Europa, il verso non è cambiato. Aggrappati al « piano Juncker »

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Il seme­stre di pre­si­denza ita­liana del Con­si­glio dell’Unione euro­pea volge al ter­mine. Per un bilan­cio vero e pro­prio, afferma Palazzo Chigi, dob­biamo aspet­tare il 13 gen­naio, quando Mat­teo Renzi par­lerà a Stra­sburgo. Ma il pre­mier ne ha offerto già ieri un’anticipazione, prima alla Camera e poi al Senato, nelle comu­ni­ca­zioni sul ver­tice Ue di domani. Al netto della reto­rica il presidente-segretario ha insi­stito su due punti: la poli­tica estera «non più capric­cio per gli esperti di geo­po­li­tica, ma cuore dell’iniziativa Ue», e il «cam­bia­mento di approc­cio sull’economia», ossia final­mente soste­gno alla cre­scita gra­zie al « piano Juncker ». Que­sti sareb­bero i risul­tati otte­nuti gra­zie alla guida ita­liana del Con­si­glio Ue, sor­retta dalla volontà di «non per­dere l’ideale» euro­pei­sta, che non può essere svi­lito ad affare per ragio­nieri. Di auten­tici passi avanti verso una Ue più demo­cra­tica e sociale nem­meno l’ombra.

Sugli affari esteri Renzi trucca le carte, dipin­gendo una dia­let­tica che non c’è mai stata, quella fra «esperti di risiko» e «vera poli­tica». La con­tesa vera è un’altra: se le que­stioni inter­na­zio­nali deb­bano essere nelle mani dei sin­goli stati e della Nato — com’è ora — oppure della Ue. Inu­tile dire che, nono­stante l’energico fio­ren­tino, nulla è cam­biato. Gli «esperti di geo­po­li­tica» (mali­gna allu­sione a D’Alema?) non c’entrano nulla, ma evo­carli per con­trap­porli alla «poli­tica» Fede­rica Moghe­rini serve a fare pro­pa­ganda ed elu­dere i veri pro­blemi (esempi: Ucraina, Egitto, Tur­chia). Ciò che non fa il Par­la­mento Ue: «È l’unica isti­tu­zione comu­ni­ta­ria a svol­gere un ruolo posi­tivo in poli­tica estera, come dimo­stra la mozione sul rico­no­sci­mento dello stato di Pale­stina che vote­remo domani (oggi, ndr)» dichiara al mani­fe­sto Eleo­nora Forenza, euro­de­pu­tata Prc eletta con la Lista Tsipras.

Capi­tolo eco­no­mia: «Il rife­ri­mento al piano Juncker equi­vale a darsi la zappa sui piedi, per­ché è ormai nota a tutti la sua incon­si­stenza», ragiona Forenza. La Com­mis­sione gui­data dall’ex pre­mier lus­sem­bur­ghese sban­diera inve­sti­menti per 300 miliardi, ma in realtà ne ha messi a dispo­si­zione sol­tanto 13: la dif­fe­renza deri­ve­rebbe da un fan­to­ma­tico «effetto-leva» degno di un pre­sti­gia­tore. Non solo: la somma reale viene fuori dallo storno di soldi già stan­ziati per la ricerca. Insomma: una truffa. Nulla di ras­so­mi­gliante a quanto chie­dono da anni — fra gli altri — le orga­niz­za­zioni sin­da­cali riu­nite nella Ces, la con­fe­de­ra­zione euro­pea: stan­zia­menti molto più con­si­stenti che deri­vino dalla tas­sa­zione di grandi ric­chezze e tran­sa­zioni finan­zia­rie. Quanto alla cosid­detta «fles­si­bi­lità» nell’interpretazione dei para­me­tri su defi­cit e debito, è suf­fi­ciente leg­gere le inter­vi­ste del vice di Junc­ker, il fin­lan­dese Jyrki Katai­nen, o della can­cel­liera tede­sca Angela Mer­kel, per capire che l’Europa non ha affatto cam­biato verso.

C’è poi quel che Renzi ieri non ha detto. Omis­sioni gravi. Silen­zio asso­luto sull’ambiente: si è da poco con­clusa la con­fe­renza di Lima sul riscal­da­mento glo­bale in cui l’Europa — è la denun­cia di Mauro Albri­zio di Legam­biente — ha svolto un ruolo nega­tivo, impe­dendo di fatto che i paesi indu­stria­liz­zati si impe­gnas­sero a soste­nere finan­zia­ria­mente quelli in via di svi­luppo che vogliono dimi­nuire le emis­sioni. E nem­meno una parola sulla deci­sione di Junc­ker, riba­dita ieri in aula a Stra­sburgo, di rin­viare sine die l’adozione di norme su inqui­na­mento dell’aria e rifiuti.

Non va dimen­ti­cato, infine, il nego­ziato sull’accordo di libero scam­bio Usa-Ue (Ttip): «La pre­si­denza ita­liana — attacca Forenza — ha appog­giato senza riserve le trat­ta­tive, mostran­dosi quindi favo­re­vole anche ai con­tro­versi tri­bu­nali arbi­trali che dovreb­bero tute­lare gli inve­sti­tori dalle pos­si­bili scelte ‘ostili’ dei governi nazio­nali». Oltre un milione di cit­ta­dini euro­pei hanno sot­to­scritto la peti­zione «stop Ttip», ma evi­den­te­mente per il nostro pre­mier non meri­tano alcuna risposta.



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