Meno disuguali in un clima migliore

by redazione | 5 Dicembre 2014 10:34

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Que­sto piano di inve­sti­menti verde è volto ad affron­tare in tempi brevi il defi­cit cro­nico di inve­sti­menti pub­blici e pri­vati che carat­te­rizza ormai l’Europa (in tempi brevi per­ché la fine­stra di oppor­tu­nità per farlo è già stretta) e con­tra­stare le ten­denze defla­zio­ni­sti­che sem­pre più fre­quenti negli Stati mem­bri. È que­sta, infatti, la prima con­di­zione neces­sa­ria per mobi­li­tare le capa­cità eco­no­mi­che dell’Ue e per redi­stri­buirle verso un modello eco­no­mico capace di affron­tare le grandi sfide del nostro tempo: la lotta con­tro il cam­bia­mento cli­ma­tico e il degrado ambien­tale glo­bale, così come la lotta con­tro la povertà e le disu­gua­glianze all’interno e all’esterno dell’Ue.Il Piano Verde per gli Inve­sti­menti pre­vede, innan­zi­tutto, una serie di azioni rapide da met­tere in atto entro i pros­simi tre anni. Le risorse neces­sa­rie per evi­tare che il nostro pia­neta oltre­passi la soglia cri­tica di 2 gradi di sur­ri­scal­da­mento, richie­dono un minimo di 750 mld di euro di inve­sti­menti pub­blici e pri­vati. Ci vuole quindi un pac­chetto di 750 mld di euro per gli anni 2015–2017, 1/3 del totale pro­ve­niente dal set­tore pub­blico e 2/3 da quello pri­vato, di denaro fre­sco, vale a dire fondi nuovi e non riallocati.

Come mobi­li­tare nuovi fondi? Il piano si basa su due mec­ca­ni­smi che non pre­ve­dono l’aumento della pres­sione fiscale sulle fami­glie, né di defi­cit e debito pub­blico, vale a dire: l’attivazione di impo­ste dif­fe­ren­ziate (tec­nica nota come “fron­tloa­ding”) e l’istituzione di un fondo di rispar­mio per l’energia. Il piano può, quindi, essere attuato nel rispetto degli impe­gni di bilan­cio assunti dagli Stati membri.

Per uno svi­luppo soste­ni­bile, però, non bastano tanti soldi, ma ser­vono inve­sti­menti di qua­lità e orien­tati verso set­tori che sono coe­renti con l’obiettivo di bat­tere i cam­bia­menti cli­ma­tici e uscire dalla crisi. Da tempo si con­ti­nua ad inve­stire male, come accade nel set­tore delle infra­strut­ture di tra­sporto, dove l’uso incauto di fondi pub­blici per pro­getti non soste­ni­bili a livello ambien­tale e sociale (ad esem­pio il pro­getto Stuttgart21, la Lione-Torino o gli aero­porti regio­nali) ha por­tato per decenni ad allo­care le risorse in modo inef­fi­ciente. Non pos­siamo più ripe­tere que­sti errori.
Inol­tre, una parte signi­fi­ca­tiva delle risorse pre­vi­ste dal piano saranno ero­gate per i ser­vizi di inte­resse gene­rale, ad esem­pio nel set­tore dell’energia, dei tra­sporti o dell’acqua, in gran parte con­trol­lati dalle auto­rità pub­bli­che e, quindi, sog­getti alla respon­sa­bi­lità democratica.

Le nostra prio­rità sono la crea­zione di un’Unione per l’Energia Verde (basata su effi­cienza ener­ge­tica ed ener­gie rin­no­va­bili), le poli­ti­che di pros­si­mità, dalla mobi­lità alla salute, l’innovazione sociale ed eco­lo­gica.
Per quanto riguarda il futuro del Piano di Inve­sti­menti, post 2018, la seconda parte del piano pre­vede fondi aggiun­tivi deri­vanti dalla ripro­gram­ma­zione e dalle riforme del qua­dro finan­zia­rio plu­rien­nale (Mff) durante la revi­sione post-elettorale che avrà luogo nel 2016, dalla la veri­fica dei risul­tati dei Fondi Euro­pei e di Inve­sti­mento (Esif) del 2019, come così come, a par­tire dal 2020, dalle nuove oppor­tu­nità di finan­zia­mento nell’ambito del nuovo qua­dro finan­zia­rio plu­rien­nale 2020+. Que­sti momenti ser­vi­ranno come tram­po­lino di lan­cio per con­ti­nuare sul trac­ciato già creato dal piano.

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