Il sindacato che piace a Beppe Grillo è quello di polizia
Beppe Grillo dimostra diffidenza verso le organizzazioni dei lavoratori ma non nasconde sensibilità per le ragioni dei sindacatini di polizia più corporativi. È successo ancora due giorni fa, quando dal blog Bep?pe?grillo?.it ha trovato il modo di affrontare le botte ai lavoratori dell’Ast di Terni prendendosela coi metalmeccanici e alludendo al fatto che la Fiom avrebbe contrapposto artificiosamente cittadini in divisa e cittadini in tuta blu allo scopo di gettare benzina sul fuoco della “guerra tra poveri”. «Chi ha organizzato il corteo non poteva non sapere che la deviazione del percorso non era consentita», premette una nota redazionale che introduce l’intervista a Igor Gelarda, della segreteria nazionale del sindacato di polizia Consap. «I sindacalisti della Fiom dovrebbero ben sapere che se cerchi di uscire dalla zona che ti è stata data entrerai in contatto con la polizia», tuona Gelarda dalla gettonatissima tribuna digitale del Movimento 5 stelle. Poche ore prima, un ipotetico stress test sul rapporto tra opinione pubblica e forze dell’ordine avrebbe segnato un altro punto di crisi: le agenzie battono la notizia delle assoluzioni in appello per la morte di Stefano Cucchi.
Il M5S non manca di solidarizzare con le forze di polizia: sui profili Fb dei parlamentari del cerchio magico si manifesta «rispetto» per la «sentenza Cucchi» e per il «dolore della famiglia». Tuttavia, pur esprimendo imbarazzo per le prese di posizione di «alcuni sindacalisti» Di Maio e gli altri grillini ribadiscono la linea: «Gli uomini in divisa hanno avuto e avranno sempre il nostro sostegno». Suscitando, si suppone, l’imbarazzo di deputati come Marco Scibona, che funge nei piani grillini da ufficiale di collegamento tra i 5 Stelle e i No Tav della Val Susa e che ha depositato un progetto di legge per il codice identificativo obbligatorio sulla divisa.
Qualche settimana prima, esponenti di sindacati di polizia sono la fonte primaria cui Grillo e i suoi si appigliano per diffondere e amplificare il supposto «allarme Ebola» causato dagli sbarchi dei migranti. In precedenza, i consiglieri municipali M5S di Roma votano un odg per chiedere che alle grandi manifestazioni venga impedito di passare per il centro della città. E in pochi sanno che quando Napolitano viene rieletto al Quirinale e Grillo chiama gli italiani a protestare davanti alla Camera, decide di spegnere la piazza sul nascere quando gli uomini della Digos spiegano ai suoi ragazzi che rischiano di non trovarsi davanti la platea di uno spettacolo di cabaret. «Non si preoccupi, li teniamo buoni noi», dice ai dirigenti di piazza Vito Crimi, calandosi il cappello da pompiere.
Il fatto è che i cortei servono anche e soprattutto a segnare un confine simbolico e materiale tra il «noi» e il «loro». Quel confine rompe lo schema principale della retorica pentastellata che vorrebbe i cittadini tutti, al di là di classi e blocchi sociali, uniti contro i «politici». È un’immagine impossibile da fagocitare dall’idrovora-Grillo. Già due anni or sono, quando i book-bloc degli studenti vengono pestati dalla polizia a Roma, Grillo invita all’unità i giovani precari e i robocop col manganello. Successivamente, non manca di dare spazio a esponenti del Sap (il sindacato di polizia che ha insultato la memoria di Cucchi). Un anno più tardi, a Torino, si verifica l’evento che marca l’identità di quello che la stampa chiama «movimento dei forconi».
È una scena che viene evocata per inverare l’insorgere di una comunità nazionale, interclassista e post-ideologica: le forze dell’ordine si tolgono i caschi tra gli applausi dei manifestanti. Soldati e poliziotti diventano, nell’inconscio profondo del paese che condivide slogan e filmati nei social network, l’alleato indispensabile contro la Casta che affama «gli italiani». Addirittura, uno dei leader della protesta chiede che il governo venga sostituito da una giunta militare. Grillo si accoda con disinvolta enfasi e scrive ai vertici di polizia, carabinieri ed esercito: «Gli italiani sono dalla vostra parte, unitevi a loro».
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