L’Ucraina rinuncia alla neutralità. Ira della Russia: «Reagiremo»
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MOSCA La decisione del Parlamento ucraino è arrivata proprio alla vigilia di quello che doveva essere il round decisivo dei colloqui di pace tra Kiev e i separatisti: il Paese abbandona il suo status di non-allineato e imbocca la strada dell’adesione alla Nato. Una strada assai lunga e incerta che però ha già suscitato vivaci reazioni in Russia. E che renderà certamente difficile il lavoro di Francia e Germania che dovrebbero agire da mediatori nel corso delle trattative previste a Minsk, in Bielorussia.
La Rada, nella quale la parte russofona del Paese non è praticamente più rappresentata da quando il Sudest ha dichiarato la secessione, ha votato quasi all’unanimità con soli nove contrari. Kiev intende così avvicinarsi sempre più all’Occidente e all’Europa, come ha detto il presidente Petro Poroshenko. Da Bruxelles la Nato ha fatto sapere che «le porte sono aperte» anche se in realtà molti Paesi membri giudicano l’ipotesi di adesione dell’Ucraina piuttosto pericolosa, visto lo stato delle relazioni con la Russia. In ogni caso Kiev non è attualmente nelle condizioni economiche, civili e militari per poter essere accettata nell’Alleanza. In più, il fatto che ci sia un conflitto armato all’interno del Paese (con oltre 4.700 morti fino ad ora), rende praticamente impossibile l’ingresso nell’organizzazione atlantica.
È chiaro che a questo punto sarà comunque molto più difficile, per non dire impossibile, raggiungere una intesa con i separatisti che vedono come il fumo negli occhi l’ipotesi Nato. Inoltre è bene ricordare che in epoca non sospetta, prima dello scoppio del conflitto, buona parte della popolazione ucraina si era espressa contro l’adesione all’alleanza militare.
Il Parlamento ieri ha anche votato una mozione per impegnare il governo a chiedere l’espulsione della Russia dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Altra iniziativa che non contribuirà certo ad allentare la tensione. Questo mentre la tregua decisa all’inizio del mese sembrava tenere, nonostante sporadici scontri e sparatorie.
Il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha definito il voto della Rada «controproducente e certamente non nell’interesse dell’Ucraina». Lavrov ha detto che le decisioni prese oggi «rafforzano il partito della guerra a Kiev». Il primo ministro Dmitrij Medvedev è andato oltre, sostenendo che l’avvicinamento alla Nato «trasforma l’Ucraina in un potenziale avversario militare della Russia». Secondo il premier, il suo Paese «dovrà reagire».
Le trattative di pace che iniziano oggi dovrebbero risolvere due punti cruciali. I separatisti vogliono che Kiev riprenda il trasferimento di fondi statali alle aree sotto il loro controllo, mentre il presidente Poroshenko chiede che vengano annullate le elezioni tenute nelle scorse settimane sotto il controllo dei filorussi. Ma ora sarà assai difficile arrivare a un compromesso.
Proprio mentre la Rada votava, a Mosca Putin celebrava la creazione ufficiale dell’Unione economica euroasiatica alla quale avrebbe dovuto partecipare anche l’Ucraina. Ne fanno parte invece, oltre alla Russia, solo Kazakistan, Armenia, Kirghizistan e Bielorussia .
Fabrizio Dragosei
È chiaro che a questo punto sarà comunque molto più difficile, per non dire impossibile, raggiungere una intesa con i separatisti che vedono come il fumo negli occhi l’ipotesi Nato. Inoltre è bene ricordare che in epoca non sospetta, prima dello scoppio del conflitto, buona parte della popolazione ucraina si era espressa contro l’adesione all’alleanza militare.
Il Parlamento ieri ha anche votato una mozione per impegnare il governo a chiedere l’espulsione della Russia dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Altra iniziativa che non contribuirà certo ad allentare la tensione. Questo mentre la tregua decisa all’inizio del mese sembrava tenere, nonostante sporadici scontri e sparatorie.
Il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha definito il voto della Rada «controproducente e certamente non nell’interesse dell’Ucraina». Lavrov ha detto che le decisioni prese oggi «rafforzano il partito della guerra a Kiev». Il primo ministro Dmitrij Medvedev è andato oltre, sostenendo che l’avvicinamento alla Nato «trasforma l’Ucraina in un potenziale avversario militare della Russia». Secondo il premier, il suo Paese «dovrà reagire».
Le trattative di pace che iniziano oggi dovrebbero risolvere due punti cruciali. I separatisti vogliono che Kiev riprenda il trasferimento di fondi statali alle aree sotto il loro controllo, mentre il presidente Poroshenko chiede che vengano annullate le elezioni tenute nelle scorse settimane sotto il controllo dei filorussi. Ma ora sarà assai difficile arrivare a un compromesso.
Proprio mentre la Rada votava, a Mosca Putin celebrava la creazione ufficiale dell’Unione economica euroasiatica alla quale avrebbe dovuto partecipare anche l’Ucraina. Ne fanno parte invece, oltre alla Russia, solo Kazakistan, Armenia, Kirghizistan e Bielorussia .
Fabrizio Dragosei
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