Spiega Francesca Puglisi, senatrice Pd, e prima firmataria della legge: «Quando il rapporto di affido familiare si protrae oltre i due anni, e il minore viene dichiarato adottabile, con la legge 1209 viene offerta la possibilità alla famiglia, o alla persona affidataria che ne faccia richiesta, se corrisponde al superiore interesse del minore, la possibilità di essere considerata in via preferenziale, ai fini dell’adozione stessa». Il senso profondo è quello di assicurare al bambino, dice Puglisi, “una continuità di affetti e di legami”. E basta andare sul sito di una famosa associazione “La gabbianella e altri animali”, fondata da Carla Forcolin, che da sempre si batte appunto per questa “continuità di affetti”, e leggere le storie di Micha, di Beatrice, di Marco, di Mathias, per rendersi conto cosa significa, per un bimbo di pochi anni o per un adolescente, essere “strappato” da quella che oggi considera la sua famiglia, dopo aver perso quella naturale e dopo essere passato per un istituto. Famiglia che però non ha i requisiti di legge per l’adozione, l’età ad esempio, o magari perché la mamma affidataria è single… Ma è lì però che quel bambino ha trovato il luogo giusto per crescere.
Single appunto. Persona affidataria. In Italia chi è “solo”, oggi può diventare genitore “a tempo” ma non adottivo. Un paradosso non da poco. «In realtà attraverso l’articolo 44 della legge attuale, ci sono già stati diversi casi di adozione ai single. Ma con un emendamento al testo attuale noi proporremo che non siano più casi speciali».
Le maglie si allargano dunque, anche se in sordina. Ed è un fatto che la legge 184 del 1983 sulle adozioni, fino ad ora considerata “intoccabile” stia lentamente cambiando. Se infatti una “persona affidataria” potrà adottare il minore di cui si è a lungo presa cura, come si farà a negare questo stesso principio per chi affronta il percorso dell’adozione nazionale e internazionale?
Siamo soltanto all’inizio e ci saranno mille ostacoli. Ma nell’ultimo anno una bambina è stata affidata dal tribunale ad una coppia gay, il tribunale di Roma ha riconosciuto ad una famiglia lesbica una “stepchild adoption”, e una mamma single ha potuto far riconoscere l’adozione della sua bambina avvenuta in America. Dice ancora Francesca Puglisi: «Sono partita dal presupposto che in situazioni già dolorose, come quella di un bambino che viene tolto alla sua famiglia naturale, la rigidità della legge non può creare altre sofferenze. Ho deciso di depositare questa legge quando mia figlia è tornata da scuola dicendomi che il suo amico Mattia era molto triste, perché non avrebbe più visto la sua sorellina in affido. Dopo anni che viveva con Mattia e i suoi genitori, la piccola è stata dichiarata adottabile e consegnata ad un’altra coppia, a lei sconosciuta. Allora ho deciso di agire».