In fiamme il traghetto per Ancona La corsa per salvare i passeggeri

In fiamme il traghetto per Ancona La corsa per salvare i passeggeri

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ROMA «Si mette male. Si è spezzato anche il secondo cavo. C’è molto fumo. I passeggeri sono in preda al panico e presto si getteranno in mare».
È un sms tragico quello arrivato in tarda notte da un rimorchiatore della nave Norman Atlantic, mentre i soccorsi proseguivano, tentando di riagganciare il traghetto, in balia di onde alte sei metri. A vuoto anche il terzo tentativo, mentre le fiamme tornavano a divampare lasciando uno spazio sempre più esiguo sulla prua ai passeggeri. Così i soccorritori hanno tentato una soluzione estrema: far scendere i passeggeri da una biscaggina, una scala di corda, sospesa sul lato di dritta, con le motovedette sotto, a fare la spola.
Hanno gridato, pianto per ore i naufraghi. Prima per il fuoco, che saliva fino a lambirli e arroventava le lamiere: «Si sciolgono le suole delle scarpe». Poi per il freddo che li avvolgeva sul ponte di prua dove si erano rifugiati per sfuggire alle fiamme, «abbracciati stretti per scaldarsi un po’» e dove hanno atteso e pregato fino a notte di essere recuperati e portati in salvo. Lanciando messaggi disperati: «La nave si è inclinata, siamo in pericolo, bruceremo come topi».
Con il terrore di finire in acqua, come Georghios Doulis, un passeggero greco che fidandosi di una via di fuga alternativa, assieme alla moglie, è caduto tra le onde ed è morto per ipotermia.
L’odissea
Era partito sabato notte da Patrasso, in Grecia, il traghetto Norman Atlantic. Prima tappa Igoumenitsa. Alla seconda, Ancona, non è mai arrivato. All’alba, a 13 miglia dalle coste albanesi e a 35 da quelle italiane, nel garage semicoperto del primo ponte, è scoppiato un incendio, forse causato da un tir frigorifero. Lì sotto c’erano diversi mezzi carichi di olio. Il vento era a 100 km orari, mare forza 8. Un inferno. Malgrado i soccorsi siano scattati subito e il comandante, l’italiano Argilio Giacomazzi, sia rimasto a bordo.
Il bilancio
I passeggeri erano 478. Gli italiani 45 (tra i 22 membri dell’equipaggio e i 23 passeggeri). In tarda serata erano state recuperate 190 persone, trasbordate dalla Norman Atlantic ai dieci mercantili giunti nella zona. Le operazioni di soccorso sono andate avanti tutta notte, mentre si tentava di agganciare la nave e trainarla verso le coste italiane. Ma il calore delle lamiere fondeva i cavi di fortuna.
Bambini in salvo
«Erano nudi e semiassiderati, ma stanno bene». I piccoli naufraghi della Norman Atlantic sono stati issati per primi a bordo degli elicotteri di salvataggio e portati negli ospedali della costa pugliese. Tra loro due bambini di 3 e 5 anni, salvati assieme alla mamma di origine siriana, ma di nazionalità svizzera. A coordinare i soccorsi, dopo la fase iniziale gestita dalla capitaneria di porto greca, il comando generale della Guardia Costiera di Roma.
Ieri il clima nella sala operativa era tesissimo: «Ragazzi, dovete far girare la nave. La prua deve essere puntata verso sud est». «Dov’è la lista passeggeri? La voglio entro 10 minuti». «Dobbiamo agganciare il rimorchiatore, ma il ponte è in fiamme. Una squadra dell’equipaggio sta cercando di porgere il cavo, ma si è spezzato».
Guidati dall’ammiraglio Gianni Pettorino, i soccorsi si incrociavano con gli ordini dati a elicotteri, navi mercantili, squadre di Vigili del fuoco. A controllare dall’alto le operazioni di soccorso un «On scene commander», un comando aereo a bordo di un velivolo della Guardia Costiera.
I rimorchiatori
