by redazione | 19 Dicembre 2014 10:56
Il nuovo corso tra Cuba e Usa influirà sul processo di pace in Colombia? All’Avana, dove si concludono due anni di trattative tra la guerriglia marxista delle Farc e i mediatori del governo colombiano di Manuel Santos, i colloqui procedono.
Le Forze armate rivoluzionarie colombiane hanno dichiarato un cessate il fuoco definivo e unilaterale che entra in vigore a partire da domani: a meno che le forze rimaste sul campo non subiscano altre aggressioni armate – hanno precisato le Farc. Per l’occasione, la guerriglia ha anche chiesto al presidente Santos di evitare le espressioni di giubilo quando vengono uccisi dei militanti, come ha fatto domenica scorsa in twitter: la morte merita rispetto, hanno detto le Farc. Una dichiarazione storica, la loro, che riassume i passi positivi compiuti finora, gli accordi parziali raggiunti e ribadisce l’atteggiamento di «parità» con cui sono state condotte le trattative fra le parti. La guerriglia colombiana considera l’eccezionalità della situazione attuale che, per la prima volta, potrebbe portare un risultato concreto, ma ribadisce i punti sostanziali, sistemici, che occorre affrontare per arrivare a un accordo vero, che porti a soluzione politica il cinquantennale conflitto armato. Povertà, miseria, disuguaglianza, violenza politica insita nell’architrave istituzionale colombiano, che concentra la ricchezza in poche mani senza scrupoli, sono i grandi scogli da rimuovere. E occorre l’impegno di tutte e tutte, dicono le Farc. Per portare a casa un risultato, adesso serve l’appoggio e la «saggezza» delle istituzioni regionali quali Unasur, Mercosur, Celac. Occorre riconoscere il danno subito dalla popolazione per l’intervento di «vecchie e nuove generazioni di paramilitari», sempre protetti ai più alti livelli. Le Farc hanno ricordato, al riguardo, i militanti dell’Union Patriotica, ammazzati quando la guerriglia ha cercato di compiere un precedente passaggio alla vita politica. Hanno reso onore ai loro caduti e anche alle vittime senza nome della violenza e della fame, uccise dallo stato.
L’ultimo gruppo di vittime ha appena concluso l’audizione all’Avana. Era stato bloccato in Colombia dopo la cattura del generale Alzate e ha di nuovo potuto viaggiare quando il generale è stato liberato senza condizioni dalle Farc e Santos ha ripreso i colloqui. Alla fine del comunicato, la guerriglia chiede soprattutto la partecipazione dei movimenti popolari e si rivolge anche «a tutte le Ong che appoggiano il processo di pace» affinché se ne facciano garanti e, all’occorrenza, si rechino a Cuba per discuterne di persona. La dichiarazione di cessate il fuoco, «preludio a un armistizio», è stata inviata ufficialmente «al governo colombiano, alle Nazioni unite, alla Ue, alla Croce rossa e alla Unasur, alla Celac, al Centro Carter e a papa Francesco».
Nei mesi scorsi, le Farc avevano chiesto anche agli Usa di assumersi le proprie responsabilità nel conflitto armato in Colombia, di recarsi a discutere all’Avana e di smetterla di inviare armi alle forze di repressione. Washington non aveva risposto direttamente, ma aveva fatto sapere al governo di appoggiare i colloqui di pace. L’ex presidente Alvaro Uribe, che ha sempre avversato una soluzione politica, ha chiamato a raccolta i suoi e ha organizzato nei giorni scorsi una marcia «contro l’impunità», e continua a tuonare contro «il castro-madurismo», che influenzerebbe la politica colombiana: ovvero contro la mediazione cubana e venezuelana, che ha consentito l’avvio delle trattative, due anni fa in Norvegia.
Intanto, l’America latina esulta per la liberazione dei prigionieri politici cubani e per l’avvio del disgelo fra l’Avana e Washington. Durante il 47mo vertice del Mercosur che si è svolto in Argentina, i capi di stato hanno calorosamente salutato l’annuncio della ripresa delle relazioni tra i due paesi dopo mezzo secolo di guerra sporca contro la piccola isola: «Una notizia di grande importante per l’America latina e il mondo e in primo luogo per il governo e il popolo cubano», ha detto la presidente argentina Cristina Fernández de Kirchner: «Siamo molto felici come argentini, come cittadini del mondo, e sostanzialmente come militanti politici», ha detto ancora, attorniata dall’entusiasmo degli altri presidenti. Tutti, hanno riconosciuto «l’intelligenza e il coraggio di Obama»: a partire dalla brasiliana, Dilma Rousseff, che ha ricevuto la presidenza pro tempore del Mercosur. «E adesso, si tolga il bloqueo», ha detto il boliviano Evo Morales. Anche il venezuelano Nicolas Maduro ha salutato la «straordinaria notizia», pur condannando «le politiche che vogliono portare al collasso altri paesi sovrani». E il riferimento era alle sanzioni contro il suo paese che Obama sarebbe disposto a rendere esecutive. Anche il neoliberista presidente messicano Enrique Peña Nieto, dal suo paese ha definito «storica» la decisione e ha detto di aver sempre sostenuto “i diritti di Cuba, paese fratello”. Tutti i presidenti hanno ringraziato per la mediazione il papa Bergoglio
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