Intorno a noi più lupi, orsi e tonni Italia custode delle specie selvagge
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Lupi, orsi, linci e bellissimi uccelli considerati solo fino a qualche anno fa in via d’estinzione. E poi ancora cervi e tartarughe marine. L’Italia si sta ripopolando, ponendosi così quest’anno ai vertici della classifica europea per il recupero della biodiversità animale.
Diversi i segnali positivi in questo 2014, tra i tanti non proprio belli, che arrivano dal mondo della natura e regalano speranza. Il tonno rosso, considerato da anni vicino al collasso per la pesca eccessiva nell’Atlantico e nel Mediterraneo, ha per la prima volta dal 2006 dato segnali confortanti per la sua ripresa. Questo farà sì che il tetto di 13.500 tonnellate che si sono potute pescare nel 2014, l’anno prossimo salirà a 16.200.
La nidificazione di tartarughe marine era, fino a non molti anni fa, relegata nella spiaggia dell’Isola dei Conigli a Lampedusa. Oggi questa specie, minacciata dalla pesca, dalla motonautica e dal disturbo sulle spiagge, grazie a campagne di educazione e di sensibilizzazione, depone le sue uova in molti nidi in Sicilia e Calabria, segnalati e protetti per evitare danneggiamenti.
Passando alle specie terrestri, ancora negli anni 80 del secolo scorso, la popolazione del cervo sardo era di poche decine di individui e in rapida scomparsa in tutta l’Isola. Adesso, grazie alla creazione di aree protette come l’Oasi Wwf di Monte Arcosu e la recente istituzione a novembre del Parco Regionale del Gutturu Mannu nel Sudovest dell’Isola, i cervi di Sardegna sono divenuti circa 7.000 e sono stati riportati in Corsica dov’erano estinti.
L’orso bruno marsicano, bersagliato da bracconaggio, avvelenamenti, malattie, traffico e incidenti, non riusciva da anni a superare la soglia dei 60-70 esemplari. La scorsa estate, grazie a propizie condizioni alimentari e climatiche, si sono contati ben undici nuovi cuccioli. Questo fa ben sperare in una ripresa di questa preziosa sottospecie unica al mondo.
Per l’orso bruno alpino — rappresentato nel 1985 da due soli esemplari — una efficace opera di ripopolamento effettuata con individui importati dalla Slovenia alla Provincia di Trento, con il contributo dell’Unione europea, ha fatto sì che i plantigradi abbiano superato i cinquanta esemplari. Questo ha garantito, pur con problemi di convivenza con l’uomo, la definitiva sopravvivenza della specie.
L’Operazione San Francesco del Wwf e del Parco d’Abruzzo, attuando una profonda campagna di riabilitazione della sua immagine, ha consentito al lupo italico (soltanto 100 animali nel 1973) di recuperare gli spazi perduti, ricolonizzando gli Appennini e le Alpi con gli attuali circa mille esemplari. E quest’anno la coppia formata nel 2013 da una lupa abruzzese (Giulietta) e un lupo sloveno (Slavc) si è per la seconda volta riprodotta nel Parco dei Monti Lessini vicino a Vicenza.
L’ibis eremita, specie estinta in Europa dal XVII secolo (nidificava sulle scogliere del Verbano e dell’Istria) e ripopolata grazie alla riproduzione in cattività nei giardini zoologici, ha ripreso (anche al seguito di un aereo ultraleggero) a percorrere la rotta che dall’Austria lo porta a svernare nell’Oasi Wwf di Orbetello. Quest’anno ne sono arrivati 26, di cui 15 giovani esemplari nati solo quest’anno e al loro primo viaggio.
Il 2014 è stato un anno fantastico per il passaggio delle gru sull’Italia (ne sono passate 40.000!). Tanto che si sta pensando di riportare questa specie nelle Valli di Portogruaro nel Veneto, dove questi uccelli, che han dato il nome alla città, nidificavano fino agli anni Venti del secolo scorso.
