Dieci anni fa, lo tsunami

by redazione | 27 Dicembre 2014 16:28

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Un disa­stro natu­rale con­si­de­rato il peg­giore dell’epoca moderna: oltre 230mila le vit­time, cau­sate da uno tsu­nami che ha col­pito Indo­ne­sia, Sri Lanka, India, Thai­lan­dia, Bir­ma­nia, Male­sia, Ban­gla­desh, tra gli altri. Un ter­re­moto e un mare­moto capaci di spaz­zare via per­sone e intere città e vil­laggi, ancora pre­senti nell’anima di quei luo­ghi — molti dei quali popo­lati da turi­sti pro­ve­nienti da ogni con­ti­nente — e impressi nell’immaginario col­let­tivo. Tanto che il famoso scrit­tore fran­cese, Emma­nuele Car­rère, ha deciso di ini­ziare pro­prio con la descri­zione dello tsu­nami in Sri Lanka il suo romanzo Vite che non sono la mia.

Un disa­stro acca­duto esat­ta­mente dieci anni fa. E ieri in tutte le zone col­pite è stato il giorno del ricordo e della memo­ria, per pro­vare ad andare avanti, per­ché dieci anni, in fondo, sono dav­vero pochi. In alcune delle zone la rico­stru­zione è stata rapida, in altre meno: tutti i luo­ghi sono acco­mu­nati dalla sen­sa­zione di impo­tenza di fronte alle valan­ghe d’acqua capaci di tirare via in pochi minuti, intere città. In Indo­ne­sia, il paese che è stato col­pito più dura­mente dall’evento, le ceri­mo­nie si sono svolte a Banda Aceh, la città più vicina all’epicentro sot­to­ma­rino del sisma.

Il vice pre­si­dente indo­ne­siano, Jusuf Kalla, ha reso omag­gio alle vit­time sepolte nella fossa comune di Siron e ha ricor­dato come al cata­cli­sma fece seguito una gara soli­da­rietà in tutto il mondo per aiu­tare le popo­la­zioni col­pite. «Non ho mai visto una gene­ro­sità e una soli­da­rietà così straor­di­na­ria come quella che ho visto dopo lo tsu­nami», ha detto. Una ceri­mo­nia di com­me­mo­ra­zione delle vit­time si è svolta anche nella moschea della città, uno dei pochi edi­fici di Banda Aceh che ha resi­stito alla forza distrut­tiva dello tsunami.

A que­sto pro­po­sito, l’Imam Asman Ismail ha detto che lo tsu­nami aveva tra­smesso una «lezione impor­tante» per Aceh, in pre­ce­denza eatro di un con­flitto armato durato per quasi 30 anni. «Dopo lo tsu­nami, nes­su­noha più com­bat­tuto con­tro l’altro, le per­sone vivono in armo­nia e in pace», ha detto.

Gli sforzi per porre fine al con­flitto ripreso dopo lo tsu­nami, si è infine con­cluso con un accordo di pace tra il governo e i ribelli nell’agosto del 2005. Ma ad Aceh, secondo molti dei gior­na­li­sti che sono tor­nati lì, dieci anni dopo, sem­bra impos­si­bile sfug­gire dal ricordo dello tsu­nami: ognuno ha una sto­ria da rac­con­tare, il luogo è per­vaso da monu­menti improv­vi­sati che ricor­dano quanto acca­duto, siano i resti di una casa o di una barca.

Non lon­tano dal cen­tro della città, nel vil­lag­gio di Lam­pulo, c’è una sorta di san­tua­rio dello tsu­nami. Un gigante pesche­rec­cio si trova sulla cima di una casa abban­do­nata: il luogo è diven­tato un’attrazione turi­stica. In Indo­ne­sia le vit­time dello tsu­nami sono state oltre 160mila. Anche in Sri Lanka molte le ceri­mo­nie com­me­mo­ra­tive per le 35mila vit­time. E per ricor­dare, si sono svolti due minuti di silen­zio in tutto il paese.

È stato anche ricor­dato l’evento forse più com­mo­vente di tutti, ovvero l’Ocean Queen Express, il treno che viag­giava lungo la costa quando fu tra­volta dall’onda gigante. Per ricor­dare le oltre 1400 per­sone rima­ste uccise a bordo del treno, è stato orga­niz­zato un viag­gio spe­ciale del treno sulla stessa tratta fer­ro­via­ria. In India invece le vit­time furono 16mila, con­cen­trate in par­ti­co­lare nelle isole meri­dio­nali come quelle di Anda­mane e Nico­bare. Nello stato meri­dio­nale di Tamil Nadu, nel distretto di Naga­pat­ti­nam, si è pre­gato per le vit­time di fronte ai monu­menti alla memo­ria che sono stati costruiti nei pressi delle spiagge che dieci anni fa furono fla­gel­late dallo tsunami.

Ceri­mo­nie com­me­mo­ra­tive anche in Thai­lan­dia, dove le vit­time furono 5.500, metà dei quali turi­sti stra­nieri in vacanza sulle spiagge di Khao Lak o di Phu­ket. E a Phu­ket le vit­time dello tsu­nami sono state ricor­date di fronte al muro del ricordo, dove sono stati incisi tutti i loro nomi.

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