M5S, la sfida di Pizzarotti “Autocritica e niente espulsioni Grillo è già un passo indietro”

M5S, la sfida di Pizzarotti “Autocritica e niente espulsioni Grillo è già un passo indietro”

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PARMA. Alla fine di una giornata interminabile, fatta di parole, lacrime, applausi, abbracci, telecamere, palchetti improvvisati e streaming che si inceppano, Federico Pizzarotti legge sul suo Android il post di Beppe Grillo, e ride. La risposta del fondatore dei 5 stelle a coloro che hanno osato sfidare la sua leadership dicendo: «Il Movimento siamo noi» appare debole e sfocata rispetto alla forza di quei numeri e di quelle facce. «Sono vivo e più vivo che mai», dice Grillo, annunciando che il 13 dicembre comincerà la raccolta firme per il referendum contro l’euro. «Non ho fatto un passo indietro, ma avanti», è il messaggio. Peccato che – all’hotel Villa Ducale di Parma – sembrava andasse avanti senza di lui.
Sono arrivati fin dal mattino, i quattrocento, di cui 160 eletti e molti attivisti della prima ora («Ad altri 100 abbiamo dovuto dir di no»). C’erano l’europarlamentare Marco Affronte, i deputati Rizzetto, Rostellato, Bechis, Iannuzzi, Baldassarre,Turco, Sarti, Mucci, Montevecchi, Barbanti. Il sindaco di Pomezia Fabio Fucci (quello di Livorno, Filippo Nogarin, alla fine è rimasto a casa, ma ha mandato un messaggio di “vicinanza”). Poi i senatori espulsi, Romani, Mussini, Bencini, Bignami. Perché «dietro le etichette, ci sono le persone», dice il sindaco. Non è arrivato l’ultimo messo fuori, Massimo Artini, ma c’è e resta tutto il tempo l’ex consigliere emiliano Andrea Defranceschi, cacciato anche lui («Avrei voluto che la sua esperienza fosse usata in campagna elettorale – si rammarica Pizzarotti – tutti abbiamo avuto pressioni per non attestare vicinanza a questo o a quello, me ne sono vergognato, non ho più intenzione di farlo»).
Pretende libertà, il sindaco di Parma. Mostra un filmato della serie americana Newsroom, in cui l’anchorman Will McAvoy ammette che gli Stati Uniti non sono il Paese migliore del mondo: «Non eravamo così paurosi, per risolvere un problema bisogna riconoscere che ce n’è uno», sono le parole di Jeff Daniels sullo schermo. «Ci dobbiamo dire quali sono i nostri problemi apertamente – dice il sindaco in sala – possiamo dirci quel che pensiamo senza la paura di essere mandati via?». Prende fiato: «Io non vado da nessuna parte, io sono del Movimento 5 Stelle e vorrei che il Movimento riconoscesse il lavoro che faccio». Standing ovation, e si riparte da lì. Dalla necessità di non avere paura. «Del giudizio degli attivisti, dei parlamentari, delle filastrocche». «Quella della settimana scorsa sul blog non era di buon gusto, non ha insegnato niente, è questo che dobbiamo superare». Racconta di una telefonata con Luigi Di Maio, il vicepresidente della Camera ed esponente di punta del direttorio: «Gli ho detto che dobbiamo parlarci, che serve un incontro, una grande assemblea con 500-600 persone ». Un congresso? «Chiamatelo come volete». Come per incanto, voci spesso timide in Parlamento escono fuori con tutta la forza e l’emozione dei giorni importanti. La deputata imolese Mara Mucci piange dicendo che autocritica è una parola bellissima, e che «se chi insulta non si rende conto che dietro la tastiera ci sono persone perdiamo umanità». Giulia Sarti ragiona sulle espulsioni: «Il problema non è che è stata saltata l’assemblea, Beppe Grillo ha la proprietà del simbolo, può cacciare chi vuole. Forse è di questo che dovremmo discutere. Non deve essere un tabù». Pizzarotti propone che si riveda la decisione sulle espulsioni, ma «devono chiederlo i parlamentari, hanno i numeri per farlo. Senza Grillo non saremmo qui, ma se non raccogliessimo le firme, se non andassimo nei consigli, non esisteremmo. Il Movimento siamo noi e siete voi». È la fine della paura. Ed è contagiosa: «Beppe ha acceso la scintilla, ma se non ci fossimo stati noi il Movimento non esisterebbe», dice Gessica Rostellato. «Oggi è il giorno della rinascita del Movimento, noi siamo il Movimento 5 stelle», quasi urla il solitamente silente Tancredi Turco. Il cuore di tutto, è nelle parole del capogruppo dei 5 stelle a Parma, Marco Bosi: «Nel 2010 non ci chiedevamo come avere consenso, ma come risolvere i problemi. Ci serve la forza di tornare ai contenuti. Non ci sono soluzioni semplici, la politica non è semplice, ma le cose si possono cambiare».



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