L’aquila del Bonelli, splendido rapace mediterraneo, considerato in via d’estinzione ancora pochissimi anni fa causa il saccheggio dei nidi, grazie alla sorveglianza di volontari locali ha raggiunto in Sicilia le 36 coppie che hanno fatto involare nel 2014 ben 27 piccoli. Resta precaria la situazione del raro avvoltoio capovaccaio, del quale restano solo 5 coppie in Sicilia e qualcuna nel Sud della Penisola.
Un bilancio di fine anno che fa ben sperare per un rilancio consistente della biodiversità europea in un Paese, come il nostro, che ne conserva, nonostante tutto, ancora una notevole percentuale.
La nidificazione di tartarughe marine era, fino a non molti anni fa, relegata nella spiaggia dell’Isola dei Conigli a Lampedusa. Oggi questa specie, minacciata dalla pesca, dalla motonautica e dal disturbo sulle spiagge, grazie a campagne di educazione e di sensibilizzazione, depone le sue uova in molti nidi in Sicilia e Calabria, segnalati e protetti per evitare danneggiamenti.
Passando alle specie terrestri, ancora negli anni 80 del secolo scorso, la popolazione del cervo sardo era di poche decine di individui e in rapida scomparsa in tutta l’Isola. Adesso, grazie alla creazione di aree protette come l’Oasi Wwf di Monte Arcosu e la recente istituzione a novembre del Parco Regionale del Gutturu Mannu nel Sudovest dell’Isola, i cervi di Sardegna sono divenuti circa 7.000 e sono stati riportati in Corsica dov’erano estinti.
L’orso bruno marsicano, bersagliato da bracconaggio, avvelenamenti, malattie, traffico e incidenti, non riusciva da anni a superare la soglia dei 60-70 esemplari. La scorsa estate, grazie a propizie condizioni alimentari e climatiche, si sono contati ben undici nuovi cuccioli. Questo fa ben sperare in una ripresa di questa preziosa sottospecie unica al mondo.
Per l’orso bruno alpino — rappresentato nel 1985 da due soli esemplari — una efficace opera di ripopolamento effettuata con individui importati dalla Slovenia alla Provincia di Trento, con il contributo dell’Unione europea, ha fatto sì che i plantigradi abbiano superato i cinquanta esemplari. Questo ha garantito, pur con problemi di convivenza con l’uomo, la definitiva sopravvivenza della specie.
L’Operazione San Francesco del Wwf e del Parco d’Abruzzo, attuando una profonda campagna di riabilitazione della sua immagine, ha consentito al lupo italico (soltanto 100 animali nel 1973) di recuperare gli spazi perduti, ricolonizzando gli Appennini e le Alpi con gli attuali circa mille esemplari. E quest’anno la coppia formata nel 2013 da una lupa abruzzese (Giulietta) e un lupo sloveno (Slavc) si è per la seconda volta riprodotta nel Parco dei Monti Lessini vicino a Vicenza.
L’ibis eremita, specie estinta in Europa dal XVII secolo (nidificava sulle scogliere del Verbano e dell’Istria) e ripopolata grazie alla riproduzione in cattività nei giardini zoologici, ha ripreso (anche al seguito di un aereo ultraleggero) a percorrere la rotta che dall’Austria lo porta a svernare nell’Oasi Wwf di Orbetello. Quest’anno ne sono arrivati 26, di cui 15 giovani esemplari nati solo quest’anno e al loro primo viaggio.
Il 2014 è stato un anno fantastico per il passaggio delle gru sull’Italia (ne sono passate 40.000!). Tanto che si sta pensando di riportare questa specie nelle Valli di Portogruaro nel Veneto, dove questi uccelli, che han dato il nome alla città, nidificavano fino agli anni Venti del secolo scorso.
L’aquila del Bonelli, splendido rapace mediterraneo, considerato in via d’estinzione ancora pochissimi anni fa causa il saccheggio dei nidi, grazie alla sorveglianza di volontari locali ha raggiunto in Sicilia le 36 coppie che hanno fatto involare nel 2014 ben 27 piccoli. Resta precaria la situazione del raro avvoltoio capovaccaio, del quale restano solo 5 coppie in Sicilia e qualcuna nel Sud della Penisola.
Un bilancio di fine anno che fa ben sperare per un rilancio consistente della biodiversità europea in un Paese, come il nostro, che ne conserva, nonostante tutto, ancora una notevole percentuale.
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