Mani cinesi sull’energia europea L’eolico inglese al colosso nucleare

Mani cinesi sull’energia europea L’eolico inglese al colosso nucleare

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Potrebbe suonare strano che il più grande gruppo cinese specializzato nella produzione di energia nucleare si metta a investire nelle rinnovabili. E per di più a migliaia di chilometri di distanza. Lo ha fatto China General Nuclear Corporation: la società controllata dal governo di Pechino (11 impianti atomici pari al 55 per cento della quota di mercato) ha appena annunciato di aver rilevato dal gruppo francese Edf (lo stesso che in Italia possiede Edison) l’80 per cento di tre parchi eolici in Gran Bretagna. I transalpini, oltre a rimanere soci di minoranza con l’altro 20 per cento, continueranno a ritirare tutta l’energia prodotta.
Sotto il profilo economico, la notizia ha due letture. La prima conferma gli stretti rapporti tra Pechino e Londra dopo la visita del premier David Cameron in Cina di un anno fa: da allora, aziende del colosso asiatico hanno rilevato società inglesi, dall’alimentare al turismo. Ma ancora di più conferma l’estremo interesse delle aziende di Pechino per tutto ciò che si sta muovendo in Europa attorno alle società – sia pubbliche che private – che operano nel campo dell’energia.
Non per nulla, gli addetti ai lavori hanno osservato come l’operazione sull’eolico potrebbe essere propedeutica a un accordo finanziariamente ben più consistente dei 100 milioni investiti l’altro giorno. I cinesi, in realtà, guardano al progetto di rilancio nucleare appena annunciato dal governo Cameron il mese scorso, per la costruzione di due nuovi impianti nucleari di grandi dimensioni, il primo già individuato nel Somerset, per un investimento complessivo di oltre 24,5 miliardi di sterline per cui si è già prenotata Edf.
L’interesse per gli asset elettrici, del resto, è confermata dalle operazioni già compiute da China Three Gorges che ha acquisito per 2,7 miliardi di euro dal governo di Lisbona il 21,35% della società energetica nazionale, Energias de Portugal. Mentre State Grid of China (la più grande utility del mondo con i suoi 2 milioni di dipendenti) ha pagato 2,1 miliardi per il 35 per cento di Cdp reti, la holding della Cassa Depositi Prestiti che controlla sia Terna (rete elettrica nazionale), sia Snam (rete del gas). E lo stesso vorrebbe fare in Grecia, dove il governo di Atene pressata dalla Troika sulle liberalizzazioni – assegnerà la maggioranza della società delle rete elettrica all’inizio del 2015. Una gara in cui è in corsa anche Terna. Un interesse confermato anche da un report di Dagong, l’agenzia di rating cinese, che già nel settembre scorso faceva intendere come le “reti” saranno nel mirino delle aziende di Pechino nei prossimi anni per «il basso tasso di rischio, i ritorni stabili nel lungo periodo e gli alti standard tecnologici delle utilities». Le stime previste da Dagong Europe parlano di investimenti nei prossimi anni fino a 150 miliardi di euro nell’elettricità e fino a 72 miliardi di euro per le reti del gas.


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