Sugli affari esteri Renzi trucca le carte, dipingendo una dialettica che non c’è mai stata, quella fra «esperti di risiko» e «vera politica». La contesa vera è un’altra: se le questioni internazionali debbano essere nelle mani dei singoli stati e della Nato — com’è ora — oppure della Ue. Inutile dire che, nonostante l’energico fiorentino, nulla è cambiato. Gli «esperti di geopolitica» (maligna allusione a D’Alema?) non c’entrano nulla, ma evocarli per contrapporli alla «politica» Federica Mogherini serve a fare propaganda ed eludere i veri problemi (esempi: Ucraina, Egitto, Turchia). Ciò che non fa il Parlamento Ue: «È l’unica istituzione comunitaria a svolgere un ruolo positivo in politica estera, come dimostra la mozione sul riconoscimento dello stato di Palestina che voteremo domani (oggi, ndr)» dichiara al manifesto Eleonora Forenza, eurodeputata Prc eletta con la Lista Tsipras.
Capitolo economia: «Il riferimento al piano Juncker equivale a darsi la zappa sui piedi, perché è ormai nota a tutti la sua inconsistenza», ragiona Forenza. La Commissione guidata dall’ex premier lussemburghese sbandiera investimenti per 300 miliardi, ma in realtà ne ha messi a disposizione soltanto 13: la differenza deriverebbe da un fantomatico «effetto-leva» degno di un prestigiatore. Non solo: la somma reale viene fuori dallo storno di soldi già stanziati per la ricerca. Insomma: una truffa. Nulla di rassomigliante a quanto chiedono da anni — fra gli altri — le organizzazioni sindacali riunite nella Ces, la confederazione europea: stanziamenti molto più consistenti che derivino dalla tassazione di grandi ricchezze e transazioni finanziarie. Quanto alla cosiddetta «flessibilità» nell’interpretazione dei parametri su deficit e debito, è sufficiente leggere le interviste del vice di Juncker, il finlandese Jyrki Katainen, o della cancelliera tedesca Angela Merkel, per capire che l’Europa non ha affatto cambiato verso.
C’è poi quel che Renzi ieri non ha detto. Omissioni gravi. Silenzio assoluto sull’ambiente: si è da poco conclusa la conferenza di Lima sul riscaldamento globale in cui l’Europa — è la denuncia di Mauro Albrizio di Legambiente — ha svolto un ruolo negativo, impedendo di fatto che i paesi industrializzati si impegnassero a sostenere finanziariamente quelli in via di sviluppo che vogliono diminuire le emissioni. E nemmeno una parola sulla decisione di Juncker, ribadita ieri in aula a Strasburgo, di rinviare sine die l’adozione di norme su inquinamento dell’aria e rifiuti.
Non va dimenticato, infine, il negoziato sull’accordo di libero scambio Usa-Ue (Ttip): «La presidenza italiana — attacca Forenza — ha appoggiato senza riserve le trattative, mostrandosi quindi favorevole anche ai controversi tribunali arbitrali che dovrebbero tutelare gli investitori dalle possibili scelte ‘ostili’ dei governi nazionali». Oltre un milione di cittadini europei hanno sottoscritto la petizione «stop Ttip», ma evidentemente per il nostro premier non meritano alcuna risposta.