo tutti rimettere al centro l’impegno per la «dignità» degli esseri umani in ogni nostra singola scelta e azione.
Oggi vediamo le periferie e le zone popolari delle nostre città sconvolte dalla miscela incendiaria di disinteresse, tagli ai servizi, degrado urbano, disoccupazione. Un mix letale che alimenta razzismo e rifiuto della cultura dei Diritti. Per questo motivo nella giornata mondiale per i diritti umani chiediamo al Governo di cambiare verso alle politiche sociali investendo sui diritti, non tagliandoli. Ma anche le amministrazioni locali possono fare azioni concrete per contribuire a far rinascere una cultura dei diritti, magari partendo proprio dagli ultimi.
La campagna Miseria Ladra ha inviato una lettera a decine di sindaci per chiedere di garantire così come prevede la legge la residenza legale ai senza fissa dimora. Parliamo di decine e decine di migliaia di esseri umani ai quali in molte città neghiamo ogni diritto. Chi è sprovvisto di residenza non può ottenere il rilascio della carta d’identità o il rinnovo della patente, non può esercitare diritti politici, diritti sociali, economici, non può lavorare, non può percepire prestazioni previdenziali, non può rivolgersi ai servizi sociali. L’assenza di una residenza impedisce di fatto il godimento del diritto alla salute, visto che nel nostro Paese le prestazioni sanitarie sono erogate dalle Aziende Sanitarie Locali e dai vari presidi sanitari diffusi sul territorio nazionale in base alla residenzialità degli utenti. Una persona senza dimora alla quale è stata negata la residenza non può iscriversi al SSN e non ha un medico di base cui rivolgersi per ottenere la prescrizione di un farmaco o di una visita specialistica. Una persona senza dimora tossicodipendente o alcolista sprovvista di residenza non può rivolgersi ai Sert e usufruire dei trattamenti di cura e riabilitazione offerti a tutti gli altri cittadini.
Il diritto soggettivo di ogni cittadino a chiedere ed ottenere la residenza è previsto dalla nostra normativa alla Legge 24.12.1954 n. 1228, DPR 30.05.1989 n. 223 ed è stato riconosciuto da numerose sentenze della Suprema Corte di Cassazione e dei Tribunali di merito. Il riconoscimento della residenza fittizia per queste persone rappresenta, oltre che un diritto riconosciuto, un principio di civiltà che molti sindaci continuano a negare. Una negazione della Dignità inaccettabile che produce quella disumanizzazione anticamera della barbarie.
Per questo oggi nella giornata mondiale dei diritti umani e alla luce degli scandali che continuano a svilire i diritti, chiediamo ai sindaci di istituire nei loro Comuni, e sono tantissimi che ancora non lo hanno fatto, la via fittizia al fine di consentire alle persone senza dimora di ottenere la residenza come prescrive la legge ma soprattutto come stabilisce la nostra idea di civiltà fondata sulla dignità.
Noi scegliamo di promuovere, coltivare e difendere la Terra di tutti e tutte, come antidoto per far scomparire le terre di mezzo di qualcuno.
Campagna Miseria Ladra
Libera/Gruppo Abele