Un 12 dicembre che vale doppio

Un 12 dicembre che vale doppio

Loading

A Milano per con­te­nere il 12 dicem­bre non basta un giorno solo, ne ser­vono due: anche oggi è mani­fe­sta­zione (alle 15 in piazza XXIV Mag­gio). Com­plice il primo scio­pero gene­rale che cade nell’anniversario di piazza Fon­tana, le mobi­li­ta­zioni non sono ancora ter­mi­nate. I due “pre­te­sti” con­ten­gono tutta l’energia e la rab­bia di una mol­ti­tu­dine diso­rien­tata e disu­nita che con­di­vide lo stesso sen­ti­mento: l’avversione al governo Renzi. Si sono rove­sciate in strada insieme. Ma è dif­fi­cile sin­te­tiz­zare un pro­cesso non ancora com­piuto, più rea­li­stico osser­vare la sequenza delle rea­zioni di un giorno spe­ciale, comin­ciato al mat­tino presto.

Ore 7,45 Il primo pic­colo cor­teo si muove all’interno del can­tiere di Expo, lon­ta­nis­simo dal cen­tro. La vio­la­zione anta­go­ni­sta (Rete Atti­tu­dine No Expo) lan­cia un mes­sag­gio rivolto anche ai sin­da­cati che hanno fir­mato i con­tratti per i lavori dell’esposizione: “Expo è un dispo­si­tivo di governo del ter­ri­to­rio peri­co­loso, il cui para­digma di lavoro pre­ca­rio e la logica com­mis­sa­riale sono rece­piti dal governo nel Jobs Act e nello SbloccaItalia”.

Ore 9,30 In Porta Vene­zia comin­ciano a sven­to­lare le ban­diere della Cgil (l’azzurro è Uil), ma l’esito non è scon­tato: dopo due ore piazza Duomo è piena. Cin­quan­ta­mila per­sone sfi­lano die­tro lo stri­scione “Così non va”. Dif­fi­cile non con­si­de­rarlo uno scio­pero poli­tico. Basta guar­darsi intorno. Alcune scritte si pos­sono ripor­tare: “Se que­sto governo è di cen­tro­si­ni­stra, re Mar­chionne è comu­ni­sta”. Altre, con­tro il capo del Pd, sono meno ele­ganti. Sicu­ra­mente in molti l’hanno votato: “L’errore più grande della mia vita” (esa­ge­ra­zioni, ma danno l’idea). Sfi­lano decine di fab­bri­che, ma anche lavo­ra­tori delle catene (Esse­lunga, Coop, Car­re­four, Mc Donald’s), uni­ver­si­tari, medici, mae­stre, ope­ra­tori museali e lavo­ra­tori del Comune di Milano. In coda, discreta, la poli­tica, con un pic­colo ten­ta­tivo di mira­colo: uno stri­scione uni­ta­rio tar­gato “Milano a sini­stra” con die­tro gli espo­nenti di ciò che rimane della sini­stra in città — Prc, Sel, L’Altra Europa e qual­che “civa­tiano” sparso (com­preso il tito­lare del marchio).

Ore 12,45 A quest’ora gli stu­denti, alcune migliaia, hanno già per­corso otto chi­lo­me­tri, sfio­rando il cor­teo dello scio­pero. Si fer­mano davanti al Pirel­lone. Sfila anche qual­che pezzo di “scio­pero sociale”, spez­zone che certo non sim­pa­tizza con i sin­da­cati con­fe­de­rali. Comin­cia la “pro­vo­ca­zione”: fumo­geni, botti, lan­cio di oggetti dalle retro­vie e come al solito parte la carica di rito, con man­ga­nel­late e lacri­mo­geni. Il fatto dà il titolo a tutte le cro­na­che fret­to­lose: “Scon­tri a Milano”. La pro­vo­ca­zione? Venti stu­denti, tra­ve­stiti da babbo natale, vole­vano ripor­tare al gover­na­tore Maroni “il pacco dono” rice­vuto: i tagli del 40% al diritto allo stu­dio uni­ver­si­ta­rio. Gli sca­to­loni e le for­bici di car­tone sono volati da tutte le parti. Il bol­let­tino parla di dicias­sette feriti, tra ragaz­zini e poliziotti.

Ore 16,37 Piazza Fon?tana?.La ceri­mo­nia del minuto di silen­zio si svolge in anti­cipo per evi­tare le con­te­sta­zioni del Can­tiere. I ragazzi vor­reb­bero con­te­stare Roberto Maroni, ma lui non c’è. Il sin­daco Giu­liano Pisa­pia ha già preso la parola durante il con­si­glio comu­nale straor­di­na­rio con­vo­cato per l’occasione: “Piazza Fon­tana è il sim­bolo del nostro dolore ma anche del nostro riscatto”. Fra­telli d’Italia e Forza Ita­lia sono uscite dall’aula.

Ore 17,30 Da piazza San Babila parte il cor­teo diretto in piazza Fon­tana. Davanti a mille per­sone il segre­ta­rio gene­rale della Cgil Susanna Camusso: “Il paese avrebbe dav­vero diritto di sapere cosa è suc­cesso”. La sua pre­senza smorza una pole­mica: i fami­liari delle vit­time ave­vano cri­ti­cato la scelta del sin­da­cato di indire lo scio­pero pro­prio il 12 dicembre.

Oggi, ore 15 Parte un cor­teo da piazza XXIV Mag­gio. Sono cen­tri sociali, stu­denti, comi­tati, pezzi di movi­mento che ricor­dano la strage del 1969, “con­tro il fasci­smo di ieri e di oggi”. Pur­troppo non è una mani­fe­sta­zione rituale, è l’urgenza della cro­naca a segna­lare “il pro­blema”. La nuova destra di Mat­teo Sal­vini, i pre­sidi di Forza Nuova davanti alle scuole, i raduni rock dei neo nazi e Casa Pound che gua­da­gna spazi in provincia.

Lunedì, ore 21 Al Leon­ca­vallo serata per non dimen­ti­care l’assassinio di Pinelli e l’innocenza di Val­preda. Par­te­cipa Mau­ri­zio Landini.



Related Articles

Cosa vuol dire la parola genocidio

Loading

Il crescente ricorso generico al nome genocidio sta in proporzione inversa alla sua persecuzione là dove avviene: lo banalizza

Ma l’economia ucraina corre verso il crac, servono 27 miliardi

Loading

Il Pil si è contratto dell’8%, crollate la moneta e le riserve estere. I costi della guerra sono enormi

Satira operaia a processo

Loading

Pomigliano. Si decide la sorte dei 5 dipendenti Fca che avevano inscenato il suicidio di Marchionne. Peppe, Antonio, Maria: tutti e tre si sono tolti la vita per davvero. Secondo la Fiat c’è un danno all’immagine dell’azienda

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment