La protesta contro il Jobs act non è solo romana. A Torino gli studenti occupano la sede del Pd. A Firenze, lancio di arance, fumogeni e petardi contro la sede regionale del partito guidato dal premier Renzi, nella sua città. A Genova un gruppo di ragazzi dell’Unione degli studenti inscenano un blitz pacifico davanti alla prefettura, depositando all’ingresso i pacchi dono della legge: precarietà, tirocini a vita e lavoro gratuito. «Sono questi i regali che il Jobs act sta preparando alle nuove generazioni», dicono i ragazzi. E sullo striscione si legge: «Ci vogliono precari, saremo inflessibili».
Il pallino della riforma ora passa nelle mani del governo, pronto a sfornare i decreti delegati, il primo entro Natale sul contratto a tutele crescenti. Il Jobs act è una legge delega, un contenitore che va riempito di contenuti: articolo 18 (di fatto cancellato per le nuove assunzioni, ma dovranno essere tipizzati i casi di reintegra per i licenziamenti disciplinari), abolizione dei contratti precari, ammortizzatori per tutti coloro che perdono il lavoro, stesse tutele alle mamme, incluse le precarie. Il ministero del Lavoro ieri ha diffuso i dati sull’occupazione, come risultano dal sistema delle comunicazioni obbligatorie.
Ebbene i rapporti attivati nel terzo trimestre sono aumentati di 60 mila unità (+2,4%), rispetto all’anno prima. Le assunzioni a tempo indeterminato, 401.647, risultano però inferiori alle cessazioni di contratto sempre a tempo indeterminato del periodo, 483 mila. Qualche giorno fa, lo stesso ministero parlava di un +7% di contratti stabili.