Il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha chiesto da subito di essere tenuto al corrente di ogni fase dei soccorsi. E il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, ha assicurato la prosecuzione del supporto dei mezzi della Marina Militare e dell’aeronautica per tutta la notte.
Renzi, rientrato a palazzo Chigi, ha sentito per due volte il primo ministro greco Samaras e ha ricevuto il ministro degli Esteri Gentiloni. «Stiamo seguendo la vicenda con il massimo coinvolgimento della nostra Marina» ha twittato. E poco dopo le 22, sempre con un tweet, ha detto: «Grazie a chi lavora da ore tra Ravenna e #normanatlantic. L’Italia è orgogliosa della vostra tenacia! Sarà una lunga notte: intanto grazie!».
«La nostra unica preoccupazione è portare in salvo le persone», spiegava l’ammiraglio Pettorino, mentre erano in corso i trasferimenti delle persone dalla Norman Atlantic alle navi mercantili e alle motovedette arrivate sul posto, a cui si era aggiunta la nave militare San Giorgio. E si tentava il «piano B». Trainare la nave fuori dalla tempesta. C’era riuscito il rimorchiatore Marietta Barretta, dope ore di tentativi. Ma il cavo si è spezzato. Altri quattro rimorchiatori hanno continua-to a provarci per trascinarla a Brindisi o Otranto.
La dinamica
Dal garage del ponte 5 le fiamme hanno subito messo a rischio le cabine, non molto distanti. Il comandante ha fatto scattare l’evacuazione delle stanze e i passeggeri sono stati portati a prua. Intanto l’incendio investiva anche la plancia di comando, presto abbandonata. Ma Giacomazzi ha continuato a gestire l’emergenza e ordinato l’abbandono della nave. Sul traghetto, però, c’erano solo due scialuppe, da circa 150 posti. La prima è stata calata in mare semivuota: soltanto 39 persone a bordo che sono state subito recuperate. Poi è scattato il black-out e l’equipaggio non ha potuto calarla in modo manuale, avendo (pare) solo meccanismi elettronici.
C’era uno scivolo, sulla Norman Atlantic, che avrebbe dovuto garantire la fuga: una sorta di tubo di plastica che al termine doveva avere una zattera. Ma, forse per il calore, ha tradito i due naufraghi, una coppia di anziani coniugi greci. Prima sono rimasti incastrati nel tubo. Poi l’uomo è caduto in acqua. Invano dal mercantile Cruise Europa hanno tentato di recuperarlo prima che morisse, probabilmente a causa del freddo. Ma le onde erano altissime, il tentativo è fallito e la nave ha perso la scialuppa di salvataggio.
Le cause
Ci sarà tempo per capire le cause della tragedia. Le ultime ispezioni sulla nave avevano individuato sei criticità. L’armatore smentisce. Ma i camionisti puntano il dito contro il sovraccarico del traghetto: «La parte alta dei mezzi pesanti faceva attrito col soffitto del garage, i tir erano carichi di olio e schiacciati come sardine, ballavano per le onde alte. Facile che una scintilla sia partita da lì».
L’allarme scatta alle 5. A captare il segnale di allerta Dsc per l’incendio a bordo Palermo-radio, l’ente costiero che lo rilancia subito alla sala operativa. «Abbiamo capito subito che le condizioni del mare e del vento avrebbero reso complessi i soccorsi. E la nostra prima preoccupazione è stata allertare tutte le unità nelle vicinanze», racconta l’ufficiale in servizio al momento dell’Sos.
Alle 5.02 partono i due primi elicotteri da Brindisi e uno dalla Grecia. Le navi mercantili vengono fatte confluire in zona. Arrivano i rimorchiatori.
Dai telefonini le prima grida di aiuto giunte ai media si sono trasformate in disperazione quando il sole è calato: «Non possono portarci via. Il tempo è brutto non possono salvarci. Abbiamo problemi con il fumo. Moriremo soffocati o di freddo». Ma i soccorritori non hanno smesso di crederci. Mai. «Andremo avanti finché non saranno tutti in salvo».
Virginia Piccolillo


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