Non è soltanto un problema di arretratezza sul fronte dei pagamenti elettronici: il rischio di riciclaggio è altissimo e i controlli sono praticamente impossibili, visto che i pagamenti in contante non sono “tracciabili”, una banconota è uguale all’altra. Negli ultimi anni, riconosce il Comitato nell’ Analisi nazionale dei rischi di riciclaggio e finanziamento del terrorismo , l’uso di contante ha subito «una costante contrazione dovuta sia alle crescente diffusione di strumenti alternativi, sia all’effetto delle politiche restrittive». Ma non è abbastanza: la criticità rimane ancora alta, soprattutto in alcune province italiane, prevalentemente meridionali. Anche l’economia sommersa, che pur concentrandosi in attività legali sfugge ai controlli del fisco e degli istituti di previdenza, è un canale di passaggio ideale per il riciclaggio. Tanto più che il sommerso ha raggiunto in Italia, secondo alcune stime, una quota del 22 per cento del Pil, contro il 19 per cento della media europea.
Ci sono attività economiche che più di altre sono esposte al rischio di riciclaggio: i giochi, e non soltanto il gioco d’azzardo, anche le piattaforme online legali oppure le scommesse a quota fissa. I compro-oro, che si sono diffusi con la crisi e attualmente tenuti al solo obbligo di segnalazione di operazioni sospette. Il settore immobiliare, da sempre «uno dei settori privilegiati per il reimpiego dei ricavi illegali delle organizzazioni mafiose e dei capitali illeciti stranieri». I trust, società non regolate ancora a sufficienza dal diritto italiano. A vigilare, oltre alle forze dell’ordine, l’accurata rete di controlli finanziari che include anche la Banca d’Italia, la Guardia di Finanza e la Consob.