Sarkozy riconquista l’Ump, ma senza strafare

by redazione | 30 Novembre 2014 18:46

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Senza sor­presa, Nico­las Sar­kozy ha ricon­qui­stato la pre­si­denza dell’Ump, ma solo con il 64,5% dei voti, con­tro il gio­vane ambi­zioso e più calmo Bruno Le Maire (meno radi­cale, almeno sulle que­stioni sociali), che ha otte­nuto il 29,18% e l’ultraconservatore Hervé Mari­ton, fermo al 6,3%. Ha votato più della metà, oltre il 60% dei 269mila iscritti all’Ump. Ci sono stati pro­blemi: un «bug» infor­ma­tico, hanno spie­gato i diri­genti. Ma non dovrebbe ripe­tersi la con­fu­sione che ha fatto seguito al voto per la pre­si­denza del 2012, con lo scon­tro tra Jean-François Copé, che ha riven­di­cato la vit­to­ria, e Fra­nçois Fil­lon, che l’ha con­te­stata. Copé, eletto male, ha poi dovuto cedere il posto a un «diret­to­rio» tem­po­ra­neo, in seguito allo scan­dalo dei fondi neri della società Bygmalion.

Nico­las Sar­kozy vuole la rivin­cita sul 2012. È tor­nato in campo, per ripren­dere le redini del par­tito. Sognava un ple­bi­scito, con l’idea di poter evi­tare le pri­ma­rie del 2016 per la can­di­da­tura a destra alle ele­zioni pre­si­den­ziali. Ma il risul­tato è delu­dente. Inol­tre, dovrà fare i conti con gli sfi­danti per il 2017: gli ex primi mini­stri Alain Juppé, che ha per il momento il favore dei son­daggi, e Fra­nçois Fil­lon, deciso a pre­sen­tarsi a qua­lun­que costo (minac­ciando quindi un pos­si­bile bal­lot­tag­gio tra il can­di­dato socia­li­sta e Marine Le Pen). E resta l’incognita delle undici inchie­ste giu­di­zia­rie in corso che lo riguar­dano, che potreb­bero far crol­lare in volo lo slan­cio della riconquista.

Sar­kozy ha voluto comin­ciare la mar­cia della rivin­cita alla pre­si­denza dell’Ump. Nel 2004 aveva con­qui­stato que­sta carica con l’84% dei voti. L’idea dell’ex pre­si­dente è di avere le mani libere per cam­biare il par­tito: vuole rifon­darlo con un nuovo nome — forse Le Ras­sem­ble­ment — e tra­sfor­marlo in un comi­tato elet­to­rale per la ricon­qui­sta dell’Eliseo. Aveva pro­messo di «essere cam­biato». Ma nella breve cam­pa­gna del ritorno in campo, Sar­kozy non è riu­scito a con­vin­cere. Ha mostrato troppa improv­vi­sa­zione, poche idee. All’inizio ha cer­cato di occu­pare il cen­tro, ma Juppé lo ha fatto meglio di lui. Si è così pro­gres­si­va­mente spo­stato sem­pre più a destra: sul matri­mo­nio gay ha pro­messo di annul­lare la legge Tau­bira, per sosti­tuirla con un’unione spe­ci­fica per gli omo­ses­suali, sull’Europa ha ripreso i toni di David Came­ron con­tro l’immigrazione che «minac­cia il nostro modo di vivere», affer­mando che adot­terà la «sedia vuota» a Bru­xel­les se non verrà rine­go­ziato Schen­gen. Ha accu­sato la Com­mis­sione di «avere troppe com­pe­tenze» e ha spie­gato che oggi la Fran­cia rischia di essere messa sotto tutela a causa di Hol­lande, il suo rivale del 2012 su cui cerca la rivin­cita, «un dilet­tante», «perso», «suo­nato», «senza stra­te­gia». In pri­vato, aggre­di­sce ver­bal­mente i suoi rivali a destra, a comin­ciare da Juppé, «che mi fa sem­brare gio­vane» (ci sono più di dieci anni di dif­fe­renza tra i due). Ma, al di là del voto degli iscritti all’Ump, l’opinione pub­blica fran­cese al 59% dà un giu­di­zio nega­tivo su Sarkozy.

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