Terni, si torna in fabbrica. Ma lo sciopero continua

by redazione | 25 Novembre 2014 19:46

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Con­vo­cata all’indomani dell’annuncio di una pos­si­bile «rimo­du­la­zione delle forme di lotta» di quello che a oggi, con­si­de­rato il monte ore com­ples­sive, è uno scio­pero record (33 giorni con­ti­nua­tivi), l’assemblea dei metal­mec­ca­nici Cgil arriva il giorno dopo la deci­sione da parte delle Rsu azien­dali di un par­ziale rien­tro in fab­brica, al ter­mine di una set­ti­mana in cui non sono man­cate nem­meno le ten­sioni tra i lavo­ra­tori ai picchetti.

Nei giorni pre­ce­denti c’è stato chi ha chie­sto a mezzo stampa di indire un refe­ren­dum per rien­trare in fab­brica, chi ha con­vo­cato ai pic­chetti i lavo­ra­tori dis­si­denti che vogliono tor­nare al lavoro (rive­la­tisi poi solo poche decine di impie­gati) e chi sem­bra abbia comin­ciato una rac­colta di firme con lo stesso fine. Tutte ini­zia­tive a cui nes­suna sigla sin­da­cale pare diret­ta­mente legata, ma per alcuni ope­rai il fatto che nes­suno della Fim-Cisl abbia par­lato all’assemblea in cui si è deciso di pro­se­guire la lotta pur rive­den­done alcune moda­lità potrebbe rap­pre­sen­tare più di un segnale. «L’impressione — rac­conta al mani­fe­sto Ema­nuele, ope­raio Ast iscritto Fiom, è che qual­cuno stia lavo­rando sot­to­trac­cia per divi­dere i lavo­ra­tori. E gli attac­chi arri­vati alla nostra orga­niz­za­zione per un fatto ele­men­tare di demo­cra­zia come quello di discu­tere con i pro­pri iscritti rischiano di non essere solo un caso».

La Fiom di Terni è infatti salita sul banco degli impu­tati con l’accusa di voler divi­dere i lavo­ra­tori non appena è stata resa pub­blica la con­vo­ca­zione di una riu­nione alla pre­senza di Lan­dini. «Eppure domani (oggi, ndr) arri­verà a Terni il segre­ta­rio della Fim Cisl Ben­ti­vo­gli — afferma dal palco Michele Di Fabio, Rsu Fiom — a pap­pa­gallo rispetto a quanto fatto da noi, ma non ho sen­tito lo stesso coro di polemiche».

Il segre­ta­rio pro­vin­ciale dei metal­lur­gici Cgil, Clau­dio Cipolla apre l’assemblea dicendo che «la deci­sione delle Rsu Tk Ast di ope­rare una par­ziale ripresa del lavoro (entre­ranno in accia­ie­ria solo alcuni reparti e in orari deter­mi­nati) non è in nes­sun caso una smo­bi­li­ta­zione della lotta, dato che le por­ti­ne­rie reste­ranno bloc­cate e dalle accia­ie­rie con­ti­nuerà a non uscire nulla. Tut­ta­via — pro­se­gue Cipolla — ci sono ele­menti di novità rispetto al piano indu­striale pre­sen­tato all’inizio di cui non pos­siamo non tener conto».

La Thys­sen Krupp ha infatti riti­rato la pro­po­sta ini­ziale di met­tere a veri­fica bien­nale l’impianto di pro­du­zione a caldo, accet­tando di fis­sare una durata qua­drien­nale del piano indu­striale, ha sta­bi­lito in 1 milione di ton­nel­late il livello minimo di pro­du­zione (con­di­tio sine qua non per il man­te­ni­mento dei due forni) e ha stan­ziato inve­sti­menti per il sito. «Tutte cose che quando abbiamo ini­ziato la trat­ta­tiva non erano sul tavolo — dice nell’intervento con­clu­sivo Mau­ri­zio Lan­dini — e che ci sono arri­vate solo gra­zie a que­sta lotta. La media­zione del governo — con­ti­nua — è infatti fal­lita subito. Se fosse per loro noi avremmo dovuto accet­tare i licen­zia­menti l’8 otto­bre, una cosa che non mi era mai capi­tato di sen­tirmi dire da un governo».

La strada per l’accordo è ancora lunga e le aper­ture della mul­ti­na­zio­nale tede­sca sono solo timidi segnali, da appro­fon­dire in sede di trat­ta­tiva. L’appuntamento è al Mise, domani. «Una gior­nata che con tutto quello che si è costruito attorno a que­sta vicenda diventa cru­ciale — dice ancora Lan­dini — e alla quale arri­viamo dimo­strando ela­sti­cità. Saper modu­lare gli scio­peri signi­fica infatti dimo­strare all’azienda di poter cam­biare gioco in base all’andamento della ver­tenza, con la con­sa­pe­vo­lezza che c’è ancora molto da fare. E mer­co­ledì faremo le nostre proposte».

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