Strasburgo vuole spaccare Google
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BRUXELLES L’Europarlamento chiede di ridimensionare la posizione dominante del colosso Usa della rete informatica Google imponendogli di separare il motore di ricerca dagli altri servizi commerciali. Una risoluzione, orientata a favorire maggiore concorrenza nel mercato digitale europeo, si è espressa in questo senso ed è stata approvata a Strasburgo a larga maggioranza (384 voti favorevoli, 174 contrari e 56 astensioni). Aumenta così la pressione sulla Commissione europea, che tramite il suo settore Antitrust ha in corso da quattro anni una indagine proprio sulla posizione dominante di Google, accusata di utilizzare lo spazio quasi monopolistico acquisito con il suo motore di ricerca per privilegiare alcuni servizi commerciali rispetto a quelli di concorrenti.
Gli eurodeputati hanno evidenziato che il mercato digitale dell’Ue potrebbe sviluppare altri 260 miliardi di euro all’anno, se si ripristinasse un maggiore livello di concorrenza su varie attività del settore. Per questo viene invitata la Commissione europea «a impedire qualsiasi abuso nella commercializzazione di servizi interconnessi da parte dei gestori dei motori di ricerca, prendendo in considerazione proposte volte a separare i motori di ricerca da altri servizi commerciali». Per garantire la neutralità della rete viene chiesto che il traffico su internet sia «trattato nello stesso modo, senza discriminazioni, restrizioni e interferenze». Nella telefonia mobile tra Paesi membri si esorta a «porre concretamente fine alle tariffe di roaming», mantenendo l’impegno già preso dalla Commissione europea, che una influente lobby di operatori del settore sta tentando di rallentare accentuando le divisioni tra i governi su come procedere nel business delle telecomunicazioni.
L’intervento dell’Europarlamento sulla posizione dominante di Google ha valore politico e non è formalmente vincolante. Ma i più ampi poteri co-decisionali assunti dagli eurodeputati in molti settori hanno generato una notevole capacità di indirizzo soprattutto negli argomenti di maggiore interesse dei cittadini e dei consumatori. «Noi vogliamo lanciare un segnale forte alla Commissione europea, ma anche a delle imprese americane come Google e alla fine ai cittadini», ha detto l’eurodeputato socialista belga Marc Tarabella.
I vertici di Google non hanno gradito l’esito del voto a Strasburgo sulla proposta di divisione tra il motore di ricerca e gli altri servizi. A caldo, dalla sede a Bruxelles del colosso Usa dell’informatica, non sono arrivati commenti ufficiali. Le autorità Usa hanno già manifestato l’intenzione di difendere Google, considerato un veicolo strategico anche per le attività informative di Washington.
La Commissione europea ha finora considerato insufficienti le concessioni proposte dai vertici del leader mondiale dei motori di ricerca per chiudere amichevolmente il procedimento Ue durante la gestione del commissario spagnolo Joaquin Almunia. Il suo successore a Bruxelles, la danese Margrethe Vestager, ha chiesto tempo per esaminare il dossier. Inoltre Germania e Francia hanno sollecitato la Commissione a riesaminare le regole di concorrenza per le multinazionali del digitale, verificando anche la tassazione bassissima ottenuta da questi colossi domiciliando loro società nei paradisi fiscali. I governi di Parigi e Berlino hanno chiesto al commissario responsabile dell’Economia digitale, il tedesco Günther Oettinger, di avviare una specifica consultazione «per controllare i comportamenti» dei vari Google, Apple, Amazon.
Ivo Caizzi
L’intervento dell’Europarlamento sulla posizione dominante di Google ha valore politico e non è formalmente vincolante. Ma i più ampi poteri co-decisionali assunti dagli eurodeputati in molti settori hanno generato una notevole capacità di indirizzo soprattutto negli argomenti di maggiore interesse dei cittadini e dei consumatori. «Noi vogliamo lanciare un segnale forte alla Commissione europea, ma anche a delle imprese americane come Google e alla fine ai cittadini», ha detto l’eurodeputato socialista belga Marc Tarabella.
I vertici di Google non hanno gradito l’esito del voto a Strasburgo sulla proposta di divisione tra il motore di ricerca e gli altri servizi. A caldo, dalla sede a Bruxelles del colosso Usa dell’informatica, non sono arrivati commenti ufficiali. Le autorità Usa hanno già manifestato l’intenzione di difendere Google, considerato un veicolo strategico anche per le attività informative di Washington.
La Commissione europea ha finora considerato insufficienti le concessioni proposte dai vertici del leader mondiale dei motori di ricerca per chiudere amichevolmente il procedimento Ue durante la gestione del commissario spagnolo Joaquin Almunia. Il suo successore a Bruxelles, la danese Margrethe Vestager, ha chiesto tempo per esaminare il dossier. Inoltre Germania e Francia hanno sollecitato la Commissione a riesaminare le regole di concorrenza per le multinazionali del digitale, verificando anche la tassazione bassissima ottenuta da questi colossi domiciliando loro società nei paradisi fiscali. I governi di Parigi e Berlino hanno chiesto al commissario responsabile dell’Economia digitale, il tedesco Günther Oettinger, di avviare una specifica consultazione «per controllare i comportamenti» dei vari Google, Apple, Amazon.
Ivo Caizzi
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Nei contratti, di solito, son quelle scritte in piccolo, in fondo al testo. E sono delle fregature. Nel caso della manovra del governo Monti, invece, era in bella mostra, ma sembra che non se ne sia accorto nessuno.
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