Da Londra alle Bahamas, il business internazionale di Mafia capitale
ROMA . Corre un fiume di denaro nel Mondo di Mezzo. Che in parte si fa affluente della corruzione e in parte prende la strada delle piazze off-shore. Svizzera, Liechtenstein e Bahamas, si è scritto nei giorni scorsi. Ma ora, documenta l’indagine, anche San Marino e Londra.
Su sollecitazione della Procura, ci lavora anche la Banca d’Italia con la sua “Unità di Intelligence Finanziaria” (Uif). E sono almeno due i fili che afferra. Il primo porta il nome della “Fidens Project Finance spa”, una finanziaria di San Marino più volte segnalata e soprattutto indagata nel procedimento Mafia Capitale, di cui, si legge nel rapporto di via Nazionale allegato agli atti dell’inchiesta, «è legale rappresentante Filippo De Angelis (anche lui indagato, ndr) e risultano titolari effettivi Ottorino De Angelis e Alessandro Febbraretti, gestore del noto marchio “Trony”». La “Fidens” è oggetto di cinque segnalazioni di operazioni sospette, «finalizzate all’ambizioso progetto di acquisizione del Credito Sanmarinese, che tuttavia non avrà successo». E la “Fidens” è soprattutto la finanziaria che è risulta «avere o avere avuto rapporti con Fabrizio Testa», uomo del cerchio stretto di Massimo Carminati, suo “ambasciatore” in Campidoglio e Regione, ora a Regina Coeli accusato di associazione mafiosa.
Il secondo filo tirato da Bankitalia porta invece a Stefano Massimi. Un “Fregoli” che, in questa storia, spunta ovunque. Lavora per conto di Marco Iannilli nella “Arc Trade”, società coinvolta nell’inchiesta sugli appalti Enav, di cui Iannilli è solo formalmente il proprietario, ma di fatto controllata dal Guercio. La moglie, Angela Grignaffini, possiede il ristorante “Celestina ai Parioli”, una vetrina del generone che “conta”, di cui sono habitué Carminati e Giovanni Giovannone De Carlo, l’uomo che il boss dei boss Ernesto Diotallevi indica come suo erede. Ma, soprattutto, è un tipo, questo Stefano Massimi, che nelle segnalazioni dell’Uif, nel maggio 2012, «movimenta in modo anomalo 435 milioni di euro in contanti, prelevati a mezzo di moduli di sportello e assegni, alla Cassa di Risparmio di Fermo».
Meno immateriale è il progetto cui lavorano il pratico Massimo Carminati e suo figlio Andrea. E di cui — ancora una volta — è ambasciatore Fabrizio Testa. Qui la scena cambia. Si trasferisce a Londra, nel perimetro stretto degli “expat” neri. Una dozzina almeno di latitanti dell’eversione neofascista che nella City sono arrivati negli anni Ottanta inseguiti dai mandati di cattura della magistratura italiana e nella City hanno trovato la loro palingenesi (Roberto Fiore, fondatore di Forza Nuova, su tutti). Nel 2013 «Testa e Carminati viaggiano ripetutamente a Londra», si legge in un’informativa del settembre di quell’anno del Ros dei Carabinieri. Perché è qui che «il figlio di Massimo Carminati, Andrea, ha acquistato una casa a Notthing Hill». Ma soprattutto perché è qui che il Guercio lavora a «importanti investimenti immobiliari». Si appoggia a tale Antonio Esposito, amministratore unico della Finadvice Srl, rappresentante della società inglese Gifin Uk Limited e un pedigree da manager che vanta procedimenti per associazione a delinquere, riciclaggio ed esercizio abusivo dell’attività finanziaria. E fa sponda anche con Vittorio Spadavecchia, antico camerata dei Nar, con 26 anni di galera sul groppone da scontare, e Stefano Tiraboschi, altro ex terrorista nero.
I contatti sono documentati da numerose intercettazioni telefoniche sulle utenze cellulari di Fabrizio Testa. «Quassù va tutto bene, ho cominciato a lavorare su tutto quanto, un abbraccio, ciccio», rassicura Massimo Carminati che lo chiama dall’Italia. Mentre è con Andrea, il figlio del Guercio, che entra nel dettaglio. «Il mio lavoro effettivo — spiega Carminati jr a Testa — è l’attività di investimento con tutti gli altri… con tutte le altre persone che stiamo là… che andremo a fare un’altra società… una Llc, mi pare, o Lld, non mi ricordo come si chiama la loro srl… e intanto iniziamo a fare questo tipo di operazioni. Spero che con gennaio abbiamo concluso le prime cose… abbiamo iniziato». Testa lo interrompe: «Insomma, vai sull’immobiliare?». «Sì sì».
Del resto Londra esercita un gran fascino nel Mondo di Mezzo. Mentre Carminati lavora all’immobiliare, sbarca a Mayfair Johnny Micalusi, il re del pesce, con la sua Assunta Madre, una copia esatta della taverna di via Giulia a Roma. Altro spot che ama frequentare Giovannone De Carlo e dove, tanto per dire, tra un piatto di gamberoni e una pezzogna all’acqua pazza si organizzò la latitanza in Libano di Marcello Dell’Utri, evocando — come captarono le cimici della Dia — l’aiuto di Mokbel. Un altro nero della paranza.
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