ROMA «Cari corrotti: non solo vi becchiamo ma quando vi becchiamo ci dovete dare tutti i soldi fino all’ultimo centesimo». Lo ha annunciato così il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, il provvedimento anticorruzione varato ieri. Col tono entusiasta dell’«impegno mantenuto». Ma la norma in Consiglio dei ministri ha dovuto tenere conto della frenata del Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano.
Il testo è entrato in due versioni ed è uscito in una terza versione molto più blanda che prevede pene più alte per la corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio: passa da 4 a 6 anni quella minima, da 8 a 10 la massima. Ma non per la corruzione in atti giudiziari (che diventa così un reato meno grave di quella semplice). E nemmeno per la concussione. La prescrizione si allunga per l’automatismo previsto dall’innalzamento della pena minima, che riguarderà i futuri condannati. E le norme non entreranno in vigore da subito. «Non si interviene in materia penale per decreto», si è giustificato il premier Renzi, dicendosi «disponibile» a mettere la fiducia sul disegno di legge. Sparita la norma premiale. Nessuno sconto ai tangentisti che collaborano.
È la restituzione del «malloppo», come lo ha definito il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, il punto centrale della norma, ancora in fase di stesura. E, secondo le indiscrezioni, dovrebbe arrivare sotto forma di emendamento a quel disegno di legge annunciato dopo il Consiglio dei ministri del 29 agosto, ma ancora non presentato in Parlamento, che, tra altre norme incluse quelle sulle intercettazioni, prevede un congelamento dei termini di prescrizione di 2 anni dopo la prima condanna e di 1 anno dopo l’appello. Si potrà accedere al patteggiamento solo dopo la restituzione del maltolto. E lo sconto, dato l’innalzamento della pena minima, non concederà a nessuno di scampare al carcere. Sarà più facile anche la confisca dei beni, che verrà estesa, in caso di morte del corrotto, anche ai beni degli eredi.
«Noi pensiamo che la corruzione non si combatta solo con le norme. È una grande, grande, grande, sfida culturale per il Paese» ha detto Renzi, quasi a prevenire polemiche. E ha aggiunto: «Era nostro dovere tentare di modificare le regole. Finiscono i tempi delle uscite gratis dalla prigione». Ora però, ha aggiunto: «Abbiamo detto ad avvocati scordatevi la prescrizione come carta difensiva. Ma contemporaneamente diciamo ai magistrati è fondamentale che si arrivi alla sentenza il prima possibile».
Al pesante giudizio del New York Times, sul fatto che in Italia non ci sia un angolo senza corruzione Renzi ha replicato: «Non sono d’accordo. L’Italia ha le statistiche sulla corruzione fra le piu alte. Non ci si può stupire se vengono fuori dei fenomeni di corruzione. Personalmente quando vengono fuori sono dispiaciuto dal punto di vista umano ma se escono vicende di corruzione vuol dire che il contrasto sta funzionando. Nella stragrande maggioranza l’Italia è fatta di persone oneste».
Plaude al provvedimento il pd con Walter Verini: «Una risposta importante al dilagare della corruzione e della criminalità economica». Ma il Movimento 5 Stelle attacca: «Il tanto sbandierato Consiglio dei ministri ha varato un insieme di norme disordinate e inefficaci. La montagna ha partorito il più classico dei topolini».
Virginia Piccolillo