by redazione | 29 Novembre 2014 9:18
Ogni tanto qualche visitatore della mostra “Psichiatria – un viaggio senza ritorno”, messo di fronte all’infinito elenco di errori ed orrori che costellano il percorso di questa disciplina, non crede ai propri occhi. “E’ roba passata” ci dice, “i manicomi non esistono più, non si fa più l’elettroshock, la lobotomia ecc.” Purtroppo le cose non stanno così, né s’intravedono cambiamenti all’orizzonte, perché violenza e abuso sono la conseguenza diretta e inevitabile del presupposto filosofico alla base della psichiatria.
Scorriamo le pagine di cronaca. Nel solo mese di novembre, solo in Italia, troviamo un ragazzo autistico legato al letto di contenzione dalla sua psichiatra per 14 ore al giorno per 5 mesi (fonte: corriere.it – Bergamo), un paziente psichiatrico morto suicida all’ospedale di Monza (fonte: ilgiorno.it) e uno psichiatra condannato a 8 anni per violenza sessuale sui pazienti (fonte: ilgiorno.it – Lodi).
Ma questa è solo la punta dell’iceberg. Secondo il sito www.psych-crimes.org[1], “gli psichiatri rappresentano solo il 6% di tutti i dottori, ma sono colpevoli di un terzo degli abusi sessuali compiuti da medici a danno dei loro pazienti. La percentuale di abusi sessuali da parte di psichiatri, inoltre, è trentasette volte più alta della media. Gli stessi psichiatri riferiscono che il 65% dei loro pazienti dice loro di essere stata abusata dallo psichiatra precedente.” I ginecologi, a confronto, sono dei dilettanti!
La “Ohio alliance to end sexual abuse” (OAESV) riferisce sul suo sito che gli episodi di violenza sessuale da parte di dottori sono più che triplicati dal 1989 al 1996. In cima alla classifica ci sono neuropsichiatri infantili e psichiatri (in questo caso, condividono il primato con i ginecologi).
L’ufficio TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio) del Comune di Milano registra circa mille TSO all’anno. Aggiungiamo i trattamenti cosiddetti ‘volontari’ ma, in realtà, fatti sotto minaccia di TSO, e quelli magari non denunciati al Comune, e facilmente raddoppiamo la cifra. Se proiettiamo questa cifra a livello nazionale otteniamo circa 50mila persone che ogni anno vengono legate come salami, immobilizzate al letto di contenzione e sedate con dosi da cavallo contro la loro volontà.
La storia della psichiatria è costellata di violenza e tortura, spacciate come terapia senza alcuna prova scientifica di supporto. Castrazioni e shock elettrici ai genitali per curare masturbazione e omosessualità, bagni ghiacciati, isterectomie (per curare l’isteria), shock insulinici, lobotomia, macchine di tortura ecc.
Recentemente, per dare all’elettroshock una parvenza di medicina, l’hanno ribattezzato TEC (Terapia Elettroconvulsivante). Rispetto al vecchio elettroshock, la TEC viene praticata sotto anestesia e previa assunzione di un farmaco miorilassante per evitare dolore e rottura di ossa e denti, ma la sostanza non cambia: 400 joule di energia sparati nel cervello del malcapitato equivalgono a qualche pugno di Mike Tyson (e infatti producono lo stesso effetto – intontimento, tipico del pugile suonato, e perdita di memoria).
Come per magia, uno strumento di tortura e di punizione (ricordate “Qualcuno volò sul nido del cuculo”?) viene riciclato come dispositivo terapeutico. Gli stessi paladini della scossa elettrica non sanno spiegarne il funzionamento, ma questo non ha impedito all’élite psichiatrica d’insorgere per evitarne la messa al bando. TEC e psicochirurgia sono tuttora inclusi tra le prestazioni medico-chirurgiche (con psicochirurgia s’intendono quegli interventi di chirurgia cranica, come la lobotomia, attuata non a fine neurologico, bensì per intervenire sulla psiche del soggetto – come nel ”Cuculo”) . Fonte: http://it.scribd.com[2]
In maniera singolare, la storia della psichiatria coincide con la storia dei suoi fallimenti. Quando l’evidenza dei fatti è così abbondante da non poter più essere negata, la cura in voga viene abbandonata e ne nasce una nuova, dall’apparenza più umana, che tuttavia ne mantiene le caratteristiche essenziali: natura violenta e nessuna prova scientifica.
E’ il caso dei farmaci neurolettici (o antipsicotici – detti anche “camicia di forza chimica”) – i farmaci più potenti dell’intero arsenale psicofarmaceutico. Normalmente non dovrebbero essere assunti per più di tre settimane ma, stando alle segnalazioni che riceviamo, questo limite viene bellamente superato – anche di molto. “Certamente calmano – con dosaggi opportuni – qualsiasi individuo” sostiene il Dr Roberto Cestari ma, continua, “vari osservatori hanno fatto notare come le cure prolungate con questi farmaci producono effetti irreversibili che fanno assomigliare questi pazienti a quelli che hanno subito decine di elettroshock o la lobotomia. In effetti con gli antipsicotici opportunamente usati è possibile ottenere una lobotomia chimica: i danni cerebrali, a lungo andare, diventano irreversibili. Quando osserviamo qualcuno ritenuto matto e notiamo quell’espressione vuota e inebetita, la lingua in fuori, i peli e i chili di troppo e la mancanza di qualche dente, non stiamo osservando i segni della ‘malattia’: stiamo solo vedendo quello che fanno questi farmaci su un essere umano. Avrebbero su di noi il medesimo effetto”.
Queste violenze e questi abusi, come detto, non sono incidenti di percorso: sono il percorso stesso. Lo psichiatra emette diagnosi in base a pensieri o comportamenti dei suoi pazienti. Pensieri e comportamenti, però, sono manifestazioni del carattere umano e, a differenza di quanto accade nelle altre branche della medicina, non sono soggetti a valutazioni oggettive. Il potere di fare a un paziente cose contro la sua volontà deriva dall’idea che lo psichiatra abbia un metro di giudizio oggettivo per stabilire quando la persona sia bisognosa di cure urgenti ma troppo insana per rendersene conto. Questo metro oggettivo, purtroppo, non esiste.
Il ripristino dei diritti umani nel campo della salute mentale passa attraverso una riforma generale che ammetta la non scientificità (e conseguente soggettività e opinabilità) delle diagnosi psichiatriche e riclassifichi conseguentemente la psichiatria – non più branca di un sapere medico scientifico, ma disciplina afferente le conoscenze umanistiche (come psicologia, meditazione, yoga ecc). In questo modo le persone desiderose di cure psichiatriche sarebbero libere di ricorrervi, ma nessuno potrebbe più subirle contro la propria volontà.
Alberto Brugnettini, fisico
CCDU onlus
www.ccdu.org[3]
Source URL: https://www.dirittiglobali.it/2014/11/psichiatria-abuso-violenza-storia-infinita/
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