PARIGI . Un’auto a tutta velocità contro una folla di passanti. Il conducente che grida “Allah u’Akbar”, Dio è grande. E’ accaduto ieri a Digione. Il bilancio è di 11 feriti tra cui un bambino e due persone in gravi condizioni. L’uomo al volante di una Clio ha quarant’anni e precedenti penali. Dopo aver tentato di fuggire, è stato fermato: avrebbe rivendicato il suo gesto, urlando alle autorità «In nome dei bambini della Palestina». La dinamica non è ancora chiara. Sembra che la macchina abbia investito persone in cinque diversi attraversamenti pedonali. L’attacco è avvenuto non lontano da un commissariato. Secondo una prima ricostruzione, il conducente puntava a investire agenti.
Il fatto accade all’indomani di un altro attacco simile. Venerdì un uomo era entrato in un commissario a Joué-les-Tours, nel centro del paese, ferendo tre agenti in un commissariato, prima di essere ucciso dai poliziotti. Sull’aggressore, un ventenne francese originario del Burundi convertito da qualche anno all’Islam, è stata aperta un’inchiesta per terrorismo. Gli investigatori «stanno cercando di stabilire se si tratta dell’azione di un lupo solitario o se l’aggressore ha eseguito ordini» ha spiegato il procuratore Jean- Luc Beck. L’autore dell’aggressione a Joué-les-Tours aveva precedenti penali ma non era nella lista dell’intelligence, nonostante il fratello fosse noto per posizioni radicali. Il ventenne inoltre aveva associato il suo profilo Facebook ad una bandiera dell’Is.
L’attacco di Digione adesso rafforza il timore di possibili lupi solitari in azione in nome e per conto dell’integralismo islamico. In un primo momento, il guidatore di Digione era stato visto in compagnia di altri uomini a bordo dell’automobile. «Ha agito da solo» ha precisato Pierre-Henry Brandet, portavoce del ministero dell’Interno. L’antiterrorismo non sottovaluta questi due ultimi episodi. Qualche settimana fa, tre combattenti francesi arruolati dal-l’Is in Siria avevano lanciato un appello video ai connazionali per unirsi alla jihad conducendo attacchi in patria. Il video dell’Is suggeriva anche il modo di colpire: con il veleno nel cibo e nell’acqua o investendo le vittime. I due episodi a Joué-les-Tours e a Digione sembrano in qualche modo una risposta a quell’appello. «L’inchiesta è in corso, non possiamo ancora dire se c’è dietro un disegno preciso» ha spiegato il portavoce del ministero dell’Interno. I profili dei due uomini sono quelli di “squilibrati”, sottolineano le autorità. L’attentatore di ieri sera sarebbe anche stato ricoverato in un ospedale psichiatrico per un breve periodo. La Francia è in prima linea nella battaglia contro l’Is. Due connazionali, Maxime Hauchard e Michael Dos Santos, sono stati identificati nel video della decapitazione di Peter Kassig. Secondo l’ultimo dato fornito dal governo ci sono 1132 francesi coinvolti nella jihad.