by redazione | 13 Dicembre 2014 11:03
A Milano per contenere il 12 dicembre non basta un giorno solo, ne servono due: anche oggi è manifestazione (alle 15 in piazza XXIV Maggio). Complice il primo sciopero generale che cade nell’anniversario di piazza Fontana, le mobilitazioni non sono ancora terminate. I due “pretesti” contengono tutta l’energia e la rabbia di una moltitudine disorientata e disunita che condivide lo stesso sentimento: l’avversione al governo Renzi. Si sono rovesciate in strada insieme. Ma è difficile sintetizzare un processo non ancora compiuto, più realistico osservare la sequenza delle reazioni di un giorno speciale, cominciato al mattino presto.
Ore 7,45 Il primo piccolo corteo si muove all’interno del cantiere di Expo, lontanissimo dal centro. La violazione antagonista (Rete Attitudine No Expo) lancia un messaggio rivolto anche ai sindacati che hanno firmato i contratti per i lavori dell’esposizione: “Expo è un dispositivo di governo del territorio pericoloso, il cui paradigma di lavoro precario e la logica commissariale sono recepiti dal governo nel Jobs Act e nello SbloccaItalia”.
Ore 9,30 In Porta Venezia cominciano a sventolare le bandiere della Cgil (l’azzurro è Uil), ma l’esito non è scontato: dopo due ore piazza Duomo è piena. Cinquantamila persone sfilano dietro lo striscione “Così non va”. Difficile non considerarlo uno sciopero politico. Basta guardarsi intorno. Alcune scritte si possono riportare: “Se questo governo è di centrosinistra, re Marchionne è comunista”. Altre, contro il capo del Pd, sono meno eleganti. Sicuramente in molti l’hanno votato: “L’errore più grande della mia vita” (esagerazioni, ma danno l’idea). Sfilano decine di fabbriche, ma anche lavoratori delle catene (Esselunga, Coop, Carrefour, Mc Donald’s), universitari, medici, maestre, operatori museali e lavoratori del Comune di Milano. In coda, discreta, la politica, con un piccolo tentativo di miracolo: uno striscione unitario targato “Milano a sinistra” con dietro gli esponenti di ciò che rimane della sinistra in città — Prc, Sel, L’Altra Europa e qualche “civatiano” sparso (compreso il titolare del marchio).
Ore 12,45 A quest’ora gli studenti, alcune migliaia, hanno già percorso otto chilometri, sfiorando il corteo dello sciopero. Si fermano davanti al Pirellone. Sfila anche qualche pezzo di “sciopero sociale”, spezzone che certo non simpatizza con i sindacati confederali. Comincia la “provocazione”: fumogeni, botti, lancio di oggetti dalle retrovie e come al solito parte la carica di rito, con manganellate e lacrimogeni. Il fatto dà il titolo a tutte le cronache frettolose: “Scontri a Milano”. La provocazione? Venti studenti, travestiti da babbo natale, volevano riportare al governatore Maroni “il pacco dono” ricevuto: i tagli del 40% al diritto allo studio universitario. Gli scatoloni e le forbici di cartone sono volati da tutte le parti. Il bollettino parla di diciassette feriti, tra ragazzini e poliziotti.
Ore 16,37 Piazza Fon?tana?.La cerimonia del minuto di silenzio si svolge in anticipo per evitare le contestazioni del Cantiere. I ragazzi vorrebbero contestare Roberto Maroni, ma lui non c’è. Il sindaco Giuliano Pisapia ha già preso la parola durante il consiglio comunale straordinario convocato per l’occasione: “Piazza Fontana è il simbolo del nostro dolore ma anche del nostro riscatto”. Fratelli d’Italia e Forza Italia sono uscite dall’aula.
Ore 17,30 Da piazza San Babila parte il corteo diretto in piazza Fontana. Davanti a mille persone il segretario generale della Cgil Susanna Camusso: “Il paese avrebbe davvero diritto di sapere cosa è successo”. La sua presenza smorza una polemica: i familiari delle vittime avevano criticato la scelta del sindacato di indire lo sciopero proprio il 12 dicembre.
Oggi, ore 15 Parte un corteo da piazza XXIV Maggio. Sono centri sociali, studenti, comitati, pezzi di movimento che ricordano la strage del 1969, “contro il fascismo di ieri e di oggi”. Purtroppo non è una manifestazione rituale, è l’urgenza della cronaca a segnalare “il problema”. La nuova destra di Matteo Salvini, i presidi di Forza Nuova davanti alle scuole, i raduni rock dei neo nazi e Casa Pound che guadagna spazi in provincia.
Lunedì, ore 21 Al Leoncavallo serata per non dimenticare l’assassinio di Pinelli e l’innocenza di Valpreda. Partecipa Maurizio Landini.
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