L’Ocse: «Sempre meno i migranti in Italia»

by redazione | 2 Dicembre 2014 11:38

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L’Italia si con­ferma come un paese con sem­pre meno motivi di attra­zione per gli immi­grati, che alla peni­sola dimo­strano di pre­fe­rire di gran lunga la Ger­ma­nia e la Gran Bre­ta­gna. La con­ferma a una ten­denza avviata ormai da anni è arri­vata ieri dal report sull’immigrazione pre­sen­tato dall’Ocse che ha regi­strato una fles­sione degli ingressi del 40% rispetto al 2007. Si parla di per­sone che arri­vano in maniera rego­lare (per lavoro auto­nomo o subor­di­nato oppure per un ricon­giun­gi­mento fami­liare), e che sono pas­sate negli ultimi cin­que anni dai 572 mila del 2007 a 258.000 del 2012. Ten­denza che, stando ai dati del Vimi­nale, sem­bra con­fer­marsi mag­gior­mente nel 2013, anno in cui gli ingressi rego­lari sono stati 127.000, la mag­gior parte dei quali per motivi fami­liari.
Anche se in modo diverso, la dimi­nu­zione degli ingressi riguarda tutti i paesi della zona Ocse, a dimo­stra­zione di come la crisi eco­no­mica si sia fatta sen­tire anche nella scelta degli immi­grati per quanto riguarda il paese in cui recarsi.
Unico, lie­vis­simo segno in con­tro­ten­denza, si è regi­strato nel 2013, quando una leg­gera atte­nua­zione della crisi è stata accom­pa­gnata da un altret­tanto leg­gero aumento dei flussi (+1,1% per un totale di 3,8 milioni di per­sone nell’intera area Ocse, che però diventa un –15% se si fa il con­fronto tra i 2007 e il 2012).
A dispetto della pro­pa­ganda di alcune forze di destra, sem­pre pronte a caval­care lo spau­rac­chio di un’inesistente inva­sione, l’Italia non è più uno dei punti di arrivo pre­scelto dai migranti, tanto da essere pas­sata dal terzo al quinto posto nella clas­si­fica Ocse dei paesi a mag­giore immi­gra­zione.
Prima di noi, e molto distanti da noi, ci sono infatti Stati uniti, con più di un milione di ingressi l’anno; Ger­ma­nia, con oltre 400.000 ingressi (+38% tra il 2012 e il 2013 e addi­rit­tura +72% tra il 2007 e i 2012); Gran Bre­ta­gna (286.000) e Fran­cia (259.000).
Pro­prio la Gran Bre­ta­gna in que­ste set­ti­mane è al cen­tro di un acceso dibat­tito pro­prio sul tema dell’immigrazione.
Nel paese solo il 7% degli immi­grati che vi risie­dono sono entrati gra­zie alle norme sulla libera cir­co­la­zione delle per­sone in Europa ma que­sto non ha impe­dito al pre­mier Came­ron di minac­ciare l’uscita del paese dall’Unione euro­pea se gli altri Stati mem­bri non accet­te­ranno limi­ta­zioni a quello che resta pur sem­pre uno dei prin­cipi fon­da­men­tali dell’Ue. Le moti­va­zioni di una simile scelta sono esclu­si­va­mente poli­ti­che. Per il pros­simo anno in Gran Bre­ta­gna sono infatti pre­vi­ste le ele­zioni e il pre­mier è for­te­mente pre­oc­cu­pato per i son­daggi che danno l’Ukip, il par­tito gui­dato dal popu­li­sta di destra Nigel Farage, in costante cre­scita pro­prio gra­zie alla forte pro­pa­ganda anti­eu­ro­pei­sta e con­tro gli stra­nieri, non solo extra­co­mu­ni­tari. Nel paese gli immi­grati rap­pre­sen­tano il 7,9% della popo­la­zione pari a circa 4,9 milioni di per­sone, il 3,2% in più rispetto al 2012.
È bene chia­rire che non si sta par­lando di pro­fu­ghi, per i quali i numeri sono molto dif­fe­renti, bensì di per­sone che emi­grano per motivi eco­no­mici. Esat­ta­mente come accade ormai a molti ita­liani, come sot­to­li­nea sem­pre l’Ocse, che nel rap­porto evi­den­zia come ben 100.000 nostri con­na­zio­nali nel 2012 si siano recati all’estero alla ricerca di un lavoro. Trend in con­ti­nuo aumento e che, scrive sem­pre l’Ocse, è cre­sciuto anche nel 2013.
Numeri, que­sti ultimi, che non impe­di­scono anche da noi i toni sopra le righe. Come quelli usati ieri dal pre­mier Renzi e dal mini­stro degli Interni Alfano nei con­fronti non di chi viene da noi in cerca di lavoro ma dei pro­fu­ghi in cerca di sal­vezza dalle guerre: «L’accoglienza indi­scri­mi­nata sem­bra favo­rire l’emergere di feno­meni di xeno­fo­bia e raz­zi­smo — ha detto Renzi -. Per que­sto ser­vono regole chiare, ma biso­gna ricor­dare all’Europa che il Medi­ter­ra­neo non può essere lasciato solo all’Italia o a Malta».

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