Governo francese in bilico per il Jobs act del ministro Macron

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Una legge per «la cre­scita e l’attività», fir­mata dal mini­stro dell’economia Emma­nuel Macron, sarà pre­sen­tata oggi nei det­ta­gli in Con­si­glio dei mini­stri. Ma, sulla base delle grandi linee del testo che intende libe­ra­liz­zare e «sbloc­care l’economia fran­cese», tutta la sini­stra, com­presa quella del Ps al governo, è sul piede di guerra. Pro­te­stano anche le pro­fes­sioni rego­la­men­tate — dai far­ma­ci­sti ai notai — che dovranno rinun­ciare alle posi­zioni di ren­dita, apren­dosi a una mag­giore con­cor­renza. Il governo rischia grosso e potrebbe essere obbli­gato a far ricorso al 49–3, cioè a chie­dere la fidu­cia per far appro­vare il testo all’Assemblea, visto che una parte dei depu­tati socia­li­sti potrebbe votare con­tro. La discus­sione in par­la­mento del testo di legge ini­zierà il pros­simo 22 gennaio.

A sini­stra è la parte dedi­cata alla riforma del mer­cato del lavoro che sol­leva mag­giori resi­stenze. A par­tire dalla proposta-simbolo: per­met­tere il lavoro la dome­nica nel com­mer­cio non ali­men­tare, aumen­tando fino a 12 dome­ni­che l’anno la libertà di aper­tura e non solo nelle zone a voca­zione turi­stica (dove le aper­ture sono già legali). Il brac­cio di ferro sui negozi aperti la dome­nica dura da mesi. I grandi magaz­zini del Bou­le­vard Hauss­mann, per esem­pio, fanno pres­sioni da tempo sul governo per otte­nere la libe­ra­liz­za­zione. I sin­da­cati hanno vinto alcune bat­ta­glie giu­di­zia­rie, denun­ciando le aper­ture la sera tardi dopo le ore 21 e nei giorni festivi sui Champs Ely­sées. Ma il primo mini­stro, Manuel Valls,sostiene a fondo Macron, entrambi con­vinti che con i negozi aperti più a lungo, i con­sumi aumen­te­ranno. Valls insi­ste sui «turi­sti cinesi», che secondo il primo mini­stro (lo ha detto in tv) la dome­nica andreb­bero a Lon­dra, dove è tutto aperto, per­ché non pos­sono «fare shop­ping» nella tri­ste Parigi dove è tutto chiuso. Un’assurdità (i cinesi per andare a Lon­dra devono avere un dop­pio visto, poi­ché la Gran Bre­ta­gna non è in Schen­gen, molto dif­fi­cile da otte­nere e del resto ven­gono a Parigi anche per visi­tare monu­menti e musei e non solo per com­prare), men­tre i fran­cesi non avranno più soldi da spen­dere solo per il fatto che i negozi sono aperti. Per la sena­trice socia­li­sta Marie-Noëlle Lie­ne­mann, la legge Macron «rimette in causa tutte le lotte sto­ri­che della sini­stra». C’è il forte rischio che il lavoro la dome­nica, che sulla carta dovrebbe restare «volon­ta­rio», diventi di fatto obbli­ga­to­rio visti i rap­porti di lavoro nel com­mer­cio, denun­ciano i sin­da­cati, che met­tono in guar­dia con­tro la minac­cia che pesa sugli straor­di­nari, se la misura si gene­ra­lizza. Un ter­re­moto nella vita quo­ti­diana della popo­la­zione, soprat­tutto per i lavo­ra­tori più deboli, senza con­tro­par­tite certe in ter­mini di rilan­cio dei con­sumi. Un’altra idea di Macron è di libe­ra­liz­zare il tra­sporto in auto­bus sulle grandi distanze, ora molto limi­tato in Fran­cia (110mila pas­seg­geri nel 2013, con­tro 30 milioni in Gran Bre­ta­gna o 32 milioni in Spa­gna). Con un’espressione par­ti­co­lar­mente infe­lice, Macron un paio di mesi fa aveva pre­sen­tato l’idea affer­mando che così i «poveri» potranno viag­giare a basso prezzo, poi­ché i treni sono cari.
In que­sta legge «pren­di­tutto» ci saranno una serie di pic­cole riforme ad ampio rag­gio, dalla sem­pli­fi­ca­zione della giu­sti­zia del lavoro fino alla faci­li­ta­zione del rispar­mio sala­riale o per i busi­ness angels. Ma, soprat­tutto, lo stato intra­pren­derà una serie di pri­va­tiz­za­zioni: ha già comin­ciato ven­dendo il 49% dell’aeroporto di Tolosa, acqui­sito da una società cinese. In lista adesso ci sono ope­ra­zioni ana­lo­ghe per gli aero­porti di Nizza e Lione.